40 anni dopo fa ancora discutere. E ha ragione Walter Veltroni sul Corriere della Sera di domenica a dire di quanto questo sia un fatto positivo.

Egli sottolinea quanto l’ultimo Berlinguer – quello ritenuto più isolato, chiuso, arroccato – sia stato invece innovatore e fecondo: pacifismo, ecologismo, femminismo, rottura con l’Est…Dov’è che non convince però la ricostruzione che il fondatore del PD con tenacia porta avanti da quando si può dire Berlinguer è scomparso? La sua narrazione ci presenta un capo carismatico sganciato dal suo partito, dal suo mondo sociale e dal suo profilo ideale nel quale l’innovazione e l’apertura erano finalizzate alla conduzione di una critica più concreta e incidente delle dinamiche della società capitalistica non certo per approdare ad un indistinto democraticismo, vero fondamento delle derive governiste nelle quali la sinistra si è persa diventando, come colse nell’ultimo tempo della sua vita con bruciante lucidità Alfredo Reichlin: ” E non ci accorgemmo di essere diventati liberali…” .

E questo è il punto che ci rimanda direttamente al presente di una politica svuotata del ruolo delle persone, dei soggetti sociali, delle loro passioni, delle loro speranze, del loro protagonismo e costruita a misura di elite, comunque declinata. E’ questo che espone all’attacco sociale e politico della destra l’intero impianto democratico. E il voto di poche ore fa per le Europee conferma questo dato di fondo, proprio quando emerge tutto il limite di un capitalismo senza freni e più ci sarebbe bisogno di forze capaci di lavorare per un nuovo ordine.

Coglie tutto questo la lettura, anch’essa non nuova – anzi diventata motivo meritorio di una vera e propria battaglia delle idee che lo vede impegnato da quaranta anni – la riflessione di Franco Barbagallo sul Corriere del Mezzogiorno di oggi che tra le altre cose riprende proprio una citazione del Segretario del PCI: ” …se si toglie all’impegno politico una proiezione ed una tensione verso l’avvenire, e la si riduce ai giochi di potere, a iniziative di corto respiro, a diplomatismo, a polemiche, a trattative e intese tyra gli esponenti dei partiti allora è evidente che si contribuisce ad aggravare una crisi di sfiducia e di disorientamento che ha già dimensioni allarmanti…”. Ed era il 1981…

Che dire? Corriere del Mezzogiorno batte Corriere della Sera.

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La foto in evidenza è di Luciano Ferrara

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