Nei giorni scorsi la Repubblica ha pubblicato una lettera dell’on. Pina Picierno, autorevole esponente del PD e Vice Presidente del Parlamento Europeo. Nello sviluppo del suo ragionamento incentrato sul tema di come sostenere Kiev, la Vice Presidente riprende, in tutt’altro contesto, una discussione di un po’ di anni fa di Altiero Spinelli con il Segretario dell’allora FGCI Pietro Folena. Riportiamo la sua lettera e la risposta di Pietro Folena: una sorta di de te fabula narratur delle contraddizioni insite nell’idea che si possa rilanciare il PD a sinistra senza fare i conti con i punti deboli della sua visione internazionale e, della sua stessa visione europea e di politica economica e fiscale, come abbiamo riflettuto pochi giorni fa ( https://www.infinitimondi.eu/2024/09/18/ma-davvero-la-via-di-draghi-e-quella-buona-per-leuropa-il-pd-senza-visione-critica-e-un-campo-piu-smarrito-che-largo-di-gianfranco-nappi/ ) , e come anche questa discussione mette ben in evidenza.
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LA RISPOSTA DI PIETRO FOLENA
L’on.Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo, a sostegno delle sue tesi circa la legittimità di interventi militari con armamenti forniti dall’Europa e dal nostro Paese sul territorio russo, a difesa dell’Ucraina, non resiste alla tentazione di chiamare in causa Altiero Spinelli e una polemica che ebbe con chi scrive -allora segretario nazionale della FGCI- nel 1986. Sarei io, in questa rappresentazione polemica di Picierno, per citare Spinelli, portavoce delle stesse “cianfrusaglie pacifiste” che manifesta oggi chi si oppone all’escalation della guerra in quell’area (e in altre aree).
Nel 1986 il Presidente degli USA Ronald Reagan ordinò un bombardamento sulla Libia, in risposta ad un attentato in una discoteca di Berlino in cui avevano perso la vita una ragazza turca e due militari statunitensi. Il bombardamento americano fece 60 vittime, e accentuò una grave crisi con la Libia, con rischi di guerra nel Mediterraneo. Insieme a Pietro Ingrao, all’Università di Roma, tenemmo una grande manifestazione contro la guerra, criticando anche chi, come Spinelli, aveva difeso quell’azione. Spinelli, che aveva un linguaggio sferzante, spostò l’attenzione nella risposta polemica con me sulla necessità che l’Europa unita avesse uno strumento militare (cosa che ho sempre condiviso). Ma in quel caso Spinelli si sbagliava. Il tema era un altro quello del conflitto Libia-USA che rischiava di trascinare anche l’Europa, e prima di tutto l’Italia nella quale già operavano da anni interessi economici della Libia molto importanti (e sicuramente non graditi oltre Atlantico). Difendevamo l’Europa, con quelle “cianfrusaglie pacifiste”, e il Mediterraneo, e la necessità di una relazione amichevole fra i diversi paesi di questo grande mare. Poi si è visto, anni dopo queste polemiche, il prezzo pagato per la decisione occidentale di abbattere il regime di Mu’ammar Gheddafi. La Libia versa ancora in condizioni disperate, nelle mani di trafficanti di esseri umani, di droga, di petrolio. Succede questo quando ci si nutre di troppo midollo di leone, per citare ancora Spinelli, e la forza militare diventa sovrastante rispetto alla forza (o alla debolezza) politica.
Non è quanto oggi succede nei principali teatri di guerra, a partire da quello ucraino-russo? Il nanismo politico delle leadership globali, e prima di tutto di quelle democratiche, ha fatto sì che a fronte dell’aggressione feroce di Vladimir Putin all’Ucraina – e della persecuzione di tutti i suoi oppositori in Russia -, e della giusta resistenza a quest’aggressione da parte del popolo ucraino, sia stata coltivata l’insensata idea di una possibile soluzione militare al conflitto. L’escalation in corso, alla quale i grandi produttori di armi guardano con simpatia – i loro profitti crescono a dismisura – porta quell’area, e l’intera Europa sull’orlo del baratro nucleare. Oggi ci vuole la forza politica, non quella militare, per disegnare le condizioni di una tregua, di una pace, della ricostruzione di un’Ucraina indipendente e libera, e di una convivenza, e per offrire alla Russia del futuro una sponda europea e democratica. Né la Germania, né la Francia, né l’Unione Europea oggi purtroppo hanno questa forza. E questa fragilità nel Medio Oriente è ancora più clamorosa.
Il tema, alla fine, è proprio il cuore del pensiero di Altiero Spinelli. Se l’Europa non avrà una forza politica autonoma -una sua capacità di dialogo con tutti – assisterà passivamente al crescere dei conflitti fino, forse, ad un nuovo terribile conflitto globale.
Pietro Folena