di Gianfranco Nappi
E’ ben evidente la gracilità – organizzativa, di insediamento nel paese reale, di prospettazione progettuale, di impianto ideale – della politica del centro-sinistra reale del nostro paese, sempre più CENTRO e sempre meno sinistra peraltro.
E questa gracilità è emersa tutta dallo stesso risultato delle recenti amministrative dove si vince nei ballottaggi ma più per errori dell’avversario ed in ogni caso in un mare di astensione che cresce.
Tutto è aggrappato al rapporto con i 5 Stelle esposti a loro volta ad una pressione dissolutoria che oltre ad essere propria interna – per evidenti limiti di elaborazione strategica e di insufficiente pratica veramente innovativa – viene sempre di più anche da una pressione esterna evidentissima.
Perfino questi 5Stelle, così governativi e responsabili danno ancora fastidio. Persino loro, già sufficientemente normalizzati, vanno resi del tutto inoffensivi.
Normalizzati e resi inoffensivi rispetto a cosa?
Intanto rispetto al pensiero unico neo-atlantista che sta agendo a ridosso della guerra drammatica in Ucraina : a questo neo-atlantismo da’ fastidio non la messa in discussione di una attiva solidarietà con il popolo ucraino ed una condanna inequivoca della Russia, che nessuno infatti opera nel nostro paese, ma il semplice pensare che si possa anche agire diversamente, che l’Europa non sia giusto diventi una appendice degli USA, che sia necessario anche in questa situazione non smettere di cercare le vie di una possibile pace.
E quindi, si è assistito, dal lato del CENTRO-sinistra a questo sfrangiamento dei gruppi parlamentari, alla rottura di Di Maio, quasi con soddisfazione e in ogni caso senza neanche lontanamente aver provato a concorrere ad evitare la deflagrazione : fosse anche solo associandosi nella richiesta di un ruolo più attivo e proprio del Parlamento di fronte alla gestione delle scelte sulla pace e la guerra che nei fatti lo stanno bellamente esautorando. Niente. Neanche questo si è voluto concedere ai 5Stelle.
E ora, quando è evidente il galoppare di una loro crisi, il PD non aiuta a individuare un piano non inclinato nell’azione di governo che non metta di nuovo, su altri temi, con le spalle al muro quel che rimane dei 5Stelle : dalla eliminazione del Superbonus in edilizia all’assenza di un vero programma di sostegno sociale rispetto alla crisi economica, fosse anche solo la trasformazione in scelta di governo della proposta di Maurizio Landini che ha chiesto che l’extra-profitto – non il profitto, si badi, ma quella quota che si aggiunge ad una base già amplissima determinata dalla speculazione sul settore energetico, l’extra-profitto dunque e secondo una misura assolutamente liberale quindi… – sia destinato a fronteggiare gli effetti della crisi sociale. Dal PD silenzio assoluto.
L’altro giorno Draghi è rientrato in anticipo dal vertice Nato, nel quale peraltro l’Italia si è distinta di nuovo per granitica coerenza neo-atlantista che proietta la NATO come vero soggetto di governo del mondo e quindi con la facile previsione del moltiplicarsi di crisi e tensioni.
E’ corso al Quirinale. Perchè?
Siamo stati o siamo sul punto di una crisi di governo?
E quella dichiarazione del presidente del Consiglio – non c’è governo senza i 5 Stelle – più che una apertura nei loro confronti è suonata come un ulteriore inchiodarli al muro : sia chiaro, voi dal Governo non vi muovete e il Governo continua a fare quel che io -Draghi and company – ritengo.
E ci sarà da sorprendersi se da tutto questo nascerà , come minimo, una ancor più grande ingovernabilità dei gruppi parlamentari dei 5Stelle?
Chi ci guadagnerà in tutto questo?
Di sicuro quella destra che pur con tutte le sue evidenti contraddizioni si va disponendo in formazione elettorale e rilancio populistico in grande.
Di sicuro non il CENTRO-sinistra. Non il PD, sempre più spinto nelle braccia senza popolo di Calenda, Renzi and Company.
E allora, non le abbiamo ancora viste tutte. E quelle che si preannunciano non è detto che siano belle cose.
Spero di sbagliare ovviamente. E che alla fine queste considerazioni siano di uno che ormai non riesce a cogliere le raffinatezze dominanti.