La Guerra ai Migranti del Mediterraneo come secondo tema di Infinitimondi 29-30/2023 tra presente, storia, miti con contributi di Silvia Stilli, Maria Teresa Moccia di Fraia, Antonio Avilio
Articoli e interventi di SILVIA STILLI Presidente dell’Associazione delle ONG Italiane con il cui contributo prosegue la riflessione con al centro Mediterraneo e Africa che ha occupato tutto il numero precedente della Rivista; MARIA TERESA MOCCIA DI FRAIA, archeologa, che racconta di una iniziativa di grande valore culturale tesa al dialogo nel Mediterraneo, La Rotta di Enea, ANTONIO AVILIO , giovane ricercatore su Ulisse e la sacralità del naufrago.
INFINITIMONDI 29-30/2023
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Una anticipazione del saggio di Silvia Stilli.
SILVIA STILLI
“… Il ricorrente tema su cui si concentrano da tempo i governi europei è l’emergenza degli arrivi dal Nord del Mediterraneo via mare in Italia e quelli in Grecia, via terra in Francia transitando da Ventimiglia. Tema che è definito emergenza per la sicurezza e che genera la narrazione distorta di molti media italiani, ispirati da alcuni politici che l’hanno avviata, offerta in pasto all’opinione pubblica: “troppi immigrati, non ce la facciamo a sostenere gli arrivi, ad accoglierli; le navi delle ong del soccorso in mare organizzano esse stesse la venuta dell’invasione di migliaia di persone con chi gestisce la tratta degli esseri umani con i barconi e via dicendo”. L’Europa ha fatto una scelta politica chiara di indirizzo della strategia per l’APS, cui l’Italia non solo si è adeguata, ma che applica ‘oltre la lettera’, visti gli accordi con alcune discutibili democrazie del Nord del Mediterraneo. L’UE ha sdoganato l’idea di una cooperazione allo sviluppo che vede l’aiuto ai Paesi poveri da cui fuggono gli immigrati di fatto condizionato al contenimento delle partenze. Il primo pericolo è che a gestire i fondi dell’APS dei donors internazionali siano Governi corrotti e dittature, senza la condizionalità del rispetto dei diritti umani e la garanzia di interventi che garantiscano l’ownership delle comunità, che si attua invece attraverso programmi importanti affidati alle ong per la parte bilaterale e alle Agenzie delle Nazioni Unite per quella multilaterale. La premier Meloni in questi mesi insiste sul lavoro che il suo Governo sta facendo per il Piano Mattei per l’Africa, da presentare all’inizio della Presidenza italiana del G7 a giugno 2024. Non se ne conoscono contenuti e proposte, ma le missioni governative in Tunisia, Libia ed Egitto stanno indicando i Paesi target prioritari del Piano e i focus di interesse. Sono Paesi da cui partono i barconi della tratta degli esseri umani del Mediterraneo e di interesse per le nostre imprese ad investire a basso costo e sono partner di garanzia per gli approvvigionamenti energetici e per il blocco delle migrazioni in cambio di aiuti finanziari. Tutti i Paesi citati segnano un grave deficit in termini di rispetto dei basilari diritti umani. Si tratta di ‘false democrazie’ e sicuramente Tunisia e Libia non garantiscono neppure il contenimento delle fughe per mare, data l’instabilità politica e anche la grande forza che hanno i gestori della tratta degli esseri umani. L’Italia così opera, ma anche altri Paesi europei non hanno interessi differenti, a partire dalla Francia, che ha già visto il fallimento della sua presenza militare nelle missioni in Niger e in Mali per arginare i terroristi islamisti, ma di fatto volte a creare una nuova colonizzazione in cambio di aiuti. Un’ulteriore nota stonata delle politiche europee è che del budget per l’APS dell’UE nel 2021 solo il 2% è stato destinato a iniziative, progetti e programmi delle organizzazioni della società civile, di quei Paesi e internazionali. Per il 2022 il dato non cambia in positivo. Si preferiscono accordi bilaterali diretti con i Governi dei Paesi beneficiari. Senza in mezzo testimoni scomodi o in ogni caso critici di scelte non sostenibili. In Italia le ong vedono una flessione dei finanziamenti dell’APS: da un lato i programmi di emergenza sono sempre più legati ai Paesi dove sono presenti le missioni militari italiane o gli impegni comunque collegati, come l’Ucraina, non attuando una strategia di presenza umanitaria complessiva anche in altre aree di crisi importanti; da un’altra parte l’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) in quanto sottodimensionata non riesce ad impiegare annualmente con bandi e tender neppure i fondi destinati ai programmi per le ong e gli altri attori non statali, tra cui Enti Locali, Università e anche privato profit. A chi governa e ha governato in Italia pare andar bene così…”