In libreria la terza raccolta poetica del poeta e scienziato napoletano Bruno Galluccio, “Camera sul vuoto”( Einaudi); si consolida sempre più il favore del pubblico e della critica verso un autore che nel circuito di produzione e fruizione ‒ non molto ampio in termini di lettori rispetto ad altre forme di espressione letteraria ‒ della poesia italiana occupa ormai un posto di primo piano. Ciò è un risultato importante anche per la città di Napoli, dove la ricca produzione poetica contemporanea, sicuramente in diversi casi di livello molto alto, non sempre è stata accompagnata da un riscontro editoriale nazionale adeguato. Galluccio, come richiamato da Paola Guizzi nella recensione inedita a Camera sul vuoto che si può leggere qui di seguito, oltre alla trilogia suddetta per la celebre collana bianca di Einaudi, ha pubblicato, con le acqueforti di Lino Fiorito, il volume “Carte d’imbarco” (2017) per le preziose edizioni de “Il Laboratorio” di Nola di Vittorio Avella e Antonio Sgambato (https://puntocritico2.wordpress.com/2019/03/18/il-deserto-di-ghiaccio-dellastrazione-su-carte-dimbarco-di-bruno-galluccio-e-lino-fiorito-nola-2017/), la stamperia-officina calcografica che ha prodotto nei tanti anni di attività, in tiratura limitata, dei veri e proprio gioielli, i suoi libri d’arte.
Pubblichiamo per i lettori di “Infiniti Mondi” una poesia tratta da “Carte d’imbarco”, in cui l’indagine scientifica giunta allo “stadio positivo”, potremmo dire utilizzando in senso metaforico la nota espressione di Auguste Compte, ha sostituito alle “divinità” il linguaggio, la visione geometrico-matematica del cosmo. A seguire la interessante ed originale recensione di “Camera sul vuoto” di Paola Guizzi:
siamo arrivati all’estremo limite
le ore scendono curvano negli angoli
procedono lungo forze tangenti
il cielo un tempo abitato dagli dei ora ospita
lo sguardo di fuochi geometrici e traiettorie
di asintoti che accolgono il concetto d’infinito
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RECENSIONE DI PAOLA GUIZZI
Camera sul vuoto è un libro che si è fatto molto attendere, arriva a sette anni di distanza dall’ultimo volume della prestigiosa collana bianca Einaudi, il secondo per l’autore, che può vantare ben tre pubblicazioni nella stessa (Verticali, apparso nel 2009; La misura dello zero, nel 2015). In realtà, tra il secondo e il terzo dei testi citati Galluccio ha anche realizzato nel 2017 un progetto editoriale in collaborazione con l’artista Lino Fiorito (Edizioni Il Laboratorio, Nola). Il tempo trascorso, però, ha portato a una raccolta matura che, come tutte le opere importanti, ci mostra un percorso.
Il libro, uscito ad agosto 2022, vanta già molte recensioni e tante sono state le interpretazioni in merito al titolo e ai due vocaboli che lo compongono e riguardo al numero di parti in cui è diviso. Naturalmente, anche chi scrive si è data una spiegazione a entrambe le cose, molto differente, però, rispetto a quelle dei critici che si sono già espressi.
In Camera sul vuoto, come nelle precedenti raccolte, il poeta sviluppa temi scientifici sperimentando un linguaggio solo apparentemente tecnico, sempre alla ricerca dichiarata della bellezza, comune a entrambe le discipline, Scienza e Poesia.
All’inizio i versi sembrano impartirci lezioni sulla cosmologia, ma scopriremo che, in realtà ciò di cui si parla è altro.
La raccolta si compone di nove sezioni e ed è immediata l’associazione al sacro (multiplo del numero tre della Trinità cristiana), alla mitologia (le nove Muse) e, ovviamente, alla scienza (nove pianeti). Il numero nove, però, può suggerire anche altro, e qui ci viene in soccorso il titolo, “camera”. Questa parola è stata intesa ora come “nido”, ora come “prigione”, in ogni caso come spazio limitato, in contrapposizione all’altro termine presente nel titolo, “vuoto”. “Camera” potrebbe, però, avere anche un altro significato: quello di “camera gestazionale”, ed ecco che il numero nove assume un significato chiaro, rivelatore. Nove sono i mesi che portano dal concepimento alla nascita di un bambino.
