Il mondo scivola verso la guerra.

Nei talkshow i più ricercati sono i commentatori militari. E chi militare non è ha mutuato il linguaggio della guerra negli articoli, nel discorso pubblico.

Il capo dei militari USA è andato in Israele si dice a provare a contenere il Governo scellerato di quel dolente paese e di quel popolo che tante ne ha sofferte. Ma intanto ha inneggiato alla guerra santa, all’Occidente che fermerà il nuovo tentativo di invasione dei Persiani…

Il mondo è in guerra. Trascinatovi dal nazionalismo di Putin in Europa.

E trascinatovi sempre di più da Netanyahu, in una spirale di azioni e reazioni in fondo alla quale c’è l’estendersi di un conflitto generalizzato mentre il genocidio a Gaza procede indisturbato con la sua dose di morti innocenti quotidiani.

Al tempo stesso i segnali di rallentamento dell’economia che provengono dagli Stati Uniti e dalla Germania presentano il rischio di una nuova recessione.

Mentre la crisi climatica accentua le sue manifestazioni e i suoi effetti negativi sull’intera società ed in particolare sui suoi settori più deboli ed esposti.

Fa impressione riflettere su tutto questo mentre il riarmo riprende nel giorno in cui 79 anni fa in una guerra mondiale già finita e vinta, gli Stati Uniti sganciarono la prima di due devastanti bombe atomiche: una scelta che affermò, nella vittoria, la supremazia di un paese e che al tempo stesso cambiò la storia dell’umanità che per la prima volta fu posta di fronte alla possibilità della sua estinzione per opera sua diretta.

Tutto reclamerebbe la ricerca e la lotta per nuovi equilibri mondiali, per nuove scelte, per nuovi orizzonti.

Tutto spingerebbe per una Europa che avesse voglia di parlare di nuovo al Mondo, a Usa, Russia e Cina intanto.

Il mondo che è stato costruito e presentato nell’ultimo trentennio come proiettato in un futuro sempre più bello è invece oramai, e in modo sempre più evidente, morente.

Cosa nascerà dalle sue ceneri? E il fuoco che lo sta bruciando lascerà il deserto intorno a se’ o nasceranno nuove donne e nuovi uomini capaci di guadagnare per se’ e per tutti un futuro diverso?

Gianfranco Nappi

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