di Gianfranco Nappi
C’è da rimanere impressionati per questo continuo spostarsi del limite dell’indicibile verso il basso della politica italiana. Che Hamas sia quel che è, è risaputo. Che il suo lanciare centinaia di razzi contro Israele -peraltro per fortuna oltre il 90 % di essi viene intercettato prima dell’arrivo al suolo – sia un atto che non può avere giustificazioni è altrettanto vero e non ci può essere imbarazzo nel dirlo. E non c’è. Che esso stesso alimenti una spirale di sempre maggiore violenza contro i Palestinesi è altrettanto evidente.
Vedere però Salvini, Tajani, Letta ed altri sul palco per una manifestazione di solidarietà con Israele è davvero un altro paio di maniche.
Ma come? Se vogliamo rimanere solo al casus belli ultimo, Israele decide che alcune decine di famiglie palestinesi devono essere sloggiate dalle loro case a Gerusalemme Est. Questo genera una resistenza e una reazione -si può dire tanto giustificata che poi la stessa Corte Israeliana annulla l’iniziativa ? – con proteste diffuse a Gerusalemme e oltre. Ma ormai la miccia è accesa. Le proteste generano una reazione di polizia ed esercito israeliano. In questa prima spirale si inserisce Hamas dalla striscia di Gaza che comincia con i suoi razzi e relativa escalation israeliana con centinaia di raid aerei, almeno 100 morti palestinesi insieme a 7 o 8 israeliana, e la pianificazione ora di un attacco via terra che costerà altre morti e devastazioni tra la popolazione palestinese.
E che c’è da solidarizzare? C’è da reclamare la fine immediata delle ostilità che vedono una asimmetria di potenza di fuoco incalcolabile. C’è da essere solidali con tutte le vittime certo. Ma c’è fondamentalmente da esprimere solidarietà con il popolo palestinese che vive rinchiuso in due fazzoletti di territorio; sempre più ristretto; con gli insediamenti israeliani che si espandono sempre di più; con un futuro che appare senza speranza; che vive questa condizione inaccettabile nel silenzio generale del mondo ‘civile’, dell’Occidente avanzato, dell’Europa, in spregio a tutte le possibili risoluzioni ONU che imponevano a Israele il ritiro da territori di recente espansione, di bloccare i nuovi insediamenti, di riconoscere il diritto dei Palestinesi ad avere uno Stato e una Patria in egual misura a quello che ha Israele.
Si pensava che la Questione fosse risolta oramai dalla protervia e dall’ignavia generale, fino alle ultime decisioni di Trump con lo schiaffo dell’Ambasciata USA spostata a Gerusalemme…E invece, dalla sofferenza nasce sicuramente passività ma nasce anche rabbia incontrollabile, rabbia che alimenta tutte le spinte più estremistiche.
No la Questione non è chiusa. E se ne accorge anche Israele che convive nei suoi confini con un 20% di popolazione di origine araba nella quale anche esplode la rabbia. Che a sua volta alimenta i fondamentalismi di parte israeliana.
E allora ci vorrebbe una comunità internazionale che dicesse ad Israele che ci sono limiti che il suo Governo non può varcare, ci sono leggi che non possono essere stracciate.
E ci vorrebbe una comunità internazionale che non accettasse che l’orrore per l’Olocausto venisse usato dal Governo israeliano per provare a coprire tutte le sue scelte: no. Non si è meno amici di Israele e del suo popolo se si critica il suo Governo, le sue scelte, la sua politica di potenza: del resto questo dice la parte più avvertita della cultura israeliana che denuncia appunto la politica del suo Governo.
E dunque, solidarietà al popolo palestinese. E impegno per Due Popoli due Stati: l’unica via.
E invece, Salvini, Tajani, Letta vanno, e insieme, sul palco a esprimere solidarietà ad Israele: non c’è limite…no!
Sì, non c’è limite all’assurdo! E l’assurdo è questa grande ammucchiata di personaggi che tutela l’arroganza israeliana e mortifica sempre di più un popolo che non trova pace e nemmeno giustizia.
Io sto con la Palestina.