La guerra in Ucraina sembra entrare in una nuova fase segnata dalla scomparsa di ogni tentativo di intraprendere un percorso di tregua e di avvio di trattative. Da varie parti si spinge verso una escalation ulteriore attraverso l’utilizzo di armi occidentali per colpire obiettivi in profondità nel territorio Russo. Si insiste da parte del Governo ucraino nella richiesta a Biden di autorizzare i missili USA contro obiettivi della Russia profonda. I vertici della Ue si sono distinti in modo particolare in questa discussione con una postura particolarmente spinta in questa direzione, escludendo ogni altra ipotesi di iniziativa politica e diplomatica. Bisogna dare atto al Ministro degli Esteri Tajani e al Ministro della Difesa Crosetto che fin dai primi giorni in cui questo dibattito veniva avanti in sede europea hanno subito dichiarato che “il sostegno finanziario e militare all’Ucraina continuerà da parte dell’Italia ma che le armi italiane non possono essere utilizzate in territorio Russo perché l’Italia NON è in GUERRA con la RUSSIA”. Sarebbe stato opportuno che su una questione così delicata si fosse pronunciata in modo ufficiale la segreteria del PD, ma non è avvenuto. Ci sono state invece prese di posizione di alcuni esponenti di esso che di fatto hanno sostenuto la legittimità, l’opportunità e la necessità di colpire con armi italiane il territorio russo. Lo ha fatto Guerini il 31 agosto con una intervista al Riformista in cui ha detto che” rimettere in discussione questo caveat(di armi solo difensive) significa consentire(all’Ucraina) di difendere le proprie città”. Qualche giorno dopo sempre sul Riformista è apparsa un’altra intervista, questa volta a Nicola Latorre, il quale ha dichiarato ”che i singoli Paesi non potranno non autorizzare l’utilizzo delle loro armi per neutralizzare i bombardamenti sulle città ucraine”.
Poi è intervenuto sull’argomento anche il parlamentare europeo Giorgio Gori sostenendo la stessa tesi perché “bisogna difendersi prima che i missili russi piovano sulle città ucraine” .Nei giorni scorsi l’Alto Rappresentante per la politica estera Ue Borrel (Rappresentante intergovernativo, perché la politica estera è per il Trattato competenza degli Stati Nazionali!) esprimeva tutto il suo disappunto e, in polemica con il Ministro Tajani, si chiedeva” se io fermo il sostegno militare che succede?”. Ma non si faceva la domanda a cui pure prima o poi bisognerà rispondere : ma tutte le armi per centinaia di miliardi che abbiamo inviato in Ucraina sono servite, come si diceva, ad avvicinare la trattativa di pace o, al contrario, la progressiva escalation ha ulteriormente aggravato il conflitto? . Ed ancora, non è forse giunto il momento di ammettere che la strada che la UE ha intrapreso, nel febbraio ’22, di armare l’Ucraina piuttosto che puntare su un ruolo di MEDIAZIONE ATTIVA fra le parti, pur condannando duramente l’invasione russa dell’Ucraina, rischia di portarci in un vicolo cieco?


