Da qualche mese Gholam Najafi è ritornato in Italia: non è stata una fuga ma una scelta ben ponderata sostenuta da un’attenta e sofferta analisi del peggioramento delle condizioni sociali e culturali anche ad Herat, soprattutto dopo la chiusura delle Università per le donne. Gholam è stato battagliero nel non spegnere il suo entusiasmo per realizzare il suo desiderio/obiettivo: impegnarsi fattivamente lì nel suo paese per aprire scuole e creare comunità e reti per combattere analfabetismo e diffondere cultura, genuina ambizione coltivata in Italia già nella primavera 2022. Purtroppo la realtà in Afghanistan sempre più oppressiva gli ha “imposto” di non vanificare tutte le sue energie di cittadino del mondo nutrite con inenarrabili sacrifici, di non sbriciolare le sue competenze di scrittore e divulgatore della civiltà afghana – anche in lingua italiana – conquistate con immane forza di volontà.
Avevo notato un certo silenzio nella nostra comunicazione online e lo immaginavo tanto immerso nella sua nuova vita a Herat da decidere un certo distacco dagli amici italiani. Invece….Gholam mi ha cercato dopo un po’ di tempo dal suo ritorno a Venezia dove è stato accolto “a braccia aperte” dalla sua seconda famiglia; con una lunga telefonata, inaspettata, mi ha raccontato del suo ritorno in italia, di come sia stato accolto bene dai tanti amici, della ripresa serena del suo precedente lavoro nell’albergo veneziano dove da qualche anno ha acquisito un ruolo significativo e, soprattutto, mi ha voluto comunicare con soddisfazione di quanto sia stato ben presto cercato per partecipare ad importanti iniziative dedicate all’Afghanistan. Poi ha voluto condividere con me la gioia per il suo nuovo libro e per suoi racconti pubblicati online.
- Tra gli incontri in Gholam Najafi è stato protagonista segnalo:
La principessa Soraya Malek di Afghanistan è la primogenita della Principessa India di Afghanistan e, perseguendo la passione della madre oggi più che novantenne e residente a Roma dal 1929 , continua ad impegnarsi tenacemente per il suo Paese.
Gholam Najafi e la Principessa Soraya Melek di Afghanistan, a Brescia, con la promessa di continuare un percorso insieme per l’Afghanistan.
La vita della principessa India – nata a Bombay il 14 gennaio 1929 – è fatta di eventi personali strettamente intrecciati a fatti storici molto importanti legati alle vicende del padre Amanullah Khan che è stato il sovrano dell’Afghanistan dal 1919 al 1929. Il re aveva ottenuto l’indipendenza dagli inglesi e aveva governato con una politica progressista e di riforme anche a vantaggio delle donne afghane: era amato dal suo popolo perché considerato re riformatore e modernizzatore del Paese nell’attuare una politica progressista e di riforme a vantaggio anche delle donne. La moglie, la regina Soraya, è diventata il simbolo delle donne afghane perché ha avuto un ruolo importante per la loro emancipazione. Una sistematica operazione di sabotaggio da parte delle forze più retrive costrinse Amanullah Khan re ad abdicare, a ritirarsi con la sua famiglia a Kandahar, poi in India e infine in Italia con l’aiuto della Regina Elena.
Impegnata tenacemente per il suo Afghanistan, India ha narrato delle sue innumerevoli iniziative ed esperienze anche con ruoli internazionali in varie interviste. Il racconto del suo vissuto, molto interessante, è della prof. Stefania Macioce, docente di storia dell’arte alla Sapienza Università di Roma, che ha curato il libro «Scritti di Donne – 40 Studiose per la storia dell’Arte», pubblicato da EtGraphiǽ nell’ambito de «I quaderni di aboutArtonline».
