Davvero è un bel lavoro questo di Ubaldo Baldi, Medico, cultore di storia e Presidente dell’ANPI di Salerno. Al centro della sua ricerca vi sono le vicende di una delle due pianure più significative, tra le pochissime altre, della Campania: una è la Terra Felix decantata dai Romani, tra Napoli e Caserta e l’altra è questa, la Piana del Sele a sud di Salerno.
Baldi ricostruisce gli elementi essenziali di una storia antica, dai Villanoviani passando poi per Greci, La nascita di Poseidonia-Paestum; Lucani, Romani, Longobardi. Ed emerge la realtà di un territorio attraversato e modellato da fiumi come il Sele, il Tusciano, il Picentino e che ha avuto un ruolo importante dal punto di vista produttivo, del lavoro della terra, degli scambi e dei traffici del Mediterraneo. Nel Medio Evo retroterra produttivo di Amalfi, una delle regine del Mediterraneo che poi dovrà piegarsi alla supremazia commerciale di Genova, Venezia assolvendo in ogni caso ad un ruolo importante almeno fino al XIV secolo.
Un territorio fertile quando curato e malarico per zone significative quando il lavoro di cura è venuto meno e per la ricchezza delle acque non si riusciva ad evitarne il ristagno. E un contrasto tra il bisogno di un territorio ‘bonificato’ per alcuni e invece positivamente accolto da altri per i suoi acquitrini stagnanti ideali per l’allevamento delle bufale, altro protagonista di questa storia. L’autore ci invita anche a riflettere su come la bufala debba intendersi frutto di una relazione esterna al territorio, animale sicuramente arrivato al seguito di popolazioni in movimento e poi acclimatatosi in zona. E il suo, e nostro pensiero, va subito agli Arabi che alla fine del IX secolo fanno propria la Sicilia e diventano protagonisti di quella che alcuni storici hanno definito come una rivoluzione agraria acclimatando dalle zone di origine, tantissime dall’India, colture prima sconosciute nella penisola e poi diventate, in alcuni casi, naturalmente ‘nostre’: dal riso al grano duro e al sorgo, dalla canna da zucchero a melanzane, spinaci, asparagi, limoni, banani. Con un lavoro sapiente di irreggimentazione e uso delle acque che consentiva di avere più raccolti durante l’anno. E tra colture e animali, anche le bufale sono probabilmente un loro lascito. Grazie anche a loro dunque per la…mozzarella! A conferma, e in questo tempo di scontro ri-montante di civiltà, sottolineare quanto sia invece dalla relazione feconda che l’umanità ha tratto elementi fondamentali del suo progresso, dal confronto e dalla mescolanza piuttosto che dalla purezza di sangue.
Non meno interessante del lavoro di Ubaldo Baldi è poi la ricostruzione delle dinamiche produttive lungo un secolo in particolare, dalla fine del 1800 alla fine degli anni ’60 del Novecento. Seguendo le diverse fasi di sviluppo produttivo del territorio – dagli ortaggi al grano; dal pomodoro al tabacco allo zucchero -, e del diffondersi di un sistema urbano di cui poi Battipaglia diverrà un riferimento importante, l’autore ci invita a riflettere su quanto su tutto abbia avuto un ruolo di condizionamento non positivo il persistere per lunghissimo tempo del latifondo, che ha rappresentato un vero freno allo sviluppo condannando masse popolari larghe a condizioni di vita difficili.
E il latifondo ha rappresentato la base di interessi del formarsi di un vero e proprio ‘blocco storico’ come lo definisce Baldi, con categoria gramsciana, che ha saputo riproporre nel tempo il suo ruolo e il suo potere, sostenuto dal fascismo e ricevendo da esso supporti e mezzi per consolidare il suo ruolo contro le ragioni del lavoro.
E qui davvero è impressionante vedere la storia di un pugno di famiglie che hanno ‘dominato’ l’economia, la finanza e la politica di quel territorio: tra fine ‘800 e metà del XX secolo, questi nuclei di interesse sono diventati disinvoltamente da liberali o popolari, fascisti e monarchici e poi con la Repubblica, democristiani rappresentando il più delle volte, con gli interessi della rendita, un freno ad uno sviluppo più equilibrato e giusto.
Ovviamente Baldi ci racconta anche altre storie, di impresa coraggiosa, che rischia, che crea lavoro e sviluppo, e anche questo c’è nella storia di questo territorio.
Ma il segno prevalente è l’altro. Ed è da qui l’origine di squilibri nello sviluppo che pesano ancora oggi e di tante lotte che hanno visto protagonisti quelli che Ubaldo Baldi definisce i senza nome e senza volto: quelle grandi masse popolari, di contadini e braccianti, di operai e di operaie che hanno dato un contributo vero all’incivilimento di questo territorio, con le loro Leghe, Cooperative, Società Mutue, Camere del Lavoro, l’occupazione delle terre, tra Battipaglia, Eboli, Pontecagnano e a cui viene dedicato forse il capitolo più bello del libro e che sollecita nuove ricerche e nuove fatiche per riportarne alla luce memoria e contributi.
Ubaldo chiude la sua ricerca al 1969, quando Battipaglia è sconvolta dalla reazione violenta della polizia contro uno sciopero per l’occupazione e ci lascia con tante domande sul dopo. E con delicatezza l’autore ci regala anche un racconto della sua origine che vede il trasferimento agli inizi del ‘900 della sua famiglia a Battipaglia come l’avvio di un ciclo importante.
Fermandosi al 1969 ci spinge così ad una riflessione non meno urgente su quel che negli ultimi decenni questo territorio è diventato, emblema delle fabbriche globali di cibo che divorano le risorse del territorio per poi trasferirsi in altra zona quando la rapina naturale è compiuta. Un giro d’affari miliardario che lascia dietro di se’ sfruttamento di lavoro, migrante in particolare; un mare di plastica e di serre; un suolo sempre più povero e inquinato, stracarico di nitrati per agricoltura intensiva e allevamenti bufalini oltre ogni limite. E, guarda un po’, di nuovo un pugno di famiglie che controllano il grosso delle attività lasciando ben poco da redistribuire ma anch’esse però sempre più dipendenti e subalterne di un sistema che, anche ‘grazie’ a loro, sposta i centri di decisione e di comando sempre più lontano. Continuità e novità di intrecciano. E non è un caso che questi temi li abbiamo affrontati in due riflessioni che hanno coinvolto anche i livelli istituzionali del territorio ad Eboli e sono al centro della Campagna Rigenera. Ragioni in più per essere grati a Ubaldo Baldi che ci consente di dare a tutte queste riflessioni un utilissimo spessore storico.
Gianfranco Nappi