Raccogliamo i contributi che ci hanno inviato Sandro Dal Piaz, storico urbanista napoletano ed uno dei più impegnati nel nostro paese nella lotta per una vera difesa del suolo e contro processi degenerativi nel suo uso; Anna Savarese, dirigente di Legambiente e oggi anche Vice Sindaco a Giugliano. Pubblichiamo anche l’intervento di Gianfranco Nappi apparso su la Repubblica Napoli del 13 dicembre e davvero ringraziamo tanto gli amici del quotidiano.
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ANCORA UNA TRAGEDIA A ISCHIA
di Anna Savarese
Un’ennesima tragedia, un grave evento luttuoso, ha colpito Casamicciola tra il 25 e il 26 novembre travolta da una frana partita dal Monte Epomeo e arrivata fino al mare, lasciando dietro di sé 11 morti, tonnellate di colate di fanghi e detriti e decine di abitazioni e strutture inagibili.
Il dolore ed il rispetto per le vittime e per i loro parenti, lo sgomento per una comunità sconvolta e inerme di fronte alla forza inimmaginabile della natura, lo sguardo attonito davanti all’irruenza del terreno che scivola con ritmo accelerato sullo stato piroclastico, portando con sé tutto ciò che trova nella sua corsa verso il mare, nell’immediato, non possono che indurre il totale silenzio e la compassione profonda.
Cosa dire ancora davanti al reiterarsi delle catastrofi che da sempre colpiscono Casamicciola, dai terremoti, alle frane, alle alluvioni? Cosa dire ancora sui ritardi nella messa in sicurezza di un territorio fragile e pericoloso, il cui livello di rischio è cresciuto esponenzialmente con l’aumento del carico pressorio, anche dovuto all’abusivismo? Cosa dire ancora sui tanti condoni, sanatorie, deroghe di legge ai vincoli che hanno avuto l’appoggio di tutte le forze politiche preoccupate del consenso elettorale? Cosa dire ancora sulle pratiche di condono che giacciono da quarant’anni negli uffici comunali e la cui revisione viene prorogata di anno in anno? Cosa dire ancora sulla mancata pianificazione del governo del territorio, anche avvalendosi dei tanti incentivi connessi alla rigenerazione urbana? Cosa dire ancora sugli innesti della malavita organizzata nel ciclo dell’abusivismo edilizio, dalle vendite speculativa di terreni inedificabili perché vincolati, alla coltivazione di cave, al trasporto dei materiali, alle costruzioni al nero con cemento armato scadente e pose in opera inadeguate per i tempi ristretti delle costruzioni e per la mano d’opera sottopagata?
Sembra davvero che tutto sia stato detto su Casamicciola, simbolo di questa Italia che non riesce o non vuole fare i conti con la sua fragilità e che preferisce ancora intervenire solo dopo le catastrofi e dopo aver seppellito i propri morti. Ma se molto è stato detto davvero poco è stato fatto! E, col reiterarsi di un rito stanco, si aspettano nuovi proclami, una nuova lunga stagione di proposte, programmi, impegni per nuove leggi che andranno ad aggiungersi alle tante già esistenti e scarsamente applicate, nomine di commissari per dimostrare, ex post, tempestività ed efficienza. E già si teme che per l’ennesima volta tutto si annebbierà e nessuno controllerà se i “sei mesi” diventeranno sei anni e più e se davvero il sovrapporsi di strutture straordinarie a quelle ordinarie determinerà un vero cambio di rotta.
Eppure, per la gravità finora inimmaginabile della tragedi che ha colpito Casamicciola, a volerli ben ascoltare, i rintocchi della campana ci dicono di una nuova e ben più immane emergenza, quella climatica: il surriscaldamento globale prodotto da un modello di sviluppo predatorio ha generato cambiamenti climatici che stanno acuendo e accelerando gli effetti della pericolosità, aumentando il livello di rischio nelle aree dove la popolazione non dovrebbe esserci o dovrebbe avere condizioni di sicurezza che non le sono garantite.
In Italia, non diversamente dal resto del mondo, continuano ad intensificarsi gli eventi climatici estremi. Stando ai dati, sia pur ancora parziali, dell’ultimo report CittàClima dell’omonimo Osservatorio di Legambiente, “in Italia nei primi dieci mesi del 2022 si sono registrati 254 fenomeni meteorologici estremi, +27% rispetto all’interno anno precedente. In Campania da inizio anno si sono registrati 18 eventi climatici estremi, 6 solo nel mese di novembre. Salgono a 100 quelli monitorati dal 2010 fino a metà novembre 2022, tra questi sono 38 i casi di allagamenti e alluvioni e 4 le frane da piogge intense.”.
