Si affaccia il tema dell’alleggerimento delle presenze nell’Area flegrea, e in quella Vesuviana, come uno degli interventi da realizzare nel quadro di una strategia articolata e integrata di limitazione del rischio. E, potremmo aggiungere, di una riduzione dell’intasamento e della densità di una delle aree metropolitane più congestionate d’Europa.

Patrizia Maltese ha ricordato sulla chat di Rigenera che nel 2004 provò a porre in essere una strategia in questa direzione l’allora Assessore regionale all’Urbanistica  Marco Di Lello, autore con la Giunta Bassolino di quella Legge Urbanistica non attuata in questi anni e pesantemente rimaneggiata dall’attuale Consiglio Regionale: strategia poi abbandonata da tutti i successori.

Ovviamente, spostamenti volontari, incentivati, non sradicamenti e nuove gentrificazioni: giusto per dare qualche cifra, vogliamo dire, obiettivo 30.000 all’anno per 10 anni? Ma per dove? Per l’Area metropolitana o verso altre conurbazioni? Il rimedio correrebbe il rischio di essere fallace, determinando nuove congestioni laddove bisognerebbe pensare di eliminarle o ridurle drasticamente. E allora verrebbe in mente l’Appennino e le sue centinaia di Comuni spopolati e in via di scomparsa ( come dimensione umana e sociale ), con solo le pietre in piedi.

Ci sarebbe da ragionarci seriamente su. Ma questo presupporrebbe tutto un altro pensiero e un’altra visione sul futuro dell’Appennino: non si va da nessuna parte se non si inverte quella politica che ha portato lì, in quei territori, a chiudere scuole, ospedali, uffici postali, ogni genere di servizi di socialità; che ha tolto valore all’agricoltura migliore per sostenere quella intensiva di pianura; che ha abbandonato, senza risorse, strade e infrastrutture all’incuria manutentiva e al dissesto idrogeologico… tanto che perfino quei pochi giovani che vi nascono sono costretti ad andare via.

E allora eccolo un bel tema, sollevato in modo compiuto e con forza da Franco Arminio  con la sua Paesologia di cui ci ha parlato proprio all’Evento Rigenera di marzo scorso ( e che trovate qui, dopo Luciana Castellina, e a questo punto, sentitevi pure lei…scusate se è poco! : https://www.youtube.com/watch?v=8BaqOlK86jM ).

Intanto allora, cominciamo a dire che l’Alta Velocità Napoli-Bari sarà primariamente concepita come uno strumento per unire la regione: da Benevento a Napoli in 20 minuti; da Avellino a Napoli in 15, con prezzi da trasporto pubblico locale per le tratte da ‘metropolitana regionale’? Cominciamo a dire che invece di finanziare con 2,5 miliardi di spesa un’altra superstrada per intasare ulteriormente la costa cilentana da Eboli, utilizziamo queste risorse per ‘assestare’ tutto il Cilento interno, i suoi collegamenti e, avanzandone sicuramente, da lì poi l’Irpinia, il Sannio, il Matese….? Cominciamo…..?

Gianfranco Nappi

L’immagine in evidenza di Franco Arminio è tratta dal sito http://casadellapaesologia.org

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