Vorrei ricordare Franco Di Mare perché ancora stamattina non riesco, forse è l’età, a non pensarci.
Nella redazione de L’unità’ decidemmo di costruire una rete di corrispondenti dalle fabbriche e dai quartieri.
Io e Antonio Polito ne parlammo con il compagno Ferraiuolo, responsabile stampa e propaganda, costruendo insieme un seminario di tre giorni, presso Palazzo Reale, concluso da Reichlin, direttore del giornale, e formammo circa 60 compagni.
Poiché eravamo scoperti a Fuorigrotta andai io in un pub dove lavorava un nostro giovane compagno, iscritto alla FGCI, al quale chiesi di partecipare al seminario.
Il giovane compagno era Franco Di Mare che accettò con entusiasmo anche se era sorpreso che il partito aveva pensato a lui.
Subito dopo la conclusione del seminario incominciò a proporre articoli con tanto zelo e voglia di fare che quando mesi dopo dovevamo scegliere chi prendere per dare una mano in redazione, Antonio Polito, Maddalena Tulanti ed io, scegliemmo Franco.
Così iniziò la sua storia di giornalista. Poco più di un anno di precariato e poi l’assunzione ufficiale che festeggiammo, tutta la redazione, con una cena in un buon ristorante.
Dopo diversi anni di lavoro a Napoli, con la chiusura della redazione di Napoli fu trasferito a Roma.
Lo ricordo sempre sorridente, volenteroso e simpaticamente scugnizzo. Tra l’altro era di estrazione popolare con il papà ostricaro.

Ho voluto ricordare gli inizi professionali di Franco perché mi è sembrato che il periodo a L’Unita’ è stato sottaciuto o ignorato dai vari servizi televisivi.
Un fraterno e dolce ciao a Franco.

Claudio Massari

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