La Segretaria del PD Elly Schlein è esposta ad una campagna faziosa ed aggressiva che mostra davvero pochi limiti da parte della destra, dei suoi giornali, in tutte le occasioni, su tutti gli aspetti e quindi, in primo luogo, avverto l’esigenza di esprimerle solidarietà e vicinanza.

E al tempo stesso, come sosteneva giustamente con chiarezza stamani a Radio Anch’io Mauro Calise, vedo l’insorgere di critiche nei suoi confronti dall’interno del suo partito con toni e modalità che si giustificano solo per il fatto di trovarsi di fronte non un uomo ma una donna. E questo c’è anche e non va taciuto..

Faccio queste due premesse, convinte, sgombro il campo da ogni fraintendimento perchè poi un confronto se ha da esservi deve poter muoversi libero, anche nella critica. Se una ricerca nuova deve partire, non può temere che qualcuno si mostri critico, altrimenti, di che rinnovamento staremmo parlando?

E, dopo la Direzione di ieri, qui viene il punto di fondo a mio modo di vedere, mi sembra emerga il problema da due lati a proposito della ricerca da avviare ed affermare sul futuro del PD, di questa forza cioè che cerca di guadagnare una sua nuova identità di sinistra dopo una lunga fase di trasformazione in forza neocentrista e neogovernativista che l’ha ridotta ai minimi termini: perchè non dimentichiamolo, è qui che l’ha trovata Schlein.

Un primo lato l’ha colto bene sempre stamani Calise: ” Il problema è se la Segretaria del PD riuscirà a cambiare il suo Partito “. Questo è sicuramente giusto e vero. C’è un tema che rimanda alla sua volontà/forza; alla forza/coesione di un gruppo dirigente intorno a lei ( C’è ? E’ in formazione come dimensione collettiva o stiamo ragionando di un personalismo che ha sostituito una lunga teoria di personalismi? ); all’apertura di canali inediti di partecipazione di iscritti ed elettori che può crescere se troveranno il modo di contare e pesare e non di essere ridotti a tifo da stadio.

Ora, tutto questo si da’ se emerge una visione, una idea di politica e di sua pratica, se la si rende percepibile. Serve un pensiero, forse addirittura qui più difficile che sugli stessi temi programmatici, perchè ci si muove sul terreno del tutto inedito derivante, dopo la crisi dei partiti di massa, anche dalla evidente crisi dei partiti personali e delle persone partito che l’hanno sostituiti in una dinamica che ha reso le istituzioni sempre meno rappresentative fino al punto che al voto partecipa solo metà o perfino meno dell’elettorato, il che configura una vera e propria crisi della democrazia fino ad un suo reale snaturamento.

E questo è preoccupante per chi non rinuncia a vedere nella politica lo strumento strumento per chi sta sotto per poter guadagnare un avanzamento di dignità e di condizione di vita con la partecipazione attiva , che poi è quel che dovrebbe connotare la sinistra.

Come la politica e la partecipazione in questo tempo? Su questo andrebbe sviluppato un confronto largo, coinvolgendo dentro e fuori dal partito e dai partiti energie, esperienze, pratiche, nuclei di pensiero pur diffusi in Italia e all’estero.

In altri termini, quale forma partito e quale forma della politica si immagina?

Chi pretendesse la risposta a queste domande da una persona sola, la Segretaria, sarebbe in evidente malafede. Ma ad una Segretaria si richiede di indicare una traccia e un percorso di lavoro. E questo neanche ieri è emerso.

Ma questo mi porta al secondo lato del problema su cui mi farebbe piacere capire che ne pensa anche Mauro Calise: ma il PD, al fondo, è riformabile? Cioè, quel partito, nella sua costituzione materiale, per come si è venuto configurando in questi oltre quindici anni di vita, è immaginabile diversamente da come è o pensarlo diverso significa anche metterne in discussione il suo essere?

In altri termini, è immaginabile una conversione sociale, ecologica e partecipata di questa storicamente determinata forma partito che abbiamo di fronte nel PD?

Semplicemente io penso che il PD sia irriformabile, non regga un processo reale di rinnovamento di fronte al quale pezzi si perdono. . In se’ non sarebbe un male se fosse il segno di un processo di riorganizzazione e di mobilitazione di forze nuove o ritrattesi della società, se ci fosse appunto un progetto condiviso ed esplicitato.

