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“Non abbandonate il futuro”: lettera aperta a Schlein e Conte per un progetto ecologista


La lettera aperta di GIANNI MATTIOLI, VINCENZO NASO, MASSIMO SCALIA, GIANNI SILVESTRINI

Gentile segretaria Elly Schlein e gentile presidente Giuseppe Conte,

vi scriviamo, come già facemmo col premier Mario Draghi, nella nostra qualità di esperti di energia che hanno avuto un ruolo non secondario nel proporre e realizzare l’attuale sistema energetico nazionale. Un sistema fondato, nella voluta assenza del nucleare e nel ruolo sempre più marginale del carbone, su un’ampia disponibilità di gas, di gran lunga il meno inquinante dei combustibili fossili. Una transizione che inaugurammo oltre trent’anni fa, con largo anticipo su quella che oggi tenta la Germania, e che oggi in Italia — illustravamo a Draghi — non ha più motivo di essere. Speravamo che il Governo, con la più ampia maggioranza della storia politica dell’Italia repubblicana, potesse dar seguito ad alcune importanti indicazioni che costituivano al tempo stesso un obbligo rispetto all’accelerazione dei drammatici fenomeni innescati dal global warming, ma anche un’occasione eccezionale per imboccare di slancio la necessaria transizione energetica e dare un futuro di sostenibilità e di lavoro anche ai nostri figli. E nipoti.

Così, purtroppo, non è stato. Un solo esempio. Un impegno serio e possibile nelle fonti rinnovabili, rispetto al “bacino” dei 180 GW che già tre anni fa risultavano a Terna come richieste di allaccio alla rete, avrebbe ottenuto a oggi una quasi totale indipendenza dal gas russo — si pensi a quanto è costato all’Italia e alle famiglie il caro energia — e un avvio deciso verso una società sostenibile. Eh sì, perché non siamo davvero i soli nel contesto internazionale a ritenere che l’energia, come la si produce, come la si consuma, sia il cardine del new green deal, ribadito con forza dall’Unione Europea con “RePowerEu”. E, sul terreno dei concreti programmi politici, valga il piano della California, che anticipa di cinque anni l’obiettivo “Net Zero by 2050” e che spinge il Governatore di quello Stato, il cui Pil è quarto al mondo e superiore a quello della Germania, a dichiarare all’inizio di quest’anno: «La California sta guidando la trasformazione economica più significativa del mondo dalla rivoluzione industriale: stiamo riducendo l’inquinamentovoltando pagina sui combustibili fossili e creando milioni di nuovi posti di lavoro».

António Guterres Segretario generale delle Nazioni Unite: «La bomba a orologeria climatica sta ticchettando; l’ultimo Rapporto dell’Ipcc è una guida pratica per disinnescare la bomba a orologeria climatica, una guida di sopravvivenza per l’umanità»

Niente di tutto questo, ahimè, nel nostro Paese. Quell’urgenza del “Non c’è più tempo”, proclamata quasi all’unisono dai capi di governo, sicuramente da Draghi, al G20 di Roma e alla Cop26 di Glasgow, si è da noi sfilacciata e dispersa. Eppure, a ribadire il carattere drammatico della presente situazione, è di nuovo intervenuto il 20 marzo scorso il segretario delle Nazioni Unite, António Guterres, in occasione della presentazione del Rapporto di sintesi dell’Ipcc, affermando: «La bomba a orologeria climatica sta ticchettando. Ma il Rapporto di oggi è una guida pratica per disinnescare la bomba a orologeria climatica. È una guida di sopravvivenza per l’umanità. Come dimostra, il limite di 1,5 °C è raggiungibile». Invitando poi tutti i governi a intraprendere azioni drastiche per ridurre le emissioni investendo in energie rinnovabili e tecnologie a basse emissioni di carbonio. E rivolgendosi ai paesi ricchi — noi siamo inclusi — ha aggiunto che l’obiettivo delle zero emissioni nette di gas serra sia «il più vicino possibile al 2040».

