La vicenda è nota: alcuni giorni fa i Commissari che gestiscono il comune di Torre Annunziata hanni indirizzato, citiamo, all’Illustrissimo Principe Filiberto di Savoia” un messaggio di cordoglio per la morte del padre. Su questo è intervenuto Gianfranco Nappi ( https://www.infinitimondi.eu/2024/02/07/la-commissione-prefettizia-di-torre-annunziata-rende-omaggio-a-vittorio-emanuele-di-savoia-quando-al-peggio-non-ce-limite-di-gianfranco-nappi/ ), da queste pagine. Sul tutto, l’8 febbraio l’articolo dalle pagine nazionali de la Repubblica riprende la vicenda con la risposta dei Commissari: ” Ci sembra che i problemi di Torre siano ben altri…”. Non possiamo che concordare. Tanto è vero che i problemi di Torre sono ben altri che viene naturale la domanda: ” E voi dedicate invece il vostro tempo a questo esercizio difficilmente definibile?”.

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Sulla vicenda ci è arrivata poi questa riflessione da Luciano Scateni pubblicata anche sulle sue pagine social: lo ringraziamo.

L’inverosimile necrologio

Come prima o poi accade a tutti i mortali, re e regine non fanno eccezione, sopraggiunge la morte. Se n’è andato Vittorio Emanuele di Savoia e oltre l’ovvio cordoglio dei familiari, di qualche sporadico e strambo erede dei monarchici italiani, l’evento ha proposto il ‘coccodrillo’, preparato dai giornali che, senza alcuna eccezione, ha evocato del personaggio, fatti e soprattutto misfatti: traffico di armi, accusa di omicidio del giovane tedesco Dirk Hamer, affiliazione alla Loggia P2, corruzione, concussione, gioco d’azzardo, falso, sfruttamento della prostituzione.

Gianfranco Nappi, già politico della sinistra, pubblica questo documento: ‘La Commissione Straordinaria di Torre Annunziata e la cittadinanza tutta esprimono le condoglianze per la triste circostanza della scomparsa del principe Vittorio Emanuele di Savoia… L’intera amministrazione comunale partecipa commossa al profondo dolore della famiglia’.

“Quando al peggio non c’è limite, commenta Nappi “continuo a ritenere il documento che qui pubblichiamo davvero poco credibile. E se così è ci attendiamo che i titolari di quei simboli istituzionali denuncino gli autori del falso eventuale. Temo invece che sia vero. Ora, è giusto che le colpe dei padri non ricadano sui figli e neanche quelle dei nonni sui nipoti e però…Questo messaggio di condoglianze indirizzato dai solerti Commissari prefettizi che stanno gestendo il Comune per un ennesimo scioglimento del Consiglio comunale di Torre Annunziata, all’Illustrissimo Principe, lascia davvero senza parole. E non c’entra neanche la umana pietas di fronte alla morte. Sarà che il figlio del defunto e nipote dell’Umberto a sua volta figlio del Vittorio III ha rilevato la società calcistica del Savoia, sarà quel che vuoi, ma tanta deferenza è del tutto fuori posto e lascia l’amaro in bocca provenendo da rappresentanti delle Istituzioni. Un’offesa alla Torre del lavoro, democratica e antifascista; alla Torre di una delle prime Camere del Lavoro della Campania e del voto per la Repubblica al Referendum istituzionale del 1946, unica città della Provincia di Napoli. Anche questo se si vuole è un segno di questi tempi. E non è un bel segno”

L’idea di Monarchia, nell’immaginario collettivo avrebbe il dovere di disaggregare i suoi followers. È idolatria della nobiltà se come racconta la storia dell’impero britannico, l’aggressività espansionista genera potere e una folta genia di gratificati dal circuito esclusivo di Corte e delle sue diramazioni coloniali, dei protettorati espropriati di ogni risorsa, che hanno fatto dell’Inghilterra la Gran Bretagna imperiale. Ben altro dovrebbe esprimere il popolo, oberato dell’onere macro economico di farsi carico del costo della monarchia e timoroso per l’incognita proposta dall’affidamento dell’impero per discendenza e non per accertate e rassicuranti qualità. Un terzo percorso possibile si snoda nel territorio del gossip, della coreografia che affianca passo, dopo passo, il complesso cerimoniale per ogni momento, ora, giorno, di ‘personaggi e interpreti’ del royal system: costumi di scena anacronistici, mantello, ermellino, parrucca, andatura ‘regale’, cadenzata, lenta, tra due ali di sudditi proni, musica solenne di sottofondo, palco centrale nei teatri, riti minuziosamente programmati, lieti o tristi, nozze o funerali, residenze invernali, primaverili, estive, autunnali, vivisezione dei membri aggiunti, fidanzati e fidanzate, promessi sposi di principi e principesse, scandali per divagazioni sentimentali o erotiche di incoronati.

Dalle nostre parti un evento in apparenza inspiegabile. Racconta il ‘no’ del Sud, in particolare di Napoli, al referendum Repubblica-Monarchia, proposto a breve distanza del regno contestato di Umberto II. La città vive una macroscopica contraddizione: l’eroismo democratico delle ‘4 Giornate’, la liberazione dal nazifascismo, la lotta contro la scelta sciagurata della guerra, responsabile della devastazione di Napoli, della sua miseria postbellica e il voto per conservare il regime monarchico di un re responsabile di subordinazione al fascismo, di abbandono del Paese con la fuga. Incomprensibile seguito è poi l’affidarsi alla monarchia qualunquista di Lauro, letta dagli storici come illusione di contare sull’uomo ‘forte’ al comando, che tutto risana.

Luciano Scateni

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