Il vero pericolo è quello del logoramento del tempo, del giocare di rimessa di scadenza in scadenza, per cui ora il traguardo da raggiungere sono le Europee e poi si vedrà…

Campa cavallo che l’erba cresce non vale in questo tempo che richiederebbe il coraggio e l’ardimento, il furore eroico , prima machiavelliano e poi bruniano, di offrire un terreno di costruzione di nuovi pensieri per questo mondo così incerto e disorientato nella crisi del capitalismo globalizzato che allarga ogni giorno di più una scia di guerra : in arme tra Stati, alla natura, ai poveri.

Che dice il PD di oggi e di domani su questo capitalismo in crisi? Lo nomina? O lo esorcizza? E se non lo nomini e non lo vedi, che politica alta potrà mai derivarne per la tua azione? In quella del piccolo cabotaggio i satrapi, i capicorrente, le persone partito, il correntismo e il personalismo esasperati dono destinati a prevalere: e, essi si, a segnare la fine ingloriosa di un intero progetto politico.

Certo che occorre una nuova capacità di mobilitazione sociale, e qui l’idea dell’Estate militante è bella. Da’ un segnale importante di direzione di marcia. Ma intendiamoci, di fronte a questa destra così aggressiva e sguaiata insieme, così neoatlantica e in Europa, così populista ma attentissima a salvaguardare gli interessi dei forti e dei potenti, non te la cavi con l’attivismo.

Vediamo la Sanità ad esempio, che è una delle mobilitazioni annunciate: ma vale anche per la precarietà, per la scuola, per l’ambiente….Per tutto. Negli ultimi 30 anni, il centrosinistra, da solo o in combinazioni istituzionali ma comunque politiche ha governato per poco meno di 18 anni sul totale. 18 anni. Se non fai criticamente i conti con la tua esperienza e cultura di governo passata, ma come pensi di reggere l’urto della Meloni che potrà dire , per anni e anni ancora, con strumentalità ma con presa anche, ma che volete, voi avete governato fino ad ora.

E allora, proprio sulla sanità, bene la mobilitazione. Ma vogliamo discutere di modello di sanità che abbiamo in testa? Di quello costruito anche con la Ministra Bindi, e nelle Regioni, oltrechè con i Governi di centrodestra e di quello non dico costruito ma neanche abbozzato nei tre anni scorsi di attraversamento della Pandemia?

Su tutto questo sarebbe interessante aprire un confronto nel paese: largo, libero, partecipato.

Andremo in questa direzione? Dalla Direzione di ieri non sembra.

***

Sento il bisogno poi di esprimere un pensiero sulla vicenda di Andrea Cozzolino. Non l’ho fatto fino ad ora per rispetto nei confronti di una situazione così difficile e complicata. E distante io da tutte le principali scelte politiche che lui ha compiuto negli ultimi dieci anni, per non andare più indietro. Davvero mi auguro, e ne sono convinto anche, che dal prosieguo dell’azione di accertamento emergerà la totale estraneità agli addebiti mossi nei suoi confronti. Certo diversi aspetti sulle modalità e sullo sviluppo delle azioni di verifica giudiziaria del Belgio lasciano più di un interrogativo. Così come un interrogativo viene rispetto alla dinamica tutta della giornata di ieri.

Dico questo in presenza di una vicenda nella quale ci sono profili di responsabilità ben precisi emersi e ammessi da parte di diversi, per me tanto più gravi perchè coinvolgono figure plasticamente emblema di una sinistra che smarrisce se’ stessa.

E poi, se mi è consentito, in tutto questo, quello che trovo grave sul piano politico è che la sinistra europea, i Socialisti e Democratici europei nei fatti abbiano dimenticato e abbandonato al loro destino il diritto di un popolo come quello Saharawi a vedersi riconosciuto come tale.

Gianfranco Nappi

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2 commenti

  1. Sulla difficoltà (o addirittura impossibilità) di riformare il PD in considerazione delle modalità della sua genesi, si può tranquillamente essere d’accordo. Non si può nondimeno non ammettere che la candidatura di Schlein alla segreteria è stata un atto di eroismo, io penso non frutto di semplice (ma nel caso specifico, rischiosissima) ambizione ma sinceramente motivata di salvare un raggruppamento politico che non si può lasciare andare al macero se si vogliono continuare a coltivare speranze di poter contrapporsi nel tempo alla micidiale deriva di destra. Riconosco i limiti evidenziati nell’articolo di Gianfranco ma penso che chi può debba aiutare la Segretaria a lavorare sempre meno di fioretto e sempre più di spada per condurre il partito nella giusta direzione, per adesso solo intravista.

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