Ricordiamo progetti già realizzati, tuttora in cantiere.
Proiettiamoli nel nuovo futuro, non lontano.
di Rosanna Bonsignore
Ammaliante.
La Tavola Strozzi rielaborata come una composizione naif i cui colori richiamano voci e sorrisi genuini perché frutto di un lavoro artistico collettivo, delle allieve e degli allievi della V A del 69° Circolo Didattico “Stefano Barbato”, zona Napoli Est. È la copertina del libro corale che apre all’esplorazione e alla conoscenza accurata di un singolare già lungo percorso artistico fatto di incisiva didattica innovativa:
Bambini e musei cittadini a regola d’arte.
(ed. ilmondodisuk, napoli ottobre 2020, € 25.00)
Il percorso è parte di un progetto non solo didattico, è formativo a più dimensioni e di singolare creatività: si è sviluppato per anni su sentieri geografici diversi, ovvero in quartieri della metropoli e in comuni di varia grandezza; tuttora è in cantiere e in corso con modalità inimmaginabili fino a qualche tempo fa; tuttora può costituire una preziosa risorsa di costante comunicazione , di sostegno emotivo e di incoraggiamento proficuo per piccoli e preadolescenti. Oggi più che mai, personalità in crescita subiscono sempre più frantumazione di equilibri quotidiani e di incerta durata che – a fasi alterne – avevano trovato una certa sostenibilità. Questo è il periodo in cui il distanziamento fisico richiede più rigore nonostante l’accentuata fragilità emozionale e mentale di piccoli e grandi; le sospensioni senza precedenti causate dal Covid19 – ed ora con l’ombra delle sue varianti – l’invasione non attenta dei messaggi anche di scienziati e politici – attraverso media e social – determinano anche nei preadolescenti, sempre più, cupa chiusura non solo fisica e atti di ribellismo -anche individuale e autolesionista- nelle famiglie dove si moltiplicano preoccupazioni e disagi domestici, nelle periferie abbruttite da nuove povertà e svantaggi sociali più accentuati. Ormai è urgente non evadere le richieste di aiuto da parte di genitori, non sottovalutare – con il rumoreggiare retorico sulla didattica ( in presenza e/o distanza) – le segnalazioni allarmanti di educatori, degli stessi psicologi e sociologi.
Ecco… oggi più che mai, dovremmo consolidare fiducia al potere dell’arte: questo libro ci dona tanto come testimonianza efficace di coinvolgenti lavori sperimentati con piccoli e giovanissimi, come strumento di lavoro artistico/ didattico – accattivante nel suo essere formativo anche nel riconoscere e nel gestire proprie emozioni – da proiettare nel futuro, vicinissimo e lontano.
Già nel titolo dello stesso ampio progetto – Bambini e musei cittadini a regola d’arte – si intuiscono potenzialità educative e culturali ben delineate e di grande attualità anche per il riappropriarsi – ormai tanto auspicato e in parte già concretizzato – di luoghi la cui sacralità si è rinnovata ed è più incisiva sia per piccoli che per grandi: sale di musei (nostro ineguagliabile patrimonio che conserva preziosità storico – artistiche inconfutabili anche per le stratificazioni delle civiltà caratterizzanti Napoli) hanno accolto gruppi di alunne e alunni, studentesse e studenti, come “aule decentrate” annullando “la sensazione di estraniamento” e nutrendo curiosità/sentimenti/interessi e motivazioni ad aprirsi alla Cultura di un mondo esterno, prima percepito come lontano e poi vissuto come “molteplicità di relazioni” culturalmente avvicinabili e didatticamente valide. Il vivere le sale museali con l’energia corporea – vivace e autentica dei piccoli, schietta e naturale dei più grandicelli – ha dato linfa rigeneratrice agli sguardi esplorativi di chi, con pochi anni di impegno scolastico sulle spalle, si è sentito protagonista già con semplici personali espressioni artistiche accolte, rispettate e condivise. Individualmente ma in una rassicurante dimensione collettiva sempre con l’empatia didattica dell’adulto esperto appassionato e appassionante – ognuno ha messo alla prova lo scoprire, il coltivare e il nutrire il proprio sguardo verso un’opera d’arte o l’insieme di opere che, in ogni caso, testimoniano civiltà e storia. Fragilità e forza umana.
Il mio sguardo, nello scorrere le pagine del testo, assapora l’incanto – benefico in questi tempi – di guardare foto dove ciuffi di capelli e grembiulini bianchi e blu si adeguano a nuove posizioni corporee per comporre insieme manifesti, murales, collage, riproduzioni di coloratissime figure e maschere, disegni e composizioni di gruppo.
