Questo tempo nostro è così. Pensi di stare tranquillo, riparato nelle tue certezze e poi invece il mondo, con le sue contraddizioni, con i suoi problemi non risolti ti entra in casa, investe la tua vita e tu, volente o nolente , sei costretto a farci i conti. Non ci sono distanze rassicuranti, lontananze irraggiungibili, vuoti incolmabili. In questi ultimi trenta anni, insisto su questa periodizzazione per me decisiva, il mondo è diventato più piccolo, interconnesso in un groviglio inestricabile di relazioni, reciproche influenze. Il rattrappirsi del mondo è conseguenza diretta dell’ipertrofia dell’impresa e del suo mercato globale che con la loro finanza prevalente hanno assunto nel vero senso della parola il ‘comando del Mondo’.

Mercato, impresa, finanza globali …non sono soggetti adatti al governo perchè non per cattiveria ma per loro costituzione sono vocati ad interpretare il particolare su tutto e tutti. Se necessario anche il particolare contro gli interessi generali. Nel modo più estremo anche. Da trent’anni, loro crescono ad una velocità senza precedenti nella storia dell’umanità inglobando territori, funzioni, vite e scaricano all’esterno dei propri orizzonti tutto ciò che con essi collide o semplicemente risulta essere non funzionale. E così il Mondo è diventato ‘loro’ discarica, per usare questa parola che il Papa venuto da così lontano usa così spesso. Ma si sa, le contraddizioni non governate poi ad un certo punto e a certe condizioni esplodono. E questo tempo nostro è appunto quello nel quale queste contraddizioni stanno esplodendo tutte e tutte insieme in qualche modo. Potremmo dilungarci su questo, ma qui sono sufficienti i titoli: ambiente e cambiamenti climatici; pandemia ad essi connessa; sofferenza di intere popolazioni e aree geografiche per sfruttamento o esclusione dai circuiti virtuosi che si ribellano a questa condizione e si mettono in movimento; guerre locali e terrorismo globale che oltre ai morti alimentano altri flussi grandi di persone in movimento. E ora l’immane tragedia dell’Afghanistan. 200 morti in un colpo solo un giorno fa.

Mettiamole su una linea tutte queste morti di un terrorismo che per essere sconfitto chiede un di più di politica, cultura, visione includente, sviluppo comune e non invece un azzeramento di tutto questo in favore della logica puramente militare: con le armi l’Afghanistan è stato sottratto ai talebani. Ma solo con le armi è stato perso in loro favore.

Mettiamo in fila anche tutti gli Aylan di cui non conosceremo mai non dico il nome ma neanche il volto.

E se volete, mettiamo in fila, a paradigma di un diritto alla salute che non può essere sequestrato dagli interessi economici, tutti i morti del covid: quelli di prima dell’arrivo dei vaccini, uguali tra poveri e ricchi, paesi forti e paesi deboli, in qualche modo…, e ancor di più quelli di dopo i vaccini, tra quelli dei paesi che stanno cominciando la terza dose e quelli, i quattro quinti dell’umanità, che non hanno visto il bene neanche della prima.

n questo mondo fattosi più piccolo, dove tutto investe tutti, dove tutto evoca il bisogno prepotente e urgente di una visione comune, di un orizzonte condiviso, di un nuovo pensiero e di una nuova cultura capace di ricomprendere per davvero tutta l’umanità e quindi, il bisogno di strumenti di azione, di partecipazione, di decisione e di governo capaci di sorreggere visione e cultura nuove tutto evoca una Politica alta. Noi qui, Europa, siamo cuore dello sconquasso, delle pressioni esterne, dell’esplodere delle contraddizioni. Ed è qui che noi dobbiamo riuscire a farlo crescere questo Pensiero nuovo, questa Politica nuova.

Torna in qualche modo un destino per l’Europa concepirsi così. E del resto, solo se si concepisce così, con uno sguardo aperto sul Mondo, come fattore di costruzione di futuro comune e condiviso, l’Europa può ritrovare se stessa. Basterebbe, intanto, che si cominciasse a ragionare, a pensare, a ipotizzare, a costruire togliendo dal centro mercato e finanza e mettendoci invece la vita, le persone, il loro lavoro e le loro aspirazioni, la terra, l’aria, l’acqua.

Poi il resto, un passo alla volta, vuoi vedere che viene da se’?

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