Il 2024 inizia con l’abolizione da gennaio del Reddito di Cittadinanza, strumento di contrasto alla povertà, misura osannata in tempi di pandemia, avendo salvato dalla povertà assoluta tante persone, ma rimasto uno strumento di politica assistenziale per molte altre, non avendole avviate al lavoro, così come sperato.
Il nuovo anno vede, invece, l’introduzione dell’Assegno di Inclusione, per i nuclei più fragili, e del Supporto per la Formazione e il Lavoro, per altri; in entrambi i casi il Governo ha previsto sgravi contributivi per privati che assumono a tempo indeterminato i rispettivi beneficiari e un riconoscimento economico per chi effettua la mediazione, ad esempio le agenzie interinali; è inoltre stata creata una piattaforma apposita per far incrociare domanda e offerta: il Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa (SIISL) del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Si ritorna quindi alle politiche attive del lavoro, sulle quali si puntava già anni fa rafforzandole con la Riforma del mercato del lavoro la Legge 92 del 2012, la cosiddetta Riforma Fornero; legge che all’art. 4 comma 51 poneva al centro la persona e il suo patrimonio di competenze formali e informali.
La Campania come sappiamo è risultata la Regione con il più alto numero di persone percettori del Reddito di Cittadinanza. Si stima, da fonti Banca d’Italia che nell’intera Nazione saranno 900mila le famiglie che perderanno il reddito.


Diventa quindi ora di fondamentale importanza la formazione delle persone, sia di quelle che percepiranno i nuovi sussidi che di coloro che li perderanno del tutto, per introdurle nel mercato del lavoro; e per fare ciò diventa prioritario dotarle di competenze valutabili e certificabili che siano spendibili.
La Regione Campania in questo è indietro non avendo ancora attivato un sistema di valutazione e certificazione delle competenze a differenza di quanto hanno già fatto altre Regioni, così come ha riferito l’Inapp, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, nel “Primo rapporto di monitoraggio sullo stato di attuazione nelle Regioni e Province autonome del Sistema nazionale di certificazione delle competenze” di dicembre 2023.
Un dato nazionale allarmante è che tante delle persone che si dovranno occupare sono senza terza media, 15 milioni, o senza competenze di alfabetizzazione, 13 milioni.
Un ruolo importante lo avranno quindi i Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti, i CPIA nei quali si pensa di formare le persone anche in collaborazione con aziende, sulla base di un patto formativo già previsto, ma l’orientamento è anche quello di far valere le proprie esperienze lavorative ai fini dell’assolvimento dell’obbligo formativo.
Inoltre, andrà in vigore, ora in via sperimentale in alcuni istituti, e poi man mano a regime, la riforma della formazione tecnico-professionale anch’essa strategica ai fini dell’introduzione a molte qualificazioni lavorative, che assieme agli Istituti Tecnologici Superiori, gli ITS Academy, cambieranno la formazione tecnico professionale in Italia nei prossimi anni. La formazione tecnico-professionale è di competenza regionale e rispondente a Livelli essenziali delle prestazioni nazionali che fanno capo al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, gli ITS Academy sono di competenza del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Riguardo invece alla certificazione delle competenze, la formazione dovrà intendersi come permanente e come capacità di ricollocarsi e reinventarsi al mutare del mercato del lavoro;
perché l’evoluzione della società e della tecnologia in continuo mutamento lo impongono.

I dati ci dicono però che tende a formarsi chi ha già alta formazione mentre chi è meno formato tende a formarsi di meno, avendo così anche meno capacità e autonomia nell’orientarsi in caso di cambio di mansione o lavoro rispetto a chi già è formato e che si aggiorna molto di più.

La Campania al momento non ha ancora avviato i processi di Individuazione, validazione e certificazione delle competenze (IVC) che prevedono di stabilire per ogni qualificazione individuata delle prove pratiche di realtà. Sono consultabili sulla Piattaforma regionale CAPIRE le qualificazioni individuate dalla Regione Campania, ricavate sull’esempio dell’Atlante del Lavoro dell’Inapp Istituto che, a partire dal 2013, ha redatto un Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali, strumento utile di orientamento nel mercato del lavoro, così come previsto dal decreto legislativo n. 13 del 2013 che regolamenta gli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze.

