Infiniti Mondi con il suo gruppo sta svolgendo uno sforzo di sistemazione della memoria storica del movimento operaio e, nel contempo, sviluppare una iniziativa di formazione delle donne e uomini che si rifanno politicamente alle idee del socialismo.
Oggi entrambi i temi si trovano di fronte un quadro sociale e politico complesso e decisamente orientato dalle politiche neo liberiste declinate in varie modalità: dalla idea “macroniana” di condivisione delle disuguaglianze per costruire uno Stato a egemonia liberista che moderi, ma non risolve, il conflitto sociale, alla versione della destra italiana che pratica il suprematismo di parte come attore unico della politica del Paese e sulla frammentazione sociale e politica dei ceti medi e popolari definire un sistema autocratico populista.
L’egemonia neo liberista si articola per affermare il principio individualistico proprietario sia nella sfera privata che nei rapporti pubblici e fra Stati nel Mondo.
La nota dominante che caratterizza la politica odierna è l’autonomia della politica dalle dinamiche sociali.
Eludendo il conflitto sociale, lo si riduce a elemento estraneo alle scelte economiche ed è solo in grado di affidarsi alla lobby più potente del momento per ottenere qualche privilegio; è il terreno su cui le diseguaglianze sociali aumentano esponenzialmente, in cui ha presa l’idea suprematista del più forte sia nel campo dei generi, uomo-donna, sia in quello sociale, chi ha potere economico lo può usare senza laccioli legislativi. viene cosi modificata la rappresentanza politica, l’elettore sceglie tra liste predefinite e non in base alle sue esigenze sociali e culturali.
Il tema di una democrazia autoritaria diventa così praticabile; per gestire un sistema complesso l’autorità unica diventa il referente per le istanze di tutti, la politica decide autonomamente, in forza dei suoi interessi di parte, il destino dell’intera collettività.
Abbiamo assistito in questi decenni alla disgregazione sociale indotta dal cambio del sistema produttivo che dalla produzione valoriale del ciclo industriale è passato al ciclo valoriale del territorio inteso come luogo di estrazione di ricchezza, accompagnato e guidato da uno sviluppo tecnologico detenuto da “oligarchie” proprietarie del mezzo di produzione, l’algoritmo e l’intelligenza artificiale.
Dalle conquiste del progresso scientifico sono stati esclusi i cittadini che sono diventati utilizzatori passivi e merce di scambio,così è stata esclusa dalla costruzione del futuro tutta l’area sociale che ha retto e regge il peso della conduzione minima del nostro vivere.
La sinistra europea, e non solo, si è trovata nel ciclone del neo liberismo, ha assunto questo terreno come luogo di confronto e non intuendo che la posta in gioco non era più quella del compromesso sociale tra capitale e lavoro, si è relegata o ad assumere il ruolo di moderatore degli eccessi o ritagliarsi uno spazio di sopravvivenza invocando diritti sociali in un tempo in cui i diritti sociali sono stabiliti e concessi in forza dell’ideologia sovranista di genere, di “razza”, di armamenti, di proprietà sociale non negoziabile dei mezzi di produzione.
La democrazia sta cambiando pelle.
Occorre avviare un processo di interpretazione delle trasformazioni sociali, di classe e di ceti emergenti, delle innovazioni produttive, porsi il tema del governo dello sviluppo economico come processo inclusivo, di definire i rapporti di forza alla luce dei mutati assetti di comunicazione tecnologica.
La frontiera tecnologica, la potenza di calcolo dell’algoritmo e l’intelligenza artificiale impattano sui processi di produzione e sulla stessa dimensione antropologica, è la dimensione in cui il cambiamento è più radicale. Un simile mutamento di paradigma induce non certo la necessità di restaurare quello che può apparire come un rassicurante passato prossimo, bensì una ricerca coraggiosa sui mutamenti delle coscienze e delle soggettività.
Assumere la soglia dello sviluppo tecnologico da valicare può portare a affrontare l’offensiva della destra con strumenti interpretativi che compongano un quadro unitario delle tante parcellizzate isole sociali dell’oggi.
Aprire un dibattito nella sinistra che superi il concetto dell’autonomia della politica dal conflitto sociale, tattica perseguita da vari decenni che ha visto il Pd rinchiudersi in recinti sociali minoritari rispetto all’insieme della società dilaniata dalla trasformazione produttiva, ma ha visto pure formazioni minori che non hanno saputo superare il limite minoritario del legame classe-partito riducendosi a formazioni autoreferenziali e condizionate anche esse dall’autonomia della politica.
Aggiungiamo il populismo “grillino” che si è trasformato da antisistema in populismo centrista e interpretiamo perché la quota di astensionismo cresce esponenzialmente.
Infiniti Mondi proprio perché si è caratterizzato come luogo di confronto e ricerca innovativa oggi può proporre al mondo della sinistra tutta un confronto serrato su questi temi, non si tratta di costruire un nuovo partito, si tratta di definire una visione alternativa all’attuale stato delle cose, di avviare processi politici su obiettivi unificanti di interesse generale di immettere il conflitto sociale nel mondo neoliberista per cambiarlo.
Un confronto particolarmente necessario nel mezzogiorno del Paese che diventa sempre più area subordinata e relegata a assistenzialismo sociale e politico.
Massimo Anselmo