Filippo
“Il Pci è una giraffa”, amava dire Togliatti, sempre descritto come un rigido professore, e invece ironico e spregiudicato nei suoi giudizi. Perlomeno a partire da un certo tempo, a metà degli anni ’50, quando il suo partito si dichiarò ufficialmente in favore di una propria via al socialismo, che doveva essere “italiana”, e dunque non solo non sovietica, ma nemmeno simile a quella degli altri partiti comunisti europei che a lui non piacevano affatto. L’animale prescelto per sottolineare la diversità non poteva essere che quella anomala bestia dal collo e dalle gambe lunghe lunghe, differente da ogni altra.
Ho fatto questa doverosa premessa per cominciare a parlare del Circolo culturale Francesco De Sanctis, creato, e poi sempre animato, da Filippo Maone ed altri compagni ed amici a Napoli nel 1960. Perché a contribuire alla preziosa diversità del PCI sono certamente stati i molti circoli culturali che dai comunisti sono stati via via costruiti un po’ovunque, diventando centri di confronto, aperti alle nuove culture, generazionali e geografiche. Canali di innovazione, insomma, prezioso vaccino contro ogni chiusura dogmatica. Polmoni. Spesso, proprio per via della loro sacrosanta curiosità per il mondo, non propriamente ortodossi. Come infatti fu quello di Napoli rispetto ad una leadership del PCI piuttosto sospettosa.
Ho detto “ a partire da metà degli anni ’50”, perché in effetti prima la chiusura dei comunisti nel loro mondo non era stata una scelta, bensì una condizione imposta dalla guerra fredda e dal clima persecutivo che ne era derivato soprattutto dopo la sconfitta elettorale del Fronte Popolare – alleanza socialista e comunista – nel 1948. Venne eretto, allora, un vero muro nella società che divise a lungo i comunisti dagli altri, persino nel divertimento: fu allora che sorsero le Case del Popolo, con annesso il campetto di calcio e le balere, di cui i giovani democristiani potevano fruire nelle parrocchie.
Fu solo più tardi che la forza nel frattempo acquisita dal Pci riaprì la società civile tutta. I circoli culturali furono i primi ponti.
E tuttavia ci furono circoli e circoli: il De Sanctis di Napoli fu fra loro un’eccellenza, unico per il livello di coloro che ne furono protagonisti, come organizzatori e come ospiti, per l’influenza che ebbero nelle rispettive città di nascita…”.


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