” Di Gerardo Chiaromonte i miei personali, vivissimi ricordi hanno essenzialmente un carattere aneddotico (non mi sentirei in grado di fare riflessioni più compiute) e prendono le mosse da eventi lontani, e cioè dalle riunioni del Comitato Centrale della FGCI, che lui aveva cominciato a seguire nella seconda metà degli anni ‘70, incaricato dalla segreteria del partito per monitorare eventuali, temute intemperanze giovanili. In realtà le nostre erano solo interminabili, arzigogolate sbrodolate verbali che Gerardo ascoltava con attenzione e pazienza, riservandoci tuttalpiù qualche bacchettata ironica, nelle canoniche conclusioni. Le prime volte che lo ascoltammo, privo com’era del fascino ieratico di Ingrao o dei trascorsi eroici di Pajetta, io e il mio amico fraterno Umberto ( Minopoli ndr ), gli affibbiammo una piccola storpiatura del nome: cominciammo a chiamarlo – tra di noi – Chiaro-Ovvio. Eravamo ragazzi impazienti – peraltro napoletani, sfottenti e irridenti – e manifestavamo così una piccola insofferenza verso il suo modo di parlare: didascalico, semplice, fatto di esempi concreti e sillogismi inappellabili. Molto presto capimmo che quelle sue “ovvietà” sintetizzavano un pensiero profondo e strutturato, ma laico, non dogmatico, sempre aperto al confronto schietto e paritario. Mai – neppure quando, in quegli anni lontani, veniva da “adulto” a insegnare a noi giovani a stare al mondo e a fare più politica e meno chiacchiere – Chiaromonte si impalcava con l’aria di chi impartisce un qualche Verbo assoluto, che non fosse esposto alla controprova dei fatti. E in questo si avvertiva la differenza con altri maestri solenni e distanti: segno, forse, del fatto che la realtà giovanile e femminil/femminista, con Franca e Silvia, gli presentava i conti ogni giorno a casa, con tutto il carico di novità di quegli anni tormentati…”
Claudio Velardi
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DALL’ARCHIVIO FOTOGRAFICO INFINITIMONDI-MARIO RICCIO
1978. Napoli. XXI Congresso Provinciale della FGCI napoletana