L’ultima volta che ho visto Raffaele è stato un anno fa, a Lioni, alla presentazione di due libri: quello dedicato al ricordo di Michele D’Ambrosio e il mio Dedicato a Enrico Berlinguer. Era contento Raffaele quel giorno e in quella bella occasione ebbi modo di rivedere e riabbracciare Angelo Giusto, Giuseppe Moricola, Vittoria e Mario D’Ambrosio, Rosetta D’Amelio, Yuri Gioino e tante altre compagne e compagni irpini. Arrivai a Lioni con Pasquale Trammacco che, dal dopo terremoto aveva vissuto un rapporto particolare con quella terra e quei compagni.
Orgoglio e fierezza, questa mi sembra la cifra di quella generazione di Comunisti italiani irpini, con la quale non sempre era facile stabilire una intesa ma che sempre provocava domande e sollecitazioni feconde. E dovremo sicuramente tornare su di loro, su cosa abbia rappresentato la loro storia nella vicenda politica e sociale della sinistra meridionale.
L’avevo sentito all’inizio della sua malattia. E poi invece tutto si è compromesso in poco tempo.
Ciao Raffaele. Un abbraccio commosso a tuo fratello, a tua cognata, ai nipoti.
Mi piace ricordarlo soprattutto con le parole, tra le tante di questi giorni, che Giuseppe Moricola ha usato su Orticalab. Anche le immagini sono tratte dalla sua pagina.
Gianfranco Nappi
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https://www.orticalab.it/Ciao-Raffaele-aurisicchio-ricordo-giuseppe-moricola-sinistra-orticalab
Onorevoli si diventa ma compagni si rimane sempre. Ciao Raffaele!
Quasi esistesse a sinistra la maledizione della sindrome di Berlinguer: morire anzitempo, mentre si è ancora pienamente impegnati nella politica. Così è stato per Michele D’Ambrosio, così si è ripetuto per Raffaele Aurisicchio… E poco importa in quanto tempo si è consumata per ognuno di loro la sconfitta contro il destino cinico e irridente. Vedere in così pochi mesi aggredito il grande fisico di Raffaele, vedere spegnersi poco alla volta quello sguardo acuto e impertinente, sentire dalla sua bocca parole sempre più pasticciate, incerte, fino al silenzio, ma sentirlo sempre maledettamente lucido e presente, è stato uno strazio grande perché non ha dato scampo, non ha lasciato alcun spazio alla più piccola speranza di potersi giocare ancora un po’ la partita della vita.
Raffaele se ne va così, e il vuoto che lascia è grande, troppo grande. Perché Raffaele è stato per molti versi un compagno atipico, mai ossessionato di apparire alla moda, un rappresentante di quella sinistra seria che sa e vuole affidare soltanto alle doti personali la sua autorevolezza; una sinistra che sa sopportare il sacrificio della militanza in nome di valori essenziali e dell’idea di una appartenenza impegnativa ad una comunità fatta di un inspiegabile impasto di amicizia, confronto, scontro, lealtà, solidarietà.
Così è stato per Michele D’Ambrosio, così Raffaele ha saputo continuarne l’azione. Da onorevole e dopo da semplice militante e dirigente, senza lasciarsi abbattere dalla prematura fine della sua legislatura, perché onorevoli si diventa ma compagni si rimane sempre.
Ci è piaciuta l’ostentazione di Raffaele, in parole, opere e comportamenti, nel ricordare che la Sinistra o è popolare, aderisce alle pieghe più dolenti della società, o semplicemente non è. Lo ha fatto con quel sapiente miscuglio di saggezza contadina che affondava le radici nella cretosa terra delle sue colline di Santa Paolina, di una sconfinata curiosità verso tutto ciò che di nuovo si profilava all’orizzonte perché potesse essere compreso, decodificato, piegato al bene, ma anche di insaziabile amore per la storia, i libri, i film e perché no il calcio e lo sfegatato amore per la sua Inter.
E poi il gusto della discussione sempre, semmai condito ma mai bandito dai piaceri della tavola. E poi il rigore dello studio, la capacità di entrare nelle questioni apparentemente più tecniche per trarne l’essenza politica.
Raffaele è stato tutto questo e tanto altro ancora, un misto, per lui tanto normale, consueto mai presuntuoso, di sorrisi, battute, ammonimenti, critiche anche spietate, ma sempre fatte per il bene della sua comunità. Come si fa a trattenere tutto questo, mentre la vita ce lo restituisce nel suo estremo saluto, svuotato di tutta la sua meravigliosa essenza umana!
Adesso come direbbe lui, ridendo sotto il suo baffone “siamo sotto a botta ‘mpressionati”, ma ci sapremo riprendere, trattenerlo nell’otre gonfio di ricordi che ha disseminato con noi in giro per la sua Irpinia. E come è toccato a lui, vorremmo continuarne l’opera, pur sapendo di essere un po’ meno di lui, ma generosi esattamente come lo è stato lui per quel sogno, quella aspirazione, quella emancipazione, quella vita vera e non banale che si cela dietro la parola Sinistra.
Raffaele per adesso ciao, ma sapremo trattenerti nel cuore e nella mente, perché ci servi ancora, perché noi della Sinistra o siamo utili, come ripetevi spesso, o siamo solo una parodia.
Giuseppe Moricola