A supportare questa interpretazione non pochi versi, disseminati come briciole di pane a indicarci la strada in un sentiero oscuro. Un verso della poesia che apre la raccolta parla di “un inizio che non è un inizio / perché non esisteva un prima”, mentre l’ultimo è “l’azzardo di creare spazio e tempo”. “Creare”. E di creazione si parla anche nelle liriche che seguono, che andrebbero rilette, non in un’ottica cosmologica, ma antropologica, permettendoci di seguire le fasi di sviluppo dell’embrione prima, e del feto poi.
Bellissima la poesia in cui apparentemente si descrive una biblioteca di impronta borgesiana, in cui l’autore nuota. In essa si citano tipologie di testi e nomi di scienziati, ma come non interpretare “la luce rossastra e fioca” e l’acqua in cui nuota il poeta, se non come l’ambiente uterino, colmo di liquido amniotico? Infatti, la poesia si chiude con i versi: “Freud rovista nel proprio buio e le mani galleggiano / prima che emerga la fronte / prima che si possa aderire a un’alba”, con una chiara allusione, quindi a un parto.
Il percorso individuale e insieme collettivo verso cui ci guida Galluccio prosegue nella poesia che, non a caso, si apre con il verso “Il viaggio segue la colonna vertebrale della madre” e seguita con versi intensissimi, in cui ogni termine rivela un inconsapevole timore del distacco dall’utero materno, che avverrà inevitabilmente al momento della nascita.
La tristezza per il senso di perdita per qualcosa che finisce si avverte in quella che è forse la più bella poesia della raccolta, “Luce che si sporge sulle lacrime nere”, in cui tale sentimento è reso nel sostantivo “fango” associato a un apparentemente poco rilevante aggettivo “bruno” che, però, assume un significato pregnante, dal momento che coincide col nome proprio dell’autore. Galluccio si sente come bloccato nel fango, ma in questa poesia si ammette che esiste una possibilità: “nell’inverso dei tempi in quella zona scura / in cui a volte si aprono sorrisi e confessioni / e si tenta una vertigine del mondo”. Possiamo interpretare la vertigine come una transizione. Troviamo, infatti, questa stessa parola nell’ultima poesia della raccolta, in cui si parla, appunto, di spostarsi tra spazio e tempo. Qui si definisce il buco nero come “l’inizio di un ponte”, “capace di sfociare istantaneamente / altrove come una galleria / in un’altra ipotesi il buco nero potrebbe sfociare / in un buco bianco iniziatore di universi”. La transizione è da intendersi come il distacco dal confortante utero materno, per avventurarsi, attraverso il “buco nero-galleria” verso gli “infiniti universi” e, forse, verso quel vuoto su cui il poeta fino ad ora ha guardato dalla propria camera. Il vuoto, allora, inteso da altri critici come elemento disturbante e contrapposto alla camera o dallo stesso Galluccio in senso scientifico come non esistente (il vuoto non esiste perché ovunque ci sono campi di forze e si creano particelle), rappresenta soltanto la realtà inquietante in cui ogni individuo precipita dopo la nascita.
Il libro si chiude con versi aperti a un futuro umano incerto, ma finalmente possibile: “anche il desiderio è la scena / e il punto che si chiama fuori dal quadro / in quali modi hai pronunciato la sua ultima vertigine?”
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Paola Guizzi è nata a Napoli, dove vive e lavora come bibliotecaria. Laureata in Lettere Classiche, ha conseguito, tra l’altro, il titolo di Dottore di ricerca in Storia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, dopo varie esperienze nel campo dell’archeologia e dell’archivistica. A gennaio 2023 ha pubblicato per la Giuliano Ladolfi Editore la raccolta di poesie Memoria/Memorie. Tra le sue pubblicazioni scientifiche di maggior rilievo la voce su Giovan Tommaso Minadois nel 74° volume del Dizionario Biografico degli Italiani edito dall’Istituto della Enciclopedia italiana (2010) e l’articolo dal titolo La sensibilità religiosa di Scipione Capece in un inedito del 1587, apparso nella rivista«Rinascimento Meridionale» (2011).
Tra gli altri studi storici, da segnalare Scipione Capece, in Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo, 2021 <http://www.ereticopedia.org/scipione-capece> [URL consultato il 21 febbraio 2021]; Giovanni Nicola De Marinis, in Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo, 2021<http://www.ereticopedia.org/giovanni-nicola-demarinis>[URL consultato il 21 febbraio 2021].