Nell’attuale nostro Governo, uno dei vicepremier si balocca su proposte tempestive e altamente attendibili come il “ponte sullo stretto” o il nucleare da fare “a Baggio”, sua residenza, mentre l’altro si fa espropriare gli interventi più importanti di politica estera dal ceo dell’Eni, Claudio Descalzi, che, in verità, più che sembrare è il vero dominus dell’Amministrazione Meloni. Senza alcun pudore per i suoi risibili obiettivi — 15 GW di rinnovabili entro il 2030, a fronte dei 100 GW della Total e di 50 GW della Bp, concorrenti dirette dell’Eni, alla stessa data —, Descalzi propone l’Italia, forte della sua posizione nel Mediterraneo, come hub del gas per tutta l’Europa del Nord. Subito accompagnato dal cinguettio omofono di Giorgia Meloni, in nome della «sovranità energetica nazionale», nella visita di governo fatta dalla premier in Algeria, nostro storico fornitore di metano. Barattare per “Piano Mattei” la miopia politica di chi vuole idrocarburi, ora e sempre, è l’insulto a un grande italiano che pagò con la vita il suo coraggio e la sua visione, allora sicuramente innovativa perché proprio in quegli anni il petrolio spodestava il carbone dal 1° posto mondiale delle fonti energetiche primarie.

Claudio Descalzi (ceo dell’Eni), vero dominus dell’Amministrazione Meloni: barattare per “Piano Mattei” la miopia politica di chi vuole idrocarburi, ora e sempre, è l’insulto a un grande italiano che pagò con la vita il suo coraggio e la sua visione innovativa proiettata al futuro

A fronte di questi comportamenti, ci rivolgiamo a voi. Francamente non certo incoraggiati dalla grande occasione che i vostri partiti hanno perso nel non presentarsi, neanche alle elezioni, come quelli che chiamano a raccolta per realizzare il futuro che vogliamo. Ci rivolgiamo a voi nella speranza che diate vita a un grande progetto per la riconversione ecologica dell’economia e della società, come da decenni richiedono in tutto il mondo i movimenti ambientalisti e come lo stesso Papa Francesco ha da tempo indicato, con mirabile sintesi, nella sua «Laudato si’». Un progetto da trasformare, com’è possibile, in programmi e azioni concrete, col coinvolgimento delle strutture e delle istituzioni rappresentative di cui abbonda la nostra democrazia. Un progetto che dia priorità al lavoro, ma, al tempo stesso, all’educazione e alla ricerca, e teso a dare risposte credibili ai giovani e al loro futuro.

È un impegno colossale che necessita della partecipazione diretta dei cittadini, anche in forme di rappresentanza e direzione politica di una nuova forza, come tentò a suo tempo l’Ulivo. Una partecipazione diretta alla politica, che è richiesta come esigenza in molte situazioni europee, ma non solo, e che rimonti l’attuale disgusto per la politica così impietosamente misurato dalla costante crescita dei non votanti alle elezioni. Nel 2007 fu il Consiglio d’Europa, lanciando i “tre venti per cento al 2020”, a proporre la gigantesca trasformazione nel nostro modo di produrre e consumare energia per far fronte all’incombere del cambiamento climatico e alle sue drammatiche conseguenze. Rese sempre più esplicite anche dall’entità dei flussi migratori, dalla componente dei “rifugiati climatici” che sta già soverchiando quella dei rifugiati politici, cioè coloro che fuggono da conflitti, stermini e negazione di fondamentali diritti umani. Nel 2023 la Ue ha alzato il tiro proponendo di raggiungere il 42,5% di rinnovabili sui consumi energetici al 2030, un obiettivo molto ambizioso che comporterebbe per l’Italia che il 75-85% dell’elettricità generata sia verde.

Oggi si tratta, dunque, di invertire “la rotta verso l’inferno” e dare vita, invece, a una società piena di un futuro che valga la pena di vivere. Per tutti.

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