Nando Morra ha pubblicato su la Repubblica Napoli di lunedì 18 agosto un articolo molto bello su quel passaggio che segnò in qualche modo tutta la storia della città e sul ruolo che in quella vicenda ebbero sindacati e partiti e che per il PCI in particolare rappresentò un momento di grande intensità di sintonia con la città profonda.

Lo trovate di seguito.

Prima potete vedere due foto originali, dall’Archivio Mario Riccio-Infinitimondi, che peraltro correderanno, insieme a tantissime altre, lo Speciale in allestimento dedicato a Gerardo Chiaromonte, il 36/2024, in uscita a settembre.

E’ la storica sede della Federazione Provinciale del PCI di Via dei Fiorentini a Napoli. Gremita per l’Attivo straordinario dei militanti sulle due emergenze del momento: Colera e Golpe in Cile.

Sì, questo succedeva allora, si discuteva dei problemi più vicini, immediati e di quelli più generali, del mondo e su entrambi si ci poneva il tema del che fare, del come agire, fare, costruire prospettiva nuova.

Dice: Altri tempi quelli….

E chi può contestarlo.

E però dove sta scritto che dovremmo accettare questa politica di oggi così rimpicciolita, avvitata su se’ stessa e su una pura dimensione di un potere sempre più vuoto, e non riaprire una ricerca per un’altra politica? Dove sta scritto che questo non è possibile? E anche se non fosse possibile, non è cercandola questa altra politica che solo riusciremmo a dare il meglio di noi per e con la società che vogliamo rappresentare e con cui vogliamo lottare?

Il racconto di Nando Morra e le immagini di questa folla, di questo popolo che si riunisce per discutere di una grande emergenza sociale e sanitaria e di una grande emergenza democratica internazionale possono aiutarci a riflettere su un elemento di fondo: se è stato possibile in passato, perché non dovrebbe esserlo di nuovo nelle forme più inedite?

da sinistra Gerardo Chiaromonte al podio, Abdon Alinovi, Andrea Geremicca, Aniello Borrelli, Geppino D’Alò, Eugenio Donise

COLERA ’73 —  RACCONTO  TRA  CRONACA E STORIA DEL SINDACATO A NAPOLI

Non propongo un “Amarcord “ sul “Colera 1973 “. Scrivo per tre ragioni  certo  che “Repubblica” ha nel DNA la sensibilità culturale e sociale per riconsiderare la storia connessa al presente.

La prima,fondamentale, per testimoniare e indurre una riflessione sulla storia del Sindacato Unitario  CGIL,CISL,UIL a Napoli e in Campania e sulla non adeguata rappresentazione dell’azione  culturale,sociale e politica sul territorio e per il Mezzogiorno e anche per l’unità sindacale .

Lo scrive Giuseppe Galasso  nella monumentale opera “ Lavoratori a Napoli dall’Unità d’Italia al secondo dopoguerra “   (ed . progetto Museale) ,a cura di CGIL,CISL e UIL : “ Le lotte sindacali napoletane sono state assai spesso in primo piano nella azione sindacale a livello nazionale,apportando anche un contributo rilevante di idee e obiettivi per lo sviluppo del Mezzogiorno . Come tale il sindacalismo napoletano non ha ricevuto finora tutta la attenzione storiografica che merita . Bisogna riconoscere che una vera e propria immissione della problematica storico-sindacale in quella più generale della storia cittadina non c’è stata in modo adeguato alla realtà “.

Analoghe considerazioni esprime  Valerio Castronuovo , “ storico della industria “.

La seconda ,è nel segno di Francesco De Martino . Sostiene : “ Una società che ignora il passato e la propria storia oscura il proprio futuro “ . Scrive nella prefazione a “Il riscatto “ di Matteo Cosenza ( La Camera del Lavoro a Napoli,1894-1994) : “ La storia della organizzazione sindacale a Napoli ,dalle sue origini ai nostri giorni ,è intrecciata con la storia economica,sociale e politica della città .Rievocazioni e ricordi servono anche per la ripresa e il rilancio del Sindacato senza del quale il futuro del mondo del lavoro è senza speranza “ .  Una riflessione di stringente attualità in tempi   di oscurantismo culturale e politico , che impegnano il Sindacato sui temi cruciali della Autonomia Differenziata ,dello sviluppo,dei diritti dentro e fuori i luoghi di lavoro.

La terza ,per delineare il ruolo e la capacità di governo del Sindacato Unitario in una fase “storica” e drammatica quale l’esplosione del colera a Napoli nell’agosto 1973  . Il “male oscuro” per dirla con Berto, costituì non solo una emergenza sanitaria che calava su una città attanagliata da una crisi economica ,sociale e politica profonda e grave  ma anche assediata dalla azione strumentale del MSI di Almirante configurando una reale “emergenza democratica” . Erano anche i tempi della “rivolta” di Reggio Calabria con il “boia chi molla” di  Ciccio Franco del MSI e del tentativo sventato di colpo di Stato di Junio Valerio Borghese . Tante le notti in altre case per i dirigenti della CGIL.