E’ del tutto ovvio che l’Ucraina ha piena e sovrana libertà di decidere la conduzione della guerra, così come è libera, in modo legittimo, di colpire obiettivi russi anche in profondità. Tuttavia va sempre tenuto conto, come ormai è ampiamente dimostrato, che ogni superamento di “linee rosse” non è mai senza conseguenze perché una linea rossa non è mai a senso unico e di ciò bisogna tenere debito conto soprattutto perché le armi in grado di colpire la Russia non sono armi di produzione nazionale. Il problema dunque riguarda i Paesi fornitori di questi missili di attacco. Può l’Italia consentire l’uso delle sue armi in territorio russo come ritengono Guerini, Latorre, Gori, per parlare dei soli uomini del PD, sia sul piano politico che giuridico? L’invio di armi in ucraina da parte dei nostri Governi in carica dal 2022 è stato autorizzato con vari decreti, forse nove, adottati in DEROGA alla legge 185/90 che, non va dimenticato, assume il principio costituzionale di “rifiuto della guerra come metodo di risoluzione dei conflitti internazionali” e che all’art.6(a) vieta espressamente l’invio di armi a Paesi in guerra anche se fa riferimento all’art.51 della Carta ONU(diritto all’autodifesa). Già qui c’è un primo punto di criticità. Un decreto si adotta quando c’è “una necessità ed urgenza”, ma la reiterazione di questi decreti esprime qualche cosa di diverso dalla risposta ad una emergenza. Il che pone dei problemi anche sul piano giuridico pur tenendo conto del riferimento all’art.51 della Carta ONU. Rispetto a questo ordine di questioni la proposta di consentire l’uso di armi italiane sul territorio russo va molto al di là dei limiti fissati nella legge 185, perché si configura come un atto elevato di cobelligeranza nei confronti di uno Stato sovrano da parte del Nostro Governo. In questo caso l’uso di armi italiane contro la Russia non può non ricadere sotto la procedura dell’art.78 della nostra Costituzione con tutte le implicazioni enormi che la cosa comporterebbe per la nostra democrazia. Aggiungo che una situazione simile è quella della Germania che, per ovvie ragioni storico politiche, ha una Costituzione simile alla nostra; da qui le grandi difficoltà che incontra il Governo Federale nel consentire gli attacchi in territorio russo ancor più aggravate dal voto in Turingia e in Sassonia e dalla caduta verticale della SPD. Cosa accadrebbe se tutti i Paesi Europei consentissero l’uso delle loro armi contro la Russia? Non si può non rispondere a questa domanda perché essa è cruciale per il destino dei popoli europei.


A questa complessa situazione non è estranea la discussione che pure ha preso corpo in questi giorni sulla istituzione di un Commissario alla Difesa Europea e sulla formazione di un esercito europeo. L’avvio è stato dato da Von der Leyen e in Italia da Guerini e Latorre; in altri Paesi EU la cosa non ha avuto alcun rilievo. Il fatto è che tale proposta fu già respinta dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel in quanto la sua realizzazione comporta la modifica, con voto unanime, del Trattato di funzionamento della UE in base al quale la Difesa e la Politica estera sono competenza degli Stati Nazionali. Una cessione di sovranità su questo terreno è una cosa estremamente impegnativa e densa di incognite perché significa sottrarre ai Parlamenti Nazionali democraticamente eletti la decisione sulla scelta della Guerra o della Pace. Uno stravolgimento della nostra Costituzione che non sarebbe giustificato dal punto dell’art. 11 laddove si fa riferimento alla possibile cessione di sovranità. Da qui anche le difficoltà di arrivare alla formazione di un esercito europeo. In quale progetto politico si inserisce una scelta di questo tipo? Quale tipo di Europa immaginiamo per il futuro? La BUSSOLA STRATEGICA per i prossimi anni proposta e decisa dall’attuale dirigenza EU risente molto della attuale congiuntura di guerra. Ma possiamo noi pensare ad un orientamento strategico che collochi la EU in rotta di collisione storica con la Russia svoltando di 180 gradi tutta la Storia del dopoguerra, pur segnato da una difficile guerra fredda fra Occidente e mondo sovietico e comunista?.
Occorrono riflessioni e discussioni molto approfondite su questi argomenti. La sinistra dovrebbe ricominciare a pensare in grande, le posizioni che ha di recente assunto Borrel sulle armi di attacco andrebbero verificate in seno al PSE; lo stesso Governo Spagnolo, diretto dai socialisti, ha preso le distanze da questa prospettiva. Sarebbe importante che la sinistra europea recuperasse una sua vitalità ed influenza sull’attuale dirigenza UE. Un contributo importante dovremmo darlo noi sinistra italiana nelle sue varie componenti, a partire dagli eredi della sinistra storica, perché siamo la forza che meglio ha retto nella tempesta politica che in Europa ha devastato il socialismo democratico, in primo luogo la SPD, e poi perché siamo eredi di una grande tradizione di politica estera che va da Berlinguer a Brandt a Olaf Palme.
Arturo Marzano

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L’INTERVENTO DI GIANFRANCO NAPPI

https://www.infinitimondi.eu/2024/09/03/ma-davvero-ci-possiamo-accontentare-dello-stato-dellarte-a-sinistra-schlein-avs-campo-largo-con-quel-che-accade-in-europa-e-nel-mondo-illusioni-di-gianfranco-nappi/

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