Qui è da ricordare che la principessa India a Roma il 14 aprile 2023 ha celebrato i “Cento anni di amicizia tra Italia e Afghanistan” nell’ambito dell’evento “Un faro per le donne di Kabul” organizzato da Zontha Club di Roma. Partecipi anche la figlia Soraya e il figlio Eskandar. India ha dichiarato “L’Italia e l’Afghanistan sono uniti da oltre 100 anni di amicizia. L’Italia è stata il primo Paese a riconoscere l’indipendenza completa del mio Paese. Quello italiano è stato fra i primi ambasciatori a Kabul, con la sua sposa. In Italia e in Europa siamo ormai alla terza generazione di figli di quegli afghani nati qui”. Nel suo intervento ha reso omaggio ai tanti italiani che si sono prodigati in aiuti concreti per il suo popolo: un particolare ricordo per Gino Strada come colui che, dedicando la sua vita all’umanità, ha dato soccorso a malati e feriti in Afghanistan soprattutto durante l’invasione sovietica; un accorato grazie a Alberto Cairo, che per anni, insieme alla Croce Rossa internazionale ha aiutato i feriti di guerra a Kabul, e a Mons. Morelli che per diciotto ha guidato la parrocchia extraterritoriale dell’Ambasciata Italiana.
Ora uno sguardo al suo nuovo libro:
Testo originale in persiano-dari, estratto dalla Raccolta “FIORE DEL TULIPANO, pag.51
“La seconda parte di questo libro è dedicata alla mia professoressa E. Abrate: è stata lei che mi ha insegnato a scrivere e a leggere, come una madre che insegna a camminare al suo piccolo” dichiara Gholam Najafi (pag.30). Bella la premessa di Giampiero Bellingeri che, come professore dell’Università “Ca’Foscari”, lo conosce bene. Le pagine di “Il Sorriso di Melograno” offrono un’augurale introduzione di Halima khalina che, nata nel 1997 in Afghanistan, tuttora vive ad Herat. Nel 2021 si è laureata con specializzazione in “Lingua e letteratura inglese” all’Università Kahkshan Sarq Herat: non ha potuto ritirare l’attestato di laurea dopo la caduta del governo afghano. Il suo testo in lingua originale è anticipato dalla traduzione di Gholam.
Ed ora una poesia:
BOLOGNA, STAZIONE
Triste da vedere,
Triste da ascoltare.
Il 02/04/2017
entra alla stazione di Bologna…
Chi? Poliziotto…
Dicendo:
Su! Su! Sveglia! E’ la sesta volta che ti sveglio …
Lui dormiva era nel suo mondo;
magari anche sognava…triste no?
Non lo sentiva
magari non voleva essere disturbato
magari non voleva disturbare
magari non voleva essere qui…
Non ha casa, non ha valigie, non ha da mangiare
da quanto tempo sei qui?
Scendono le lacrime; non voleva dire nulla…
Ma qui sei un disturbo però,
per il poliziotto, per il guardiano, per tutti i negozi…
Entra di nuovo il poliziotto:
Su! Su! Su! È la settima volta che ti faccio alzare.
Mi capisci?
Lui, Lei, molti, tutti muovono la testa:
Capire?
Questo verbo!
Ai turisti non li toccava!
Sembra che il poliziotto stia svolgendo bene il suo compito.
Li conosceva chissà da quanto tempo.
Lo hanno visto andare via.
Il suo lavoro è arrivato al termine di questa mattina
E ora tutti possono dormire per qualche minuto…
Forse!
Le lacrime sono gocciolate un po’ dappertutto…
ogni tanto è meglio che scendano
o fanno male agli occhi…
….all’improvviso solleva la testa
sperando che fuori ci sia il sole!
Ma oggi è stato tolto
no, non c’è sole…
oggi un freddo dappertutto (pag.59-60)
Ed ora infine pensando a domani:
- GHOLAM tu Venerdì 12 maggio, nella biblioteca Passerini-Landi di Piacenza sarai protagonista di un’importante iniziativa che darà vita al confronto tra te ed un altro scrittore di origini afghane ma già conosciuto in Italia: Walimohamm ad Atai. *Si prevede che l’incontro – coordinato dal prof. Giampiero Bellingieri, esperto di lingua e letteratura turca – sarà centrato sulla vostra esperienza di emigrati e sulla situazione attuale del vostro paese di origine. Io, stasera, ti chiedo di narrarmi in modo essenziale sull’ esperienza della “tua seconda emigrazione”. Cosa provi ritrovandoti a vivere a Venezia?