Negli anni ’70 Napoli e la Campania costituivano il “ laboratorio nazionale “ della unità sindacale. La” forza motrice” ,i gruppi dirigenti con Vignola, Lombardi,Cozzolino,Ferrante ,Ridi ,Pumpo per la CGIL ; Rimesso,Ciriaco ,Viscardi e Guardabascio  per la Cisl ; Mattina,Esposito , Alesio per la UIL .Il retroterra ,anni di intenso e sofferto impegno culturale e  politico per costruire l’unità. Che non fu soltanto di azione e di lotta ma culturale,strategica ,politica .Due soli esempi : nel 1971 ,per la prima volta dal 1948 e primi in Italia, si celebra a Napoli , il Primo Maggio unitario ; la “piattaforma programmatica unitaria per lo sviluppo della Campania “ presentata al CRPE ,presidente Vittorio Cascetta .Una “ lezione “di autonomia politica del Sindacato rispetto ai partiti,dalla DC al PCI,al PSI,al PRI,sintesi del contributo dell’Università,del mondo culturale,di economisti e urbanisti .L’unità fu la forza vera che consentì di fronteggiare e governare insieme l’emergenza “Colera” e la enorme tensione sociale e politica che soffocava la città alle prese con il dramma del lavoro che non c’era , i cortei dei disoccupati ,l’attacco della destra . Si aprirono fronti paralleli .

Da un lato,la lotta politica aspra tra il  PCI in primo luogo,la DC e il PSI per ridimensionare il potere e la forza della DC a Napoli e nella regione ma anche la intelligenza politica della necessità di uno “spartiacque democratico “ tra i partiti  “ costituzionali “ per fronteggiare la destra che puntava alla disarticolazione sociale .Una sorta di  “task force  “ non dichiarata ma di “governo” di Partiti che anche nelle diversità ,avevano comune sentire pubblico e erano forti , attivi e radicati in ogni quartiere. Non c’era il SSN con le  ASL ; c’erano l’INAM e qualche Mutua aziendale .

Le  “Sezioni” furono centri di mobilitazione  e organizzazione . Con medici e paramedici di “appartenenza” venivano definiti i tempi delle vaccinazioni, date informazioni sui familiari ricoverati  oltre che dosi di solidarietà e di fiducia.C’era un governo reale fatto di uomini e donne in carne e ossa diffuso sul territorio . I dirigenti politici più  noti erano in prima linea : Alinovi,Bassolino,Geremicca,Valenzi,Napolitano,Chiaromonte per il PCI ;Gava,Pomicino,Scotti,Amato ,Armato , Grippo, per la DC ; De Martino,Lezzi,Buccico,Antonio Caldoro,Laviano ,D’Amato per il PSI ; Galasso ,Caria e gli altri dei partiti “minori “.

Senza confini l’impegno dei “capisaldi” territoriali soprattutto del PCI, nei quartieri operai e popolari : Sandomenico , Cennamo ,Borrelli ,Langella a Ponticelli-Barra-S:Giovanni a Teduccio ; Kemali Rascid alla Sanità ,Imbriaco a Secondigliano,Iossa alla Pignasecca,D’Auria e Valenza a Casavatore-Arzano; Conte e Di Roberto a Pozzuoli ; Saul Cosenza a Castellammare di Stabia ,Correra e gli altri  nel Nolano ; il “nucleo di acciaio “ della Sezione PCI – Italsider per Bagnoli – Fuorigrotta .

Il Sindacato  assunse un decisivo compito di governo  non solo nello specifico della lotta contro l’epidemia ma soprattutto,in rapporto alla agibilità democratica della Città e delle stesse prospettive di sviluppo e di lavoro e anche per un nuovo “quadro” politico.  Nelle fabbriche in particolare, c’era preoccupazione per il colera ma anche per le spinte dei centri decisionali del Nord  e di settori della destra di bloccare le produzioni. La parola d’ordine : No alla Cassa Integrazione .Nei servizi pubblici ,i trasporti in particolare,la situazione era esplosiva : le organizzazioni della destra puntavano al blocco ma anche settori dei “ confederali della Triplice “ erano allo sbando.

