Cari amici/compagni,
la legge maggioritaria con elezione diretta del presidente ci obbliga ad una faticosa corsa per costruire accordi elettorali preventivi con potenziali alleati ai quali, obiettivamente, conferiamo poteri di veto del tutto inconcepibili e ci impedisce o ci condiziona nello sviluppo di una nostra inziativa a 360 gradi nei confronti dell’elettorato tutto. E’una fatica enorme che sottrae lavoro ed impegno alla nostra elaborazione programmatica ed alla costruzione del nostro profilo di forza di governo. Non è in discussione, certo, l’esigenza di costruire una convergenza politica e programmatica la più ampia possibile fra forze che si riconoscono in un perimetro di centro sinistra allargato. Tutto questo è giusto e necessario farlo ma è anche necessario che tali forze si sottopongano al giudizio degli elettori con il loro profilo assumendosi pienamente la responsabilità delle loro posizioni in una campagna elettorale nella quale ci sia anche una leale competizione fra posizioni ed idee diverse nell’ambito della stessa area di centro sinistra e nella piena autonomia per ciascuna forza. Tutto ciò non è possibile farlo con le attuali regole elettorali; solo una legge proporzionale con elezione indiretta del presidente e con sfiducia costruttiva che dia stabilità alla giunta è possibile realizzare una tale prospettiva. Questa è l’unica che ci consentirebbe di fare una battaglia politica ed elettorale in piena autonomia all’indomani della quale si costruisca una coalizione di governo basata su un PROGRAMMA che è frutto di “mediazioni” fra forze politiche, le cui differenze possono anche essere irriducibili e restare tali, ma, tuttavia, confluenti in un accordo programmatico. In iLguria avremmo vinto le lezioni e Orlando sarebbe presidente se si fosse votato con queste regole perchè nessuno avrebbe potuto impedire all’uno o all’altro soggetto di competere in modo autonomo e non credo che ci sarebbero stati ostacoli insormontabili alla formazione di un programma ed una coalizione, dopo un voto che avesse assegnato alla sinistra, nella sua accezione più vasta, la vittoria elettorale. Avviare questa riflessione e renderla esplicita e pubblica è anche un modo per riconsiderare autocriticamente tutta la fase politica che è alle nostre spalle, dall’ulivismo al PD, che mi sembra abbia esaurito la sua spinta innovativa così come apparve nel 2007.
Oggi registriamo una caduta verticale di spirito democratico, un astensionismo pauroso(ricordiamoci anche dell’ Emilia al di sotto del 40%),un proliferare patologico di liste personali, un personalismo esasperato che sono il frutto maturo di quella stagione il cui risvolto sta nella perdita di ruolo dei Partiti, privati anche del finanziamento pubblico (Decreto Letta 2013). La destra dà una sua risposta a questa crisi con il progetto Meloni. Noi abbiamo il dovere di costruire una nostra prospettiva di SISTEMA e di lavorare nella società per farla avanzare. I tempi sono maturi, non ci perdiamo nella divisione fra chi vuole Renzi e chi vuole Conte; probabilmente servono entrambi ma questo va visto in un quadro molto più allargato che sia il disegno del Paese che vogliamo.
Un caro saluto
Arturo Marzano