GHOLAM NAJAFI: cara Rosanna, tutti si trovano bene a casa. Forse posso permettermi di chiamare Venezia una delle mie città natali perché qui trovai rifugio tra i libri di venerati poeti fin dai primi anni del mio approdare in Italia. Ritrovarmi di nuovo a Venezia, come in questa serata in cui dopo giorni di intensa pioggia si intravedono le lontane stelle che escono da qualche striscia delle nuvole sparse un po’ da per tutto, è provare sentimenti che forse non so ancora raccontare, condividere. So che mi sento a casa. La pioggia primaverile porta molto spesso i fiori prematuri: così trovai l’Afghanistan in questo mio ultimo viaggio perché dopo lunghi anni di guerre e di morti ora senza dubbio è calato il livello di ‘istruzione’ e di lavoro. Molti dei bambini invece di poter andare a scuola vanno a giocare nei musei di armi; ci sono dei luoghi dove sono stati raccolti i carri armati e altri mezzi combattuti e bruciati ed ora in disuso, ma lì per i bambini non c’è la scuola oppure i genitori non riescono a pagare il costo delle poche scuole esistenti. Dobbiamo metterci in testa che se non fosse successo quel ritiro nel 2021 sarebbe avvenuto un paio d’anni dopo perché ho visto un Afghanistan in tregua ma non in pace, in pace ma mai in un tempo lungo. Io per il momento preferisco guardare, cercare di capire che commentare. Sicuramente il mio ultimo viaggio in Afghanistan è stato un viaggio più sicuro e personalmente meno triste rispetto ai precedenti perché ho capito di avere una seconda casa a Venezia, ora non cerco di raccogliere la mia visione dai piccoli villaggi alla grande città.
Nonostante il paese è in ginocchio per i suoi mille problemi interni fra le varie etnie e causati dalla diversità religiosa, la maggior parte della gente lì vive felicemente le giornate in un modo tutto suo e io insieme a loro, ma voglio continuare anche da qui a voler portare avanti i miei progetti come aprire una scuola con la mia spesa personale: è necessario ed importante perché credo che da una piccola scuola possono nascere grandi pensatori e persone che si impegnano per un futuro più giusto. Questo io auguro: una istruzione che venga diffusa per convivere meglio , me lo ha insegnato la mia esperienza personale perché ho imparato a leggere e a scrivere con tanta fatica ma solo così ho potuto scoprire il mio talento e la mia passione per la cultura e trovare accoglienza e convivenza con particolare facilità qui.
È bello ritrovare accoglienza anche in InfinitiMondi.
Rosanna, vogliamo creare una nuova nostra rete?”
Certamente SI, Gholam!
Rosanna Bonsignore
***
* Walimohammad Atai, è nato in Afghanistan nel 1996, ha seguito l’esempio del padre, oppositore politico e quindi ucciso dai talebani. Ben presto ha iniziato sue battaglie per i diritti umani. Aperta una scuola laica nel suo villaggio è stato accusato dai talebani di essere una spia; dopo aver subito un attentato da cui sopravvive miracolosamente ha voluto dare un consapevole cambiamento alla sua vita: lascia il suo paese, chiede e ottiene asilo in Italia e qui si impegna alacramente in un capillare lavoro di informazione e dialogo interreligioso e interculturale. È laureato in Scienze della mediazione linguistica e in Scienze dell’educazione, ha ottenuto la specializzazione con laurea magistrale in “ Relazioni internazionali e scienze politiche” presso l’Università degli studi di Pavia. Lavora come interprete, mediatore interculturale, educatore pedagogico ed è presidente dell’associazione per i diritti delle donne afgane FAWN (Free Afghan Women Now). Costantemente scrive ed informa su verità sull’Afghanistan celate dai mass media, collabora con l’agenzia di stampa internazionale “Pressenza” e con altri media per aggiornare sugli avvenimenti del suo paese. Autore di “Ho rifiutato il paradiso per non uccidere” e “Il martire mancato, come sono uscito dall’inferno del fanatismo”, entrambi editi da “Multimage”.