La Città ribolliva di tensioni . I forni chiusi e presi d’assalto . A Calata Capodichino  bande organizzavano posti di blocco per impedire ai panificatori dei Comuni vicini di rifornire  panifici e mercati popolari . La destra giocava grosso la carta della jacquerie e della ingovernabilità . Nei quartieri la miscela della precarietà,della disoccupazione,della paura per la mancanza di vaccino per tutti costituiva un mix che poteva incendiare la città.Il rischio del contagio era l’arma subdola e pericolosa puntata contro il Comune,contro i Partiti,contro il Sindacato Unitario. Il Sindacato non perse tempo . Fu il centro pulsante  per la riaggregazione della città . Insieme ma al contempo distinti e distanti dai Partiti ,con il contributo anche di nuove espressioni culturali,sociali e politiche come i “Cristiani per il socialismo”,le ACLI , e altre strutture ,si passò alla azione. Poche riunioni tra via Medina sede Cisl e via Fusco sede CGIL,per capire e organizzare il piano operativo.  Priorità assoluta : la continuità delle produzioni ,  del lavoro e dei trasporti; vaccinazioni in fabbrica e nei  Servizi ; vigilanza esterna dei presidi sanitari; interventi antisquadrismo verso panetterie e negozi . Subito , riunioni tese e difficili con i Sindacati di categoria e con le sezioni di fabbrica e del Pubblico Impiego  e invito-diktat alle Direzioni  aziendali  per  convertire i presidi medici e le infermerie delle fabbriche in veri e propri “ Centri di Vaccinazione” per i lavoratori e le famiglie  alleggerendo anche la pressione sui centri ospedalieri. Importante il ruolo positivo di alcuni rappresentanti del mondo imprenditoriale tra i quali   Enzo Giustino, Ceriani ,Paliotto ,D’Amato nell’orientare le aziende . Eccezionale il contributo delle RSU di fabbrica : Italsider ,Aeritalia,Mecfond,Sebn,Olivetti,SME,EAV ,Richard Ginori,Reminghton,Fiat ,Ocren, Rhodiatoce ,Cirio,Vetrerie Ricciardi, Valentino e tante altre dall’area flegrea al mini- triangolo industriale Arzano-Casavatore-Casoria  inclusi i settori del Commercio e dei Servizi .

I trasporti funzionarono : fu il risultato di riunioni incandescenti deposito per deposito,dal Garittone a Croce del Lagno a Stella Polare ma anche di incontri “ faccia a faccia “ a casa di alcuni compagni – leader dei diversi luoghi di lavoro .Il colera segnò anche il passaggio del Sindacato Unitario di Napoli dal governo delle emergenze alla “proposta programmatica per lo sviluppo “ . Era necessario riunificare il tutto e aprire un fronte di lotta per il lavoro verso il governo e la Confindustria.Urgeva aprire una prospettiva con  una grande manifestazione unitaria  per schierare in campo l’universo del lavoro napoletano e campano . Lo tsunami colera richiedeva anche altro : una forte proposta politica e l’ assunzione di nuove responsabilità anche nazionali.

Non mancarono anche a livello centrale , preoccupazioni fugate dalla determinazione dei dirigenti napoletani. Il 21 settembre una fiumana di oltre 50000 donne e uomini scese in campo per testimoniare il peso della “classe lavoratrice” a Napoli . Oltre 5000 erano stretti nel Metropolitan e fuori,tutta via Chiaia con Piazza dei Martiri e via dei Mille era un tappeto umano .La verità è nelle cronache di quei giorni e di quel giorno. Parlò al Metropolitan ,con chi scrive , solo Bruno Storti ,Segretario generale CISL ,presenti Rinaldo Scheda e Ruggero Ravenna per la CGIL e per la UIL.  Segnò un confine tra epoche e visioni culturali e politiche : il Sindacato affermò sul campo di essere forza politica autonoma e unitaria,  di lotta e di governo . Una “lezione” ancora attuale dopo mezzo secolo ,anche in chiave nazionale :CGIL,CISL ,UIL capirono che la “questione Napoli” e la “Questione Mezzogiorno” erano problemi di caratura nazionale . Come oggi .Costituì anche l’ onda lunga che portò Valenzi a Palazzo San Giacomo. E’ storia del Sindacato ma è anche storia di Napoli e del Mezzogiorno.

Fu anche la radice della “ Vertenza Campania “ e testimonianza del “ Nord – Sud  uniti nella lotta” da  riaffermare oggi liquidando  l ‘ Autonomia Differenziata e il governo separatista e neo fascista della Meloni . I veri patrioti hanno voluto, combattuto,sofferto e anche pagato con carcere  e spesso con la vita, per l’unità nazionale . I cosiddetti “patrioti” di oggi,con miopia culturale e politica , vorrebbero tornare all’Italia preunitaria , spaccando il Paese e aggravando il divario Nord-Sud .CGIL e UIL ,purtroppo ancora senza la CISL ,sono in campo per respingere l’attentato all’Italia .

NANDO  MORRA  –  già Segretario Generale CGIL Napoli-Campania-       AGOSTO 2024-08-09

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1 commento

  1. quei giorni di fuoco li ricordo come se fosse ieri. io mi vaccinai. Piazza Municipio, una lunga, ordinata teoria di cittadini e a vaccinarci furono militari americani di una nave ancorata nel porto, non so più se a Napoli o nella stessa Castellammare. Per vaccinarci usavano una specie di pistola, solo che invece di proiettili sparava l’ago. E ricordo la colpevolizzazione delle cozze. Ebbene credo di non aver mai mangiato tante cozze come in quelle settimane, con i limoni che non si compravano perché venivano distribuiti gratis. Questi e tanto altrio ricordo, ma mi fermo qui. Credo possa bastare.

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