Mario Mancini, storico Docente universitario della scuola di Medicina a Napoli è scomparso in questi giorni. Mancini è stato anche uno degli scienziati protagonisti del lavoro sulla Dieta Mediterranea, con Ancel Keys e Jeremiah Stamler .

Lo ha ricordato sulla sua pagina social Pasquale Strazzullo, Presidente della Società Italiana di Nutrizione Umana, con un intervento che riportiamo.



La notizia della scomparsa del Prof. Mancini, avvenuta questa mattina, ha destato in tutti coloro che lo hanno conosciuto una grande tristezza. In chi ha incrociato letteralmente con lui la propria vita essa genera un profondo dolore, motivato anche dalla consapevolezza di non essere riusciti a trovare un modo concreto per condividerne e alleviarne le sofferenze dell’ultimo periodo, conseguenza solo in parte della malattia, sopportata con grande pazienza e dignità, ma, in misura ben più lacerante, conseguenza della perdita avvenuta qualche anno fa (ma da lui sentita sempre come vicinissima) della compagna dell’intera vita, la signora Silvia (“Silvietta” come amava chiamarla nelle conversazioni informali).

Non ci si meravigli dunque se qui, oggi, non sento impellente il bisogno di ricordare del Prof. Mancini il ruolo rivestito dagli anni ’60 ad oggi nella storia della medicina interna, anzi della Clinica Medica, di cui era professore Emerito; oppure anche ricordare i suoi meriti nel riconoscere e valorizzare, vero pioniere, il ruolo fondamentale della nutrizione nella prevenzione e nella cura delle malattie metaboliche e cardiovascolari. Ci saranno il momento e la sede giusti per questo.

Adesso, almeno per me, è piuttosto il tempo dei ricordi: il primo di tutti, quando, essendo studente interno nel suo Istituto solo da poche settimane, in un rarissimo momento d’ira mi “diagnosticò” un principio di aterosclerosi per non essere capace di reperire negli archivi un documento di cui aveva urgente necessità; ma poi, più o meno un anno dopo, ecco il primo annuncio (mancava ancora qualche mese alla laurea) del mio prossimo viaggio di studio a Chicago presso un Centro di ricerca di altissimo livello, accompagnato dal suggerimento pratico di acquistare per i miei spostamenti in loco un’auto a sole due porte onde prevenire possibili intrusioni di malavitosi; ancora un anno, ed ecco la sua incredibile, e da me inattesa, soddisfazione quando annunciai a lui, prima ancora che a mio padre, l’imminente matrimonio con Grazia, che mi avrebbe raggiunto a Chicago per condividere quella meravigliosa esperienza; poi, verso la fine degli anni Ottanta, il viaggio di lavoro di tre settimane in Cina con lui e la signora Silvia (dove la soddisfazione fu mia per essere stato prescelto per quel viaggio, all’epoca del tutto inconsueto); un anno dopo, il viaggio ad Heidelberg per incontrare il mitico presidente della Springer-Verlag e gettare le basi per la fondazione della nuova rivista NMCD; e ancora, le passeggiate sulla sua barca a vela e la regata in cui mi affidò il timone ed io lo ripagai perdendola per un errore di percorso; più di recente, i numerosi trasferimenti in automobile per recarci a questo o quel convegno, quando durante il viaggio si conversava di lavoro ma anche tra le signore amabilmente delle vicende più concrete di vita vissuta, spostamenti alla fine dei quali non mancava mai di ringraziare e congratularsi per aver reso il viaggio così sicuro e piacevole. Naturalmente, si dirà, ci sono tutti gli episodi e i momenti legati alla vita accademica vera e propria e all’attività professionale: certo, non intendo sminuire la loro importanza, ma non è ciò che oggi mi si affolla alla mente, oggi mi piace ricordare il Professor Mancini per la capacità di comprendere chi gli stava attorno, sapendo distinguere il carattere e la sensibilità di ciascuno e trovando di conseguenza il modo di parlare a ciascuno, spesso riuscendo nell’intento di trarne il meglio.


La vita accademica comporta tradizionalmente una condivisione, anche intensa, di momenti, episodi e qualche volta emozioni, tra Maestri ed allievi, e questo è uno degli aspetti che la rende così bella per molti, se non per tutti. Ma io credo che l’attitudine del Prof. Mancini a tenere con i propri allievi un atteggiamento che non esito a definire paterno, pur nel rispetto formale dei ruoli conformemente alla sua educazione e alla sua forma mentis quasi “sabauda”, sia stata in qualche modo eccezionale. E’ certo: la mia vita, non solo quella professionale ma probabilmente anche quella personale e familiare, sarebbe stata del tutto diversa e, sono certo, molto meno appagante e ricca di emozioni di quanto è stata grazie a Lui, alla sua iniziativa e soprattutto al suo esempio.

Pasquale Strazzullo

L’immagine in evidenza è tratta dalla pagina fb dell’autore dell’articolo

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