In Campania, fonte Inapp, i livelli essenziali delle prestazioni del Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze sono in fase di realizzazione e i servizi non sono attivi.
E’ consultabile invece il SILF Campania, il Sistema Informativo Istruzione Lavoro e Formazione.

La formazione è quindi attualmente da pensarsi per competenze e con curriculum che le rispecchi, in attesa che possa essere attivato il Fascicolo elettronico del lavoratore così come prevede la normativa.

Nell’ambito dell’acquisizione delle competenze l’apprendistato duale, concomitanza di istruzione e formazione professionale, diventa uno dei pilastri strategici, ma l’apprendistato è una forma contrattuale pressochè inesistente al Sud Italia.

Il concetto che è dietro alla certificazione delle competenze, ancora in alto mare in Campania, è che si certificano le competenze acquisite, con prove reali, e non semplicemente le ore frequentate, e questo pone al centro la persone e ciò che realmente sa fare.

Allo stato attuale in Campania non sono ancora attivi i corsi di formazione, per i quali è stato intanto stilato l’elenco delle qualificazioni, sono stati formati alcuni operatori ma ancora non sono state stabilite le modalità delle prove reali e non sono pronti i formatori.
Le mie previsioni a riguardo sono che, se non si accelera nell’attivazione del sistema di valutazione e certificazione delle competenze, la Campania è destinata a vedere andar via anche chi è al momento non formato e ha basse competenze per immettersi nel mercato del lavoro, che andrà a formarsi in altre Regioni e a frequentare i corsi di formazione dove sono già attivi, e molto probabilmente troverà lì lavoro e non farà più ritorno.
Conseguenza sarà in pratica che rischiamo di perdere oltre ai lavoratori altamente formati, che già vanno via, perché non siamo capaci di trattenerli con lavori adatti alla loro preparazione, anche i meno formati, che si andranno a formare in altre Regioni già pronte per la formazione, e che saranno molto probabilmente anche capaci di collocarli a lavoro.
Pertanto, senza una immediata attivazione della formazione e della certificazione delle competenze, si perderà forza lavoro in molte mansioni e si perderanno anche formatori che andranno dove la formazione sarà già attiva.
La Campania ha attivato la piattaforma Capire con il proprio Repertorio Regionale dei Titoli e delle Qualificazioni relativa ai diversi specifici lavori per cui ci si potrebbe formare; qualificazioni che interessano tanti campi: alimentare, artigianale, sartoria, agricolo-forestale, zootecnico, beni culturali, edilizia, idrico, rifiuti, energia, logistica, nautica, informatica, servizi sociali, estetica, arte, spettacolo, turismo.
L’auspicio è che si acceleri sull’attivazione dei corsi di formazione per le qualificazioni individuate in modo che chi ha bisogno di essere formato per immettersi nel mondo del lavoro possa farlo al più presto e lo possa fare qui in Campania.
Altrimenti perderemo oltre ai laureati anche i non formati e la conseguenza sarà l’ulteriore inevitabile spopolamento del territorio.
Nadia Marra

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2 commenti

  1. Interessante l excursus di Nadia Marta su formazione competenze lavoro , in particolare sulla situazione campana , in relazione al ridimensionamento del Redditodi cittadinanza che in linea teorica avrebbe dovuto rispondere ad altre esigenze ( povertà e diseguaglianze economiche e sociali ) . Ben venga la fine di una ambiguità di una legge . Ma urgente che fare di fronte a enormi emergenze sociali cui nell immediato non può neppure ti spingere un mercato del lavoro riformato

  2. Aggiungo che non mi pace l uso implicitamente di critica del termine politica assistenziale Per carità l assistenzialismo è stata un elemento negativo del welfare all italiana e strumento di consenso elettorale .Ma mettiamoci d accordo sulle parole :assistenzialismo cioè una degenerazione delle politiche di assistenza . Politiche invece assolutamente necessarie in un mondo così diseguale come il nostro come intervento necessario dello stato su questo terreno E non solo in Italia :politiche di assistenza o di prossimità . E penso anche alla bella legge di Livia Turco , così poco applicata e emarginata . Ma questo è un altro problema.

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