Pino Cantillo ci ha lasciati. Nel giro di pochi mesi Salerno, la Campania e la cultura italiana perdono due riferimenti assoluti: poche settimane fa anche Peppino Cacciatore, suo grande amico, ci aveva lasciati.
Ci stringiamo con partecipazione al dolore della sua famiglia.
Anche Pino è stato uno degli intellettuali piú vicini all’esperienza di Infinitimondi fin dal suo sorgere e vi ha contribuito con interventi, suggerimenti, partecipando a tante presentazioni pubbliche.
Ha concorso da protagonista al nostro sforzo teso a impostare una lettura diversa da quella affermatasi tra i suoi eredi-demolitori ‘democratici’ di Enrico Berlinguer.
In un lavoro parallelo con Peppino Cacciatore e con Mario Tronti ha dato un contributo fondamentale all’uscita di uno dei frutti più importanti del nostro lavoro, il numero monografico dedicato a Utopia, al bisogno divenuto impellente di pensare ad un altro modello di società.
L’avevamo sentito qualche settimana prima della scomparsa di Peppino per impostare un nuovo numero della Rivista da dedicare a Giordano Bruno e al suo maestro Aldo Masullo: proprio sulla lettura bruniana di Aldo egli avrebbe voluto concentrare la sua attenzione.


Al Convegno promosso da Infinitimondi nel giugno 2018 dedicato a Enrico Berlinguer e concluso da Aldo Tortorella. Nella foto Pino Cantillo con Gianni Cuperlo e Pietro Folena


Il nostro rapporto con Pino risaliva a più indietro nel tempo, alla militanza nel PCI e alla comune lotta per trarre una conseguenza diversa alla rottura dell’89: non di acquietamento e nei fatti di resa della sinistra di fronte alla rivoluzione neocapitalistica ma di apertura coraggiosa di terreni nuovi di ricerca critica.
E poi in particolare io ricordo il comune impegno, in cui da Segretario dei DS campani lo coinvolsi da protagonista, nella scrittura di un Progetto di Riforma del Partito fondato su partecipazione, volontariato civile attraverso la nascita di una Banca del tempo; ancoraggio alla società; formazione di tre organismi promossi dal partito di partecipazione del mondo associativo e delle competenze sui temi delle politiche sociali e della sanità , dell’innovazione, della legalità che affidammo a personalitá del calibro di Adriana Buffardi, Gino Nicolais, Amato Lamberti; disegno di incompatibilità tra funzione di direzione del partito e di presenza nei suoi organismi rappresentativi e partecipazione a consigli di amministrazione di società pubbliche o partecipate.
Erano i primi mesi dopo il voto delle regionali del 2005 in Campania; Bassolino aveva appena stravinto quel passaggio, ma noi avvertivamo il bisogno di reagire di fronte alla prospettiva di ogni annullamento del ruolo del soggetto politico nella dimensione del governo-potere e di fronte alla realtà di gruppi, cordate, filiere che all’ombra delle correnti – spesso con la compiacente legittimazione del gruppo dirigente nazionale del partito, con Piero Fassino segretario, in funzione di contenimento dell”anomalia’ campana – e lo facevamo con questo Progetto di riforma cui Pino, con la sua autorevolezza morale diede un contributo decisivo.
Quel tentativo ebbe uno spazio di vita molto breve. La spinta a riassorbirlo prevalse ritrovandosi in ció un interesse comune sia tra chi viveva l’assoluta e patologica dipendenza del partito dalla funzione di potere, la Salerno deluchiana che da lí a poco l’avrebbe esportata in modo totalizzante a livello regionale, sia in parte significativa delle stesse figure di partito più interne all’esperienza napoletana bassoliniana o presunte tali. Poi arrivó un altro gruppo dirigente al partito regionale che derubricó con convinzione il tema. Poi arrivó la crisi la crisi dei rifiuti che tutto travolse.
Rimane il valore di quella traccia cui proprio Pino seppe dare il suo fondamentale contributo.
Dovremo tornare sul contributo grande che Cantillo ha dato alla cultura e alla sinistra italiana.

Ora, ciao Pino. Grazie Pino.

Gianfranco Nappi

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