Voglio parlare di Nola, città importante dell’area metropolitana di Napoli, punto di incrocio e di servizi logistici, commerciali, e di attività industriali che connettono tutta la Regione.

E voglio denunciare l’incredibile assalto al territorio che vi si sta determinando in un silenzio incredibile e assordante.

Non si può imputare all’attuale Amministrazione comunale alcuna responsabilità per tutte le decisioni, assunte ai più diversi livelli in questi anni e non ultimo dallo stesso Ufficio tecnico comunale, che stanno conducendo ad un consumo di suolo a Nola e dintorni senza precedenti. Poi, fa sorridere che invece si pianga per ogni allagamento, per ogni dissesto idrogeologico, per ogni colata di fango, per i cambiamenti climatici…

Il suolo è una risorsa fondamentale che nel nostro paese si dilapida irresponsabilmente, si consuma, si impermeabilizza, si asfalta e cementifica: perchè rimane ancora, in un’economia drogata e ad alto impatto degli interessi della camorra, uno dei modi per estrarre valore nel modo più rapido e alto possibile.

Che sta accadendo allora a Nola? Siamo nel pieno della cementificazione di milioni di metri quadri. Si, milioni. Senza una visione, senza un governo, senza una cura del territorio, già sfregiato dalle cave che lo hanno ferito in più punti. Si attuano spezzoni diversi di decisione che, sommandosi, stanno determinando un vero e proprio disastro che avrà conseguenze non secondarie in termini ambientali e di qualità della vita per tutti.

ESPANSIONE ASI PER 2.000.000 DI METRI QUADRI, CON GLI SBANCAMENTI IN CORSO.

Si veda il bel reportage che ha realizzato Guido Grosso su queste pagine:

A QUESTI SI AGGIUNGONO 800.000 METRI QUADRI DI ESPANSIONE DELLA ZONA ECONOMICA SPECIALE.

Ma perchè consumare suolo nuovo, peraltro, nonostante tutto, ancora uno dei più fertili d’Europa per fare spazio a capannoni che daranno lavoro fondamentalmente trasferito con l’aggiunta di poche decine di nuove unità soltanto e azzerandone molte di più, quando tra Napoli e Caserta vi è un cimitero di vuoti industriali che potrebbero essere recuperati, ristrutturati, messi a disposizione di tutti gli eventuali fabbisogni nuovi?

UN PROFLUVIO DI NUOVI CENTRI COMMERCIALI CHE SI ACCATASTANO LUNGO LA STATALE 7 BIS A DISTANZA DI POCHE DECINE DI METRI L’0UNO DALL’ALTRO

Centri Commerciali, Ipermercati, Discount, anche qui senza un ordine, una regola, un principio: di tutto e di più. Altre migliaia di metri quadri occupati e impermeabilizzati. Peraltro in un’area in cui certo non è che mancassero strutture del genere e mentre invece altre storiche si chiudono gettando sul lastrico centinaia di lavoratori e lavoratrici come con le COOP di Vulcano Buono e Afragola : MD e LIDL attaccati l’uno all’altro; nuovi iper Piccolo all’uscita dell’autostrada che da solo vale quasi quanto gli altri per area occupata. Altri si preannunciano de sono in allestimento. E in questa sede non sfioriamo neanche il tema di cosa voglia dire una espansione della Grande Distribuzione Organizzata con i suoi prodotti a buon mercato frutto di una agricoltura intensiva che colpisce l’ambiente , la salute dei consumatori e destruttura le economie agricole locali.

PERFINO UNA NUOVA SEDE UNIVERSITARIA PER LA PARTHENOPE IN SPREGIO AL BUON SENSO COLLOCATA IN UN’AREA TRA LE PIU’ INTASATE DEL TERRITORIO…

...dove si concentrano, già oggi in un fazzoletto di terreno già congestionato, l’Ospedale più grande che serve un bacino di oltre 500.000 abitanti, 2 Istituti superiori, 1 Scuola Media, 1 Seminario Vescovile, 1 Istituto parificato. E qui, allora, dove già non ci si muove normalmente, si colloca la nuova sede dell’Università: altra densificazione di un territorio già altamente intasato e impermeabilizzando l’ultimo quadrato di terreno libero in questa congerie di strade, funzioni e servizi.

