La campagna elettorale ha offerto l’occasione, ai candidati alla carica di Sindaco di Napoli, per aggiornare la riflessione sul tema del riequilibrio del territorio dell’ex provincia di Napoli, atteso che il Sindaco di Napoli sarà anche Sindaco Metropolitano. Purtroppo la questione è stata finora trattata se non con richiami generici alla necessità della riqualificazione dell’area metropolitana, mentre le proposte più incidenti sull’assetto urbanistico sono concentrate essenzialmente all’ambito del capoluogo.
La scarsa attenzione alle aree interne, naturalmente, è conseguenza anche della debolezza programmatica dell’Organo di governo metropolitano che, con una gestione finora sostanzialmente burocratica, dalla sua costituzione ha disatteso i disposti legislativi e normativi che pur impongono un adeguato “governo” di una delle più complesse e problematiche Città Metropolitane italiane.
Resta ancora al palo il Piano Territoriale Metropolitano (già piano Territoriale di Coordinamento – PTC), che dovrebbe essere preceduto da un “vero e proprio” Piano Strategico, risolto allo stato con un documento insufficiente a delineare prospettive concrete e condivise di organizzazione e sviluppo dell’intera area di competenza. Purtroppo anche la formazione del PTC, avviata fin dal lontano 1996, non è mai stata conclusa, lasciando che le scelte per le grandi infrastrutture ed i servizi di livello sovracomunale, che potevano creare le condizioni per il potenziamento dei centri intermedi, con una complessiva riorganizzazione del disastrato territorio al contorno del comune di Napoli, ad iniziative di singoli Enti al di fuori di una organica visione d’insieme. Eppure le aree esterne al comune di Napoli contengono una popolazione di oltre 2 milioni di abitanti, ovvero più del doppio di quella compresa nella cinta daziaria napoletana.
La poca rilevanza “strategica” attribuita a questa importante porzione del territorio metropolitano è confermata dalle previsioni di investimento del PNRR, concentrate, allo stato delle notizie che circolano, sostanzialmente nei soli comuni di Napoli e Salerno.


La auspicata articolazione della Città Metropolitana in “Aree Omogenee” stabilita dal cosiddetto “Piano Strategico Metropolitano”, di dimensioni tali da consentire il riequilibrio del peso preponderante che assume storicamente il capoluogo negli investimenti di risorse pubbliche, non è stata del resto colta dal governo metropolitano, riproponendo nella sostanza l’assoluta predominanza del comune di Napoli rispetto al restante territorio metropolitano. La suddivisione di Napoli in Municipalità autonome, come più autorevolmente già proposto da Sandro Dal Piaz, tali da rendere più competitivo il confronto “politico” fra gli ambiti metropolitani è diventata un tabù. Resta perciò inalterato il ridotto peso contrattuale delle aree interne, senza tener conto, nemmeno della articolazione già fatta dal Piano Territoriale Regionale con la individuazione dei Sistemi Territoriali di Sviluppo.
Al di là, comunque, delle precedenti notazioni che indubbiamente attengono alla materia più propriamente urbanistica, resta il fatto che lo sbandierato e più volte annunciato “policentrismo” regionale e dell’area metropolitana è ancora oggi una pia aspirazione. Una vuota enunciazione nei programmi per il prossimo futuro.
Tanto è attestato dalle notizie che si susseguono sugli organi di stampa circa i Grandi Progetti che si intende portare avanti da parte della Regione Campania e dagli aspiranti alla carica di Sindaco di Napoli, nella concitata gara di proposte di interventi “magniloquenti” inerenti i soli comuni di Napoli e Salerno.
Per citarne solo alcuni. A Napoli De Luca ha lanciato le “10 idee + 1” tra cui la riqualificazione del lungomare orientale nella zona di San Giovanni a Teduccio, Il Polo audiovisivo nell’ex Base Nato, le residenze universitarie a Casa Miranda, la ristrutturazione dell’ospedale degli Incurabili, la funicolare del Vesuvio, la casa dell’architettura a Palazzo Penne, il Polo tecnologico per lo sviluppo sostenibile nell’ex Manifattura Tabacchi, senza trascurare, con un vero e proprio volo pindarico, la Funivia dei musei dal Mann a Capodimonte, opera irrealizzabile e che interpreta al meglio il celebre aforisma “niente è più necessario del superfluo”.
A Salerno, con investimenti che si aggirerebbero su 1,5 miliardi di Euro, ci sarà tra l’altro, il Nuovo Policlinico Ruggi d’Aragona, il completamento di Piazza della Libertà, (“la piazza sul mare più bella d’Italia e d’Europa” cit.), il potenziamento dell’Aeroporto Costa d’Amalfi.
L’ultimo annuncio è il Polo Pediatrico, da 200 milioni, nella zona est di Napoli, dove già sopravvive l’Ospedale del Mare, in un’area ai margini della “Zona Rossa” ad altissimo rischio vulcanico, in barba a tutti gli indirizzi dei documenti della programmazione regionale, che imporrebbero una massiccia decompressione insediativa dei territori a stretto contatto con il Vesuvio.
Insomma il Napolicentrismo, accompagnato da un crescente Salernocentrismo, si ripropone addirittura con maggior consistenza ed arroganza.

Il policentrismo metropolitano e regionale resta una pia intenzione, benchè costituisca sempre l’incipit dei pur copiosi documenti della programmazione/pianificazione territoriale.
In tutto ciò la prospettiva, ad esempio, dell’area nolana, che mi è più vicina per natalità, è quella di continuare ad accogliere le cose indigeste che minano il disegno di riqualificazione della sola fascia costiera. Sono previsti il nuovo Carcere, ancora manufatti produttivi e commerciali in attuazione della Zona Economica Speciale (ZES). Ciò nonostante siano già stati consumati più di 10 milioni di mq per l’agglomerato commerciale/produttivo esistente. Intanto si darà spazio all’impianto di compostaggio a Tufino. Continuano a coltivarsi cave che appesantiscono l’ambiente di polveri sottili, mentre nuovi mega condomini residenziali (vedi Piano Casa) determinano la ulteriore impermeabilizzazione dei suoli, il tutto con la crescita dei soli indici di inquinamento dell’aria causati anche dai crescenti traffici di mezzi pesanti e dai nuovi pendolarismi.
Intanto la centralina “di area”, situata nel comune di San Vitaliano, conserva il primato nazionale di sforamenti di indici di inquinamento, con un Piano di Risanamento dell’Aria approvato dalla regione Campania nel lontano 2007, la cui utilità al momento resta l’aggiunta di un dotto dorso nella sezione della libreria dedicata alle favole programmatiche del presente.
Guido Grosso

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