L’accurata composizione grafica mi conduce a gustare foto con tracce di quadri di autore, di grandi disegni su pareti e foto di piccolissimi placidamente stesi come “oggetti” per tracciare “sagome personali” in un mare bianco e con tanti pastelli e pennarelli vicini. Ecco le foto con le personcine sedute in cerchio per partecipare – alla pari – alle costanti verifiche e riprogettazioni di gruppo, quelle con i piccoli zaini tranquillamente addensati nelle sale del PAN per godersi i propri prodotti artistici che reclamano gioioso orgoglio e attenzione non frettolosa degli adulti. L’immersione tra le pagine del libro diventa totalizzante quando vivo la sensazione ritrovarmi tra le immagini della Certosa di San Martino insieme a tanti piccoli grandi studenti; inenarrabile la mia gioia quando il mio sguardo si sofferma – in uno spazio di tempo non quantificabile – su ragazze e ragazzi concentrati a disegnare su fogli sparsi sul pavimento di maiolica o a confutare con piglio sicuro ma “con gli occhi di un bambino” sull’opera di Francesco Clemente che fa da signora regale in una sala del Museo Madre.
E poi ancora esplosione di colori con foto e foto testimoni di un intenso lavoro dove si sono intrecciati vari linguaggi e, tra i tanti colori che sembrano voler giocare, si riconoscono bene i nomi degli autori di testi scritti – dai titoli efficaci nella loro originalità – con rielaborazioni e narrazioni del vissuto , esposizione diligente di teorie e note biografiche di grandi artisti, note critiche di spessore.
Bambini e musei cittadini a regola d’arte è un testo corale, ma l’artefice – creativo nella progettualità dell’intero itinerario artistico didattico e tenace maestro nella sua applicabilità è Luigi Filadoro, fondatore e presidente dell’ Associazione étant donnés che si ispira all’opera di Marcel Ducamp. Lo stesso Luigi Filadoro (artista, progettista didattico nel settore della formazione applicata all’arte e ai beni culturali) ha più volte sottolineato con convinzione il perché dell’importanza dell’opera di Marcel Duchamp: nella sua apparente anonimità, è un dispositivo complesso e multimaterico che “intenziona” lo spettatore a guardare e a fare l’opera insieme all’artista, ad attraversare e ricomporre lo spazio dell’opera in maniera attiva e partecipata. Nella pag. 15 del libro ricorda” Etant donnés, sappiamo, è l’opera realizzata da Marcel Duchamp in gran segreto per 20 anni ed è esposta per la prima volta dopo la sua morte al Philadelphia Museum of Art, che si presenta come una porta di legno a grandezza naturale con due fori dai quali è possibile osservare la scena, i cui elementi che la costituiscono sono enunciati nel titolo dell’opera: un calco in gesso di una donna nuda ed acefala che tiene in mano una lampada a gas con alle spalle un paesaggio bucolico nel quale si scorge una cascata. Opera polimaterica, che assembla materiali diversi ed eterogenei, ma soprattutto un progetto. Al di là delle intenzioni dell’artista e dell’interpretazione critica copiosa e polemica che ha generato, quello che qui interessa evidenziare è lo sguardo, il fatto di guardare, di oltrepassare la scena con l’intrusione del nostro sguardo che fa il “quadro”. È lo sguardo a trasgredire la prossimità di una porta che rimane e rimarrà chiusa.” Di fatto lo sguardo, il rivolgersi ad un’opera d’arte richiede una propria decodifica che sollecita ad intenzionarci a guardare intuendo, accogliendo la differenza tra arte e sguardo. Lo sguardo, anche per piccoli e giovanissimi, può trasformarsi in propria esperienza pensante che fa cogliere luci ed ombre, differenze peculiari, da rielaborare – anche come materiale di apprendimento – sperimentando nuove scoperte, inaspettati significati, ulteriori approfondimenti, sostenuti e potenziati anche da altri linguaggi, altre idee e dall’uso creativo di altri strumenti che rendono formativa l’esperienza artistica individuale, valorizzata in una sana ed empatica dimensione collettiva.
È sempre Luigi Filadoro che, facendo sue affermazioni di Lucio Lombardo Radice ( da me ben conosciuto e tanto stimato) ben evidenzia a pag. 14 del libro “Un serio progetto di educazione estetico – artistica pur “non violando mai la spontaneità e l’inventiva dei fanciulli, bisogna non abbandonarlo al caso e al capriccio: occorre sapientemente utilizzare un piano di lavoro ben meditato, in rapporto all’insegnamento” e considerare che la “ vita va cercata e studiata al di fuori della scuola più possibile” E non consiste nel mettere in piedi un’attività ogni tanto o attivare un laboratorio a lato di altre, bensì adottare un’impostazione che una volta scelta, permea tutta l’attività educativa e diviene stile metodologico dell’educare”.