Inoltre negli ultimi 9 anni – stando ai dati disponibili da maggio 2013 a maggio 2022 e rielaborati dall’associazione ambientalista – “l’Italia ha speso 13,3 miliardi di euro in fondi assegnati per le emergenze meteoclimatiche. Si tratta di una media di 1,48 miliardi/anno per la gestione delle emergenze, in un rapporto di quasi 1 a 4 tra spese per la prevenzione e quelle per riparare i danni: con le politiche di prevenzione, dunque, si risparmierebbe il 75% delle risorse destinate a riparare i danni.”.
A conferma della scarsa attenzione alla prevenzione, mentre 24 Paesi europei hanno adottato un Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), l’Italia ha ancora solo un piano approvato in bozza dal governo Gentiloni nel 2018 su proposta del Ministro dell’Ambiente Galletti e poi completamente accantonato dai successivi tre Ministri dell’Ambiente.
La mancata prevenzione è tanto più palpabile a Ischia dove la tragedia era più che annunciata, visti i tanti episodi franosi dovuti al maltempo a alla particolare geomorfologia del sito che si sono registratisi solo negli ultimi 16 anni. Prima della recente frana ci sono stati altri due eventi tragici causati in parte da quelli che la scienza chiama “eventi climatici estremi” e in parte dall’aggressione edilizia che ha reso ancora più fragile un territorio già in bilico per la sua struttura idrogeologica. Il 30 aprile 2006 era stata sempre una frana di detriti e di fango a colpire l’isola, all’altezza del monte Vezzi. Un’abitazione fu spazzata via, insieme alle vite di quattro persone che ci vivevano. Solo tre anni dopo, il 10 novembre 2009, sempre Casamicciola fu colpita da violente piogge. Sempre dal monte Epomeo si staccò un costone che trascinò verso il mare tutto quello che incontrava, tra cui anche Anna De Felice, una ragazza di appena 15 anni.
A conferma della ben nota gravità della situazione basta il commento di Lorenzo Benedetto, presidente del centro studi del Consiglio nazionale dei geologi (CNG), dopo la frana del 26 novembre: «Purtroppo il rischio di questi fenomeni nella zona ischitana è elevatissimo e i dati del rapporto ISPRA del 2021 indicano per Casamicciola che circa il 60% del territorio ed il 30% della popolazione sono esposti ad un rischio elevato. I piani per l’Assetto idrogeologico elaborati dalle Autorità di Bacino, evidenziano condizioni di fragilità dell’intero territorio nazionale peggiorate da uno sviluppo caotico e da un non corretto uso del territorio stesso: infatti si è costruito molto spesso in posti dove condizioni geologiche e geomorfologiche non lo avrebbero consentito».
Il paradosso dell’abusivismo edilizio in un territorio fragile sia a livello idrogeologico che sismico! Ad Ischia sono circa 600 le case abusive colpite da ordinanza definitiva di abbattimento sull’isola a fronte di 27.000 pratiche di condono presentate in occasione delle tre leggi nazionali. Col Decreto Genova del 2018 che si occupò anche della ricostruzione delle zone di Ischia interessate dal sisma del 21 agosto 2017 di magnitudo 4.0 che fece crollare le abitazioni e uccise due persone fu previsto un percorso accelerato e facilitato per sanare gli abusi edilizi compiuti sulle case danneggiate o distrutte, in modo da permettere ai proprietari di queste case di ricevere i fondi statali per la ricostruzione. Pur non trattandosi di un nuovo condono edilizio, si concedeva a chi avesse fatto richiesta di una sanatoria sulla base di tre precedenti condoni edilizi (degli anni 1985,1994 2003) di vedere la sua pratica analizzata con i criteri più permissivi del primo condono (L. 47/1985). Se anche con questa “agevolazione” il numero di fabbricati danneggiati per i quali è stata richiesta di sanatoria in questi 5 anni (si parlava inizialmente di 6 mesi per la revisione delle pratiche) sono ad oggi circa 1000, non è errato dedurre che la maggior parte degli edifici non siano condonabili, neanche con i criteri del primo condono.
