Massimo Fagnano è Professore di agronomia e coltivazioni erbacee alla Facoltà della Federico II a Portici. E’ stato il principale esperto collaboratore del Commissario alle Bonifiche Mario De Biase che ha lavorato per anni al recupero di suoli contaminati e inquinati, il più delle volte dalla camorra e da imprenditori senza scrupoli, spesso collocati nel Nord del paese.

Il Commissario Mario De Biase ha completato il suo lavoro il 31 dicembre 2019 portando a termine in un’area tra le più inquinate di quella che è stata chiamata Terra dei Fuochi, nel territorio di Giugliano, tra discariche snaturate e suoli inquinati da sversamenti abusivi, anche alcuni interventi – a bassissimo costo e ad altissimo risultato – di bonifica e recupero di quei territori. Lì dove regnavano esalazioni nocive e regnavano inquinanti di tutti i tipi, sono nate nel 2019 alcune concretissime esperienze di recupero e bonifica; di piantumazione di piante; di realizzazione di boschi.

Perfino lì, dove più acuta è stata l’aggressione all’ambiente e alla qualità della vita delle popolazioni queste esperienze hanno dimostrato concretamente che è possibile cambiare, è possibile costruire esperienza positive, non è una condanna immodificabile della malasorte la realtà dell’inquinamento.

E però non basta. Perchè poi se dopo aver fatto, non c’è una responsabilità nella gestione e nella valorizzazione, le forze della speculazione e della stessa camorra sono pronte a rifarsi avanti.

E’ quello che è successo.

Lo diciamo senza mezzi termini: una vergogna della quale c’è chi deve rispondere e che comunque invoca un intervento immediato da parte delle istituzioni.

Massimo Fagnano ci ha inviato questo suo appello denuncia corredato da immagini molto evocative: lo facciamo nostro e lo rilanciamo.

DOPO L’INAUGURAZIONE DEL PARCO ORA VEDERE QUELLO SCEMPIO FATTO FA MALE

Passare davanti al Parco Resit a Giugliano, riapre una ferita non ancora rimarginata tanto che evito di passare dalla SP Tre Ponti-Patria.
Il dott. Mario de Biase ( Commissario straordinario alle Bonifiche, ndr) con una sensibilità e caparbietà rare nel panorama dei servitori dello Stato, riuscì a trasformare la discarica Resit, il simbolo delle ecomafie, dell’illegalità e della Terra dei Fuochi, in un Parco, come simbolo di riscatto, rinascita e riqualificazione non solo ambientale ma anche sociale e culturale.
Lui stesso volle arricchire il Parco di opere d’arte realizzate da Jorit ed ospitare le opere degli studenti del Liceo artistico di Napoli, sotto la guida della prof.ssa Lorella Starita che in quell’occasione definì quel parco un “monumento” cioè una realizzazione dell’uomo per testimoniare e ricordare alla popolazione un evento importante: il risanamento anche estetico di un paesaggio devastato. A tale proposito un progetto sul Parco Resit proposto dei ragazzini di una scuola media di Giugliano (la Don Salvatore Vitale, sotto la spinta della Prof.ssa Loredana Moio) fu approvato nell’ambito dell’iniziativa “Adotta un monumento”. Poi ospitò gli allievi della scuola sperimentale di Cinema di Roma per girare un documentario.
In seguito, all’inaugurazione del Parco organizzata in una data fissata dall’allora Ministro dell’Ambiente e dal Presidente della Regione, non si presentò nessuno lasciando quel monumento e il suo ideatore nell’assordante silenzio delle istituzioni. Poche settimane dopo i clan della zona iniziarono una serie di incursioni (più di 20) per la sistematica demolizione e distruzione degli uffici del Commissariato che culminarono nell’incendio della palazzina con l’aula magna che aveva ospitato migliaia di studenti delle scuole della regione e non solo. Anche questi episodi di vandalismo risuonarono nell’assordante silenzio delle istituzioni.

Nel bello (e triste) sevizio di Rainews 24 è possibile vedere la devastazione e lo sconforto del dott. De Biase

(https://www.rainews.it/dl/rainews/media/Attacco-alle-bonifiche-Risanamento-a-rischio-nella-terra-dei-fuochi-48dcae40-8019-4a87-b1f8-4ed0e16e26c3.html)


Infine a dicembre 2019, al Dott. De Biase non fu rinnovata la carica di Commissario, e lui se ne andò senza nemmeno sapere a chi consegnare le chiavi. Da qual giorno il Parco restò chiuso, in quanto nessuno (né il Ministero, né la Regione, né la Città Metropolitana, né il Comune) volle prendersi cura di quel sito, che rappresenta ancora oggi l’intervento più significativo realizzato nella Terra dei Fuochi su cui molti hanno fatto carriera con la denuncia e la protesta, ma pochissimi invece si sono preoccupati di fare qualcosa di concreto.
Oggi quel Parco chiuso con le erbacce che soffocano gli arbusti e gli alberi ornamentali è ancora un “monumento”, ma questa volta sta lì a ricordare ai cittadini l’insipienza, insensibilità e la latitanza delle istituzioni che danno l’impressione di non essere interessate a risolvere i problemi, ma solo a perseguire delle logiche che a un semplice cittadino come me appaiono sempre più incomprensibili.

Massimo Fagnano


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2 commenti

  1. Il non accettabile – perché non è più accettabile – deve trasformarsi in azioni concrete da portare avanti con sinergia efficace tra esperti, cittadini e politici che hanno volontà e capacità di intervenire incisivamente e costantemente.

  2. La vicenda del Parco Resit resta una pagina nera dell’insipienza delle istituzioni che non hanno saputo, ma direi voluto, valorizzare una risposta rapida, economica e soprattutto efficace per sostituire al “brutto” il “bello”, allo scempio e alla devastazione la riappropriazione partecipata e creativa della comunità di un territorio dopo la ferita inferta da “ladri di futuro”. Come affermare soluzioni eco-compatibili se poi le forze e gli entusiasmi vengono così mortificati? Intanto dobbiamo continuare a informare e denunciare, unendo le forze sane e continuando a testimoniare, cercando di allargare la rete delle persone sensibili, perchè queste esistono, ma spesso sono isolate. E poi dobbiamo individuare modalità nuove per imporre ai decisori scelte innovative, ecologicamente compatibili ed efficaci oer risolvere le tante criticità ambientali, spesso prodotte dalle ecomafie.
    Questo tema deve essere da noi ripreso, anche con riferimento a Bagnoli. Credo che lì possiamo rilanciare il concetto di Massimo che ho sempre condiviso di “messa in sicurezza” che significa anche prevenzione per la salute dei cittadini che soffrono per il rilascio dal suolo di inquinanti in atmosfera da decenni, con l’immediata piantumazione di alberi con il quadruplice obiettivo di limitare i danni alla salute, bloccare il consumo di suolo, evitare faraoniche proposte di bonifica ancora tutte da studiare, e soprattutto consentire la riappropriazione dei cittadini di uno spazio negato da trent’anni. Il riferimento alla Ruhr ed in particolare alla funzione dell’IBA -Emsher Park, che svolge un ruolo ben diverso da Invitalia per la concertazione pubblico-privata, resta ancora valido, ma per la nostra realtà, addirittura arricchito dall’esperienza del Parco Resit.
    Uniamo le forze e continuiamo a batterci!
    Un caro saluto a tutti.
    Anna Savarese

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