E perchè qui e non nella Caserma Ex’48, un monumento straordinario della storia del territorio e altrettanto straordinario per dimostrare incuria e abbandono? Lì, dove in un’ala erano già stati investite risorse ingenti per il recupero, lì, fuori centro, vicino a Circumvesuviana e Fs, vicino allo snodo stradale e autostradale. No, lì no…

E mentre discutiamo di tutto questo non dobbiamo mai dimenticare che siamo in un bacino che già oggi presenta livelli di inquinamento dell’aria tra i più alti del paese – come denuncia con meritoria insistenza Gennaro Napolitano con l’Associazione Medici per l’Ambiente – con una quantità di giornate di sforamento dei limiti di presenza di polveri sottili e di altri inquinanti nell’aria che è superiore alle città più inquinate del Nord: in questa situazione : impermeabilizzare ulteriormente con un ulteriore contributo all’incremento di temperatura, intensificare e rendere ancora più caotico l’impatto della mobilità autoveicolare significa andare incontro ad un ulteriore incremento dei livelli di inquinamento dell’aria.

E allora, per tornare al Comune di Nola: è ben vero che si scaricano oggi responsabilità del passato, ma ora, però, tu, nuova Amministrazione, che fai? Ti stai interrogando? Stai sollecitando gli altri Comuni dell’area coinvolti non meno di Nola negli effetti di questa situazione? E la Città Metropolitana, con a capo un Nolano autorevole, ha nulla da fare e da dire? E la Regione Campania, massima istituzione che su tutto lo spettro di temi sollevato avrebbe titolo e dovere di intervenire, e che brilla per una assenza clamorosa, che dice?

E i partiti, i sindacati, tante associazioni?

Oltre dieci anni fa ideammo, progettammo e finanziammo con un impegno che considero ancora tra i più belli della mia trascorsa esperienza politica, dalla Regione Campania con l’Architetto Andreas Kipar – che aveva concorso al programma di risanamento ambientale dell’area della Rhur in Germania .

Quel Grande Progetto, che disegnava non solo un programma di risanamento ambientale ma di vero e proprio sviluppo fondato sulla valorizzazione dell’ambiente e di un tessuto di emergenze culturali unico unitamente al recupero e rilancio di una agricoltura di grande qualità, mobilitò Associazioni, soggetti sociali, Comuni, Università, fu poi messo nel cassetto e definanziato dalla Giunta Caldoro, senza che i Sindaci di Nola dicessero alcunché, e poi definitivamente dimenticato dal successore di Caldoro per lunghi anni.

Quel Progetto di risanamento dei Regi Lagni, che puntava a farne da Terra dei fuochi Giardino d’Europa, con una dorsale verde di un bosco di circa 60 chilometri, dalle colline avellane a Castelvolturno, dopo oltre dieci anni di oblio è stato ‘ripescato’ grazie ne voglio dare atto, ad una idea dell’Agenzia Nolana , alla sensibilità del Ministro Carfagna, poco più di un anno fa, e ad una iniziativa di Paolo Russo. Ha ricevuto un primo finanziamento di 200 milioni dai Governi precedenti all’attuale, non ha ricevuto ancora 1 euro dalla Regione Campania ed è oggi affidato ai Comuni dell’area e al Consorzio di Bonifica del Volturno che con Francesco Todisco sta sviluppando un impegno di grande valore di coordinamento.

Torneremo a parlarne. Ma quel che vogliamo qui sottolineare è che questo intervento non può coesistere con questo scempio del territorio in atto: se ne compromettono le ragioni fondanti.

E allora, in questo territorio, dove fervono iniziative culturali, incontri, iniziative di legalità, presentazioni di libri, convegni; dove si è recentemente ricordato ad un livello molto alto Giordano Bruno, sarebbe bene non dimenticare che tutto questo senza la cura del bene comune si riduce ad uno sterile autocompiacimento.

E allora se c’è da levare la voce, questo è il momento.

Ed è anche il momento che quei tanti , che per fortuna non sono pochissimi, hanno a cuore il futuro del territorio e del suo ambiente; si impegnano da lungo tempo per questo – e tra i quali ci permettiamo di inserirci buon ultimi della fila – trovino il modo di ritrovarsi e di rilanciare un terreno che è di idee, di cultura ma che non può non essere anche di lotta.

Proprio da Bruno e da figure come quella di Aldo Masullo ci dovrebbero venire l’indicazione, la forza, ma anche un vero e proprio vincolo morale, di investire sulla cultura, sull’idea che la cultura fa comunità e che non ci può essere nessuna cultura sulla sua negazione principale: la riduzione dell’ambiente, o se volete del creato, a cosa inerte da saccheggiare e violentare per l’interesse e il profitto di pochi.

Gianfranco Nappi

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