Allora, acquisito che i cambiamenti climatici aggravano una situazione già critica di per sé, cosa dire ancora dopo la tragedia di Ischia? Che indicazioni ricaviamo da questa catastrofe immane?
A livello nazionale, anche mediante l’istituzione di una cabina di regia nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, (forse rilanciando la struttura di missione Italia Sicura), è necessario approvare il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, in uno con la tanto rinviata Legge contro il Consumo di Suolo in stallo da due legislature e con la definitiva rinuncia alla logica dei condoni.
In Campania bisogna adottare strategie di governo del territorio che risolvano il problema della messa in sicurezza risolvendo prioritariamente la piaga dell’abusivismo. Niente più condoni, dunque, e coerenza negli abbattimenti, in una regione dove, da dati elaborati dall’Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente, “su 6.966 ordinanze di demolizione ne sono state eseguite solo 1363, mentre solo il 19,6 % degli immobili colpiti da un provvedimento amministrativo è stato abbattuto.”
Ma per mettere la parola fine all’abusivismo e ai rischi che ha generato, visto che dopo quarant’anni non ci sono riuscite le Regioni e tanto meno i Comuni, occorre che sia direttamente lo Stato ad approntare un grande piano per la delocalizzazione di edifici residenziali o produttivi verso luoghi meno pericolosi, garantendo unitariamente la sicurezza dei cittadini e il diritto alla casa, superando una volta per tutte l’alibi del cosiddetto abuso di necessità. Piani di delocalizzazione delle case abusive devono garantire il diritto alla casa per quei cittadini che hanno costruito o comprato case abusive per abitarci, per tutta l’edilizia speculativa che è la vera piaga che ha aumentato rendite parassitarie appropriandosi del territorio e deturpando ambiente e paesaggio, compromettendo la sicurezza dei cittadini, si deve procedere in danno agli speculatori o acquisendo al patrimonio pubblico, se è possibile la messa in sicurezza, o abbattendo.
Il governo del territorio, la prevenzione dei rischi, la sicurezza dei cittadini, il contrasto ad ogni forma di illegalità, devono informare l’agenda politica, oggi più che mai per l’accelerazione, il moltiplicarsi e l’acuirsi dei fenomeni catastrofici dovuti ai cambiamenti climatici. Le conoscenze, le competenze, gli strumenti, le risorse ci sono, occorre finalmente agire nell’ottica della sostenibilità dello sviluppo coerentemente con la visione del Green Deal e utilizzando al meglio i cospicui fondi della Next Generation EU per coniugare la riqualificazione ambientale (resilienza) con il benessere ed economico e sociale (ripresa). Il problema è volerlo fare!
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I CONTRIBUTI PRECEDENTI :
Per chi ha suonato la campana di Ischia/1 https://www.infinitimondi.eu/2022/12/01/per-chi-ha-suonato-la-campana-di-ischia-di-gianfranco-nappi/
Per chi ha suonato la campana di Ischia/2 https://www.infinitimondi.eu/2022/12/02/per-chi-ha-suonato-la-campana-di-ischia-2-unaltra-volta-di-ugo-leone/
Per chi ha suonato la campana/3 https://www.infinitimondi.eu/2022/12/03/per-chi-ha-suonato-la-campana-di-ischia-3-loccasione-persa-della-riserva-naturale-dellepomeo-la-testimonianza-di-nicola-lamonica-storico-ambientalista-isolano/
Per chi ha suonato la campana / 4 https://www.infinitimondi.eu/2022/12/04/per-chi-ha-suonato-la-campana-di-ischia-4-labusivismo-edilizio-era-ed-e-evitabile-il-caso-di-salerno-da-gianpaolo-lambiase/
Questa terra è la mia terra : https://www.infinitimondi.eu/2022/12/10/questa-terra-e-la-mia-terra-a-proposito-di-consumo-di-suolo-il-caso-abnorme-dellasi-di-nola-in-una-botta-sola-vanno-via-asfaltati-e-cementificati-2-000-000-di-metri-quadri-del-suolo-piu-fertile/
Il testo dell’intervento di Alessandro Dal Piaz non è visibile
Non so cosa sia successo: noi lo leggiamo. In fondo alla prima pagina trova le frecce per proseguire la lettura alla pagina successiva.