Il secondo turno molto difficilmente potrà evitare che la Destra abbia la sua maggioranza all’Assemblea Nazionale in Francia.
E però, uno spazio per quanto esiguo c’è ancora. L’auspicio è che possa ampliarsi.
Quel che rimane comunque è una tripla sensazione.
La prima. La crisi della globalizzazione lascia un campo di macerie sociali mentre il futuro per i più si presenta molto poco come promessa e sempre più come insicurezza, minaccia. La spinta verso destra nasce da questo. E di sicuro il voto francese ci dice che essa continua a crescere. Speriamo non al punto di conquistare il Governo di una potenza nucleare. Ci vorrà intelligenza e lungimiranza da parte dei conservatori repubblicani e della sinistra francesi in tutte le loro declinazioni. E ovviamente il dato non è certo solo francese, come ci hanno già detto le Europee, la crescita di AFD in Germania; la realtà di altri governi europei, a cominciare, scusate se è poco, dall’Italia; le previsioni del prossimo voto statunitense.
La seconda. E’ solo una suggestione su cui bisognerà approfondire la riflessione, però quel che è certo è che se la prima fase della globalizzazione dopo l’89 ha divelto i capisaldi della democrazia progressiva emersa dal secondo dopoguerra con ruolo fondamentale di grandi masse, di partiti e sindacati ed in Italia con il segno fortissimo del PCI e della Costituzione; questa attuale – nella quale la crescita di spropositati monopoli globali, digitali in primo luogo, di una rendita senza freni e di un nazionalismo che sempre più è estremo e si nutre apertamente di guerra – per procedere si deve liberare anche dei simulacri della democrazia liberale sempre più forzata da tutti i lati in regimi personalistici, leaderistici a forte centralizzazione con contorno di stilemi autoritari.
La terza. Che la Sinistra appaia un po’ ( absit iniuria verbis ) come l’Italia degli Europei, non toccare palla, non sia in partita. Tutt’al più, se è brava, riesce ad organizzare una linea di contenimento. Magari andrà anche bene in Inghilterra, ma forse lì, di fronte al disastro dei Tories perfino noi riusciremmo a vincere…Ma in generale, proprio nel momento in cui il Mondo, con le sue contraddizioni, entra così prepotentemente nelle nostre vite, quello stesso Mondo si eclissa dal discorso politico che si rifugia in un provincialismo ed in un localismo esasperati, segno di una crisi rimossa o comunque esorcizzata insieme al nanismo di un’Europa il cui vertice si sta dividendo su poltrone da assegnare che conteranno sempre meno. Ma davvero cari Schlein, Conte, Fratoianni, Santoro, tutto qui è il vostro dire e fare? Contenti voi, ma certo mi sembra molto poco di fronte all’ondata d’ordine dietro cui tende a rifugiarsi un capitalismo che esercita sempre meno egemonia e tende ad affermare sempre più dominio.
Gianfranco Nappi