Dichiarazione dell’Autore

Sono particolarmente contento per questo lavoro che è quello dove c’è meno politica tra tutti quelli che ho realizzato fino ad ora ma che in un certo senso forse è il più politico di tutti. Grato a Piero Bevilacqua per la bella Prefazione che ha voluto scrivere. E grato ai primi che ne discuteranno pubblicamente martedì 21 marzo alle ore 17.30 all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli : Carmine Nardone, Emma Buondonno, Ottavio Ragone e Luigi Mascilli Migliorini. E grato anche all’Istituto che ancora una volta accoglie nei suoi prestigiosi spazi una iniziativa di Infinitimondi.

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Dalla Prefazione di Piero Bevilacqua

Questi Frammenti di storia delle civiltà  del grano e del pane nel Mediterraneo  di Gianfranco Nappi,  che raccolgono con coerenza e pazienza i frutti di appassionate ricerche condotte nel corso di molti  anni, costituiscono una espressione insolita nella storiografia italiana. Mi riferisco, ovviamente, alla storiografia modernistica, che insieme alla medievistica e all’antichisitica rappresentano l’espressione più alta e prestigiosa della nostra ricerca storica. Ogni riferimento o confronto con la storiografia italiana dell’età contemporanea apparirebbe stonato, essendo diventata quest’ultima, a partire dal nuovo millennio, una disciplina monocorde, quasi interamente interessata (salvo poche eccezioni) ai temi della vita politica nazionale. E perciò inevitabilmente specchio della perifericità politica e culturale del nostro Paese nell’età contemporanea. Dovrebbe essere noto che salvo le pagine del Risorgimento nazionale a metà ‘800 e gli anni della fondazione della Repubblica, la ricostruzione delle vicende politiche italiane costituiscono una storia minore del nostro tempo.

Perché è insolito questo libro di Nappi? Innanzi tutto perché ha come soggetto principale delle vicende narrate non un  leader  di partito, né un uomo di stato, nessun caso politico o storia di comunità, città o Paese. Il protagonista principale è il grano, questa pianta fondamentale che è stata per millenni alla base dell’alimentazione umana e della sua stessa possibilità di sopravvivenza.  Una scelta tutta braudeliana, sulla scia della migliore storiografia delle <<  Annales >> francesi, che nella seconda metà del ‘900 hanno fatto della disciplina storica una delle  più alte espressioni conoscitive e culturali della cultura mondiale.  Proprio Braudel, molto citato in questo testo, aveva compiuto una rottura ardita con il suo libro maggiore, rendendo sin nel titolo soggetto della sua vasta ricostruzione plurisecolare, il mare, il Mediterraneo. E significativamente, per rimarcare il conservatorismo culturale italiano, in nostro più avanzato editore, Einaudi, che ha tradotto la Mediterranée e le monde méditerranèe à l’époque de Philippe II, non ha avuto il coraggio di conservare il titolo originale, ma l’ha trasformato, com’è noto, in Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II. Della geografia non si può fare storia. Per la cultura dominante italiana la vicenda umana sembra svolgersi fuori da ogni determinazione territoriale e spaziale.

La seconda novità del lavoro di Nappi è che esso travalica le delimitazioni temporali che separano scolasticamente la disciplina storica: età medievale, moderna, contemporanea, ecc. L’autore infatti avvia il suo racconto dai nostri giorni, accennando alla vicenda dello sblocco delle navi cariche di cereali, che dal porto di Odessa, investito dalla guerra Ucraina – Russia, sono potute partire per i porti dell’Africa e altri Paesi, per poi spaziare all’indietro, attraversando le epoche, toccando anche il mondo  antico e i primordi della stessa agricoltura. E questo per la semplice ragione che quella del grano, come dice l’autore << è una storia antica>>.

Ma l’autore dichiara in maniera quasi perentoria le ragioni fondative del suo lavoro di storico, l’aver messo al centro della sua narrazione questo cereale: <<Il grano ha rappresentato il principale prodotto trasportato in lungo e in largo nel Mediterraneo. Più del pesce che si conserva solo essiccato o sotto sale e meno raccontato del più ricco commercio delle spezie, esso tuttavia ha rappresentato la base su cui tutti gli altri commerci hanno trovato solidità consentendo alle più importanti città mediterranee, dell’antichità come del medioevo, di crescere e prosperare. E al tempo stesso vedendo le stesse città messe in un angolo se gli approvvigionamenti di grano necessari si interrompevano, vuoi per carestie che per guerre>>.

Ma l’aver scelto questa  pianta  alle origini della civilizzazione umana, per lo meno di gran parte dell’Europa e del Medio Oriente – perché altre regioni del mondo si sono sviluppate grazie alla coltivazione di altri cereali, il mais in America Latina e il riso nei grandi paesi dell’Asia – spinge l’autore a fare una storia tutta fondata sulla geografia. Geografia dei porti e geografia dei commerci internazionali via mare. Così il racconto di Nappi si sofferma su Pozzuoli, Odessa, Alessandria d’Egitto, Amalfi,  Rodi, ecc. E in questo girovagare per il Mediterraneo, ricostruendo di scorcio le fortune e il declino di grandi empori, stati, Repubbliche e snodi dei traffici internazionali, l’autore ricostruisce un aspetto rilevantissimo della storia delle epoche precapitalistiche. E’ poco noto, infatti, che l’economia dominante dei secoli passati, quella commerciale, è stata per necessità una economia internazionale, assai prima di essere nazionale. L’economia nazionale, di fatto nasce e diventa protagonista, quando, grazie alle ferrovie e a sistemi stradali diffusi, i vari Paesi costruiscono il mercato interno. In passato i territori avevano una infrastrutturazione viaria molto ridotta. Fino a quasi tutto il XIX secolo, tanto per fare un esempio, era più facile e meno costoso trasportare derrate da Napoli a Marsiglia, dunque via mare, che non da quella città a Matera o all’Aquila. Lo chiarisce bene l’autore  proprio a proposito del grano:<< E allora, la via privilegiata è il mare e il Mediterraneo è solcato nei secoli da intere flotte che lo trasportano.  E con il mare, l’acqua dei fiumi: praticamente tutti i mercati utilizzati dal commercio dei grani sono situati sulle rive del mare.>>

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