Sul finire del 2021 Ken Follet ha pubblicato il suo ultimo romanzo : Per niente al mondo. Fine 2021. L’ho letto nelle feste natalizie ultime.
Ebbene, in quel libro in modo magistrale , come solo la letteratura sa fare, si immagina una crisi internazionale che gravita intorno a Corea del Nord, Corea del Sud, Giappone, Cina, Stati Uniti. Nessuno dei protagonisti di quella crisi, né tanto meno Americani e Cinesi, pensano di volere uno scontro nucleare. Ma, passo dopo passo, azione e reazione proporzionata dopo azione e reazione proporzionata, l’autore fa crescere sotto i nostri occhi una esclation che ad una terza e definitiva guerra mondiale porta, con il prevalere esiziale in tutti gli schieramenti in campo, dei falchi e dei nazionalisti.
Quel libro, mi sembra di riviverlo ora, ben oltre la stessa fantasia di uno scrittore, in un altro snodo delle relazioni internazionali, nella realtà del conflitto apertosi con l’invasione proditoria della Russia all’Ucraina del febbraio scorso.
Nella seconda giornata della nostra O BELLA CIA’ che con l’ANPI ci ha visto animare una riflessione sulla pace e sulla guerra a partire dalle 4 Giornate di Napoli, sabato scorso, intervenendo nella seconda giornata Pietro Folena ci invitava a riflettere sulla prima pagina de la Repubblica di quel giorno: sulla sua crudezza, sul suo essere immediatamente una pagina di cronaca di guerra.



Davvero impressionante come lo sono tante prime pagine di quotidiani italiani.
E il Papa domenica mattina, è intervenuto in modo drammatico, per la terza volta nella storia del papato: la prima era stata nella Prima guerra mondiale; la Seconda in occasione della crisi sui missili a Cuba nel 1962. La terza appunto ieri, dopo giusto sessant’anni, quando in modo drammatico il pontefice si è rivolto a Putin e a Zelensky, invocando la fine della guerra e un tavolo immediato per la pace.
Perché il Papa è ricorso ad un intervento così straordinario?
Ma perché dal suo osservatorio mondiale risulta evidente che dalla Terza guerra mondiale a pezzi siamo entrati invece in quello che già oggi è un conflitto globale.
Ce ne rendiamo conto?
Se ne rendono conto Stati e governi?
Riesce a rendersene conto una opinione pubblica frastornata e confusa?
Se davvero siamo dentro o ad un passo da situazioni ancor più drammatiche di quelle che già si vivono da mesi; se ormai si fa aperto riferimento alla possibilità dell’uso dell’arma nucleare, e certo non può tranquillizzare il fatto che si parli di armi tattiche, che già hanno la potenza distruttrice che hanno e che non farebbero che aprire la porta a quell’escalation per ora solo romanzata, da cui abbiamo preso le mosse; se siamo davvero a questo punto, così come con acuta sensibilità, e dovizia di osservatori diplomatici, il Papa coglie, ma allora, è questo che occorre mettere in primo piano superando il frastuono delle mille sollecitazioni che dalla rete ci vedono travolti.
E’ la battaglia per fermare la guerra e per la pace che occorre mettere in primo piano. Qui ed ora.
E il Papa ha nei fatti illustrato le basi di una possibile piattaforma di pace. Di un impegno di Stati e governi, prima che tutto possa essere travolto. Di una necessaria rinnovata mobilitazione dei popoli.
La guerra genera sofferenze indicibili e mette in discussione la specie.
La guerra accentua tutti i cambiamenti climatici.
La guerra drena le risorse che dovrebbero essere destinate ad una nuova politica dello sviluppo e del modo di affrontare le migrazioni.
La guerra fa tutto regredire.
E allora, ripartiamo proprio da queste parole di domenica mattina di Papa Francesco:

“ Che cosa deve ancora succedere? Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione, ma solo distruzione? In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate-il-fuoco. Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili. E tali saranno se fondate sul rispetto del sacrosanto valore della vita umana, nonché della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Paese, come pure dei diritti delle minoranze e delle legittime preoccupazioni.
Deploro vivamente la grave situazione creatasi negli ultimi giorni, con ulteriori azioni contrarie ai principi del diritto internazionale. Essa, infatti, aumenta il rischio di un’escalation nucleare, fino a far temere conseguenze incontrollabili e catastrofiche a livello mondiale.
Il mio appello si rivolge innanzitutto al Presidente della Federazione Russa, supplicandolo di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte. D’altra parte, addolorato per l’immane sofferenza della popolazione ucraina a seguito dell’aggressione subita, dirigo un altrettanto fiducioso appello al Presidente dell’Ucraina ad essere aperto a serie proposte di pace. A tutti i protagonisti della vita internazionale e ai responsabili politici delle Nazioni chiedo con insistenza di fare tutto quello che è nelle loro possibilità per porre fine alla guerra in corso, senza lasciarsi coinvolgere in pericolose escalation, e per promuovere e sostenere iniziative di dialogo. Per favore, facciamo respirare alle giovani generazioni l’aria sana della pace, non quella inquinata della guerra, che è una pazzia!
Dopo sette mesi di ostilità, si faccia ricorso a tutti gli strumenti diplomatici, anche quelli finora eventualmente non utilizzati, per far finire questa immane tragedia. La guerra in sé stessa è un errore e un orrore! “.


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