La centralità della didattica ambiziosamente innovativa, interdisciplinare e trasversale anche per penetrare nel mondo dell’arte e valorizzarne i frutti formativi e culturali, è anche motore di confronti pedagogici, di scambi metodologici, di attività di mani e di convergenze teoriche sia nella progettazione iniziale che durante tutte le fasi del lungo itinerario di lavoro: di fatto accanto all’estro dell’ artista è stato determinante l’interscambio con dirigenti scolastici e docenti, convalidati da reciproca fiducia e competenze professionali orientate su finalità scelte e condivise nella costante dinamica delle verifiche dei risultati raggiunti, delle rielaborazioni programmatiche per dare più forza qualitativa anche nella relazione con bimbi e giovanissimi. Dentro le aule scolastiche e fuori. Nei musei. Bambini e Musei dimostra anche questo.
È giusto dare rilievo alle dettagliate descrizioni metodologiche, alle attente riflessioni su classi e gruppi di lavoro partecipanti e sulle fasi dell’intero lavoro scolastico ed extrascolastico, svolto in specifiche scuole e musei, contestualizzate in determinati periodi. Nell’ Appendice emerge una sintesi accurata con prospetti di date di lavoro collettivo, della durata delle sperimentazioni e dei luoghi ospitanti; originali locandine e manifesti, con efficacia comunicativa, segnano qui le tappe delle iniziative in rete, programmate e realizzate. Precisa è la segnalazione di POR, PON e sostegni economici, di collaborazioni tecnico scientifiche con Istituti Universitari, di patrocini di Enti Locali e Istituzioni, di sponsor tecnici.
In modo articolato è ricordata la partecipazione a concorsi interdisciplinari territoriali le cui tematiche evidenziano bene, anche per i giovanissimi, un connubio tra l’arte e la cittadinanza, l’arte e la legalità, tra l’arte e la fiaba, l’arte e i patrimoni, materiali/immateriali della propria terra. Il libro “Bambini e strumenti” può diventare un ottimo mezzo di approfondimento e di proiezione per futuri lavori di più ampio respiro – culturale e didattico e geografico – anche per i numerosi link e siti afferenti ben riportati.
Più si cammina nelle pagine del libro più si percepisce che si accendono tante suggestioni non solo rispetto all’arte e al fare arte – anche nelle forme più semplici – ma soprattutto al vivere /condividere con bimbi e giovanissimi la Cultura, a dare luce a talenti e saperi, nelle plurime dimensioni e nella vivacità degli sguardi.
Prendo il mio cellulare e chiamo Luigi Filadoro. Mi risponde, attento ad ascoltarmi.
• Luigi Filadoro, in questo marzo 2021 – tuttora sospesi in un modo che in molti percepiamo surreale pur nel totale rispetto delle regole e con l’ombra di mille preoccupazioni – come ripercorri con il pensiero circa 15 anni di attività- create e portate avanti dall’Associazione da te presieduta – étant donnés?- Sei l’artefice di ” esperienze organizzate attraverso l’arte, i suoi luoghi e attraverso i saperi disciplinari…. dando centralità a il MUSEO, istituzione dove agisce anche la Storia, conduttore e amplificatore di ogni attività creatrice, capace di sottrarre l’individuo alla parzialità in cui vive e riportarlo in una dimensione di totalità”. Ho usato tue parole estrapolate da pagine del libro. Tu hai ben evidenziato che “nel museo hanno trovato espressione ed armonia le differenze, la cooperazione, lo scambio, l’integrazione e la costruzione di forme inaspettate” allora io ti chiedo, oggi 10 marzo 2021 – di elaborare per noi tue riflessioni sui risultati e sulle inedite ( aspettate o inaspettate) forme di relazione e di comunicazione nate, trasformate e/o solidificate attraverso la DAD, il principale e necessario modo di lavorare con ragazze e ragazze per non interrompere il percorso artistico e formativo?
Luigi Filadoro Ripensare alle attività di étant donnés e alle modalità con cui sono state realizzate nel corso degli anni impone innanzitutto una considerazione sul valore e l’importanza che il corpo e la presenza assumono all’interno dei processi educativi. Non è soltanto un dato fisico, il corpo, ma un campo significante creatore e portatore di segni e scambi che si sperimentano e si strutturano nella relazione e nella presenza.
E il distanziamento pone, alla scuola in generale, innanzitutto il problema di come mantenere la significanza educativa della corporeità. L’impianto metodologico è sempre stato cooperativo e corale, i laboratori condotti con la partecipazione di più gruppi classe e molte istituzioni scolastiche, che collaboravano tra di loro nei laboratori sia nelle scuole che nei musei. E in alcuni musei le mostre sono state realizzate anche con 700 bambini e ragazzi in un “assembramento”, come lo chiameremmo oggi, felice e festoso!
È stato certamente possibile continuare un lavoro che guarda al Museo come aula densa di significati identitari e trasversali e addentrarsi con i bambini e i ragazzi in una visita “virtuale” nelle aule museali; ma tenendo presente che si perde inevitabilmente la fascinazione dell’alterità che le opere e i luoghi trasmettono e che i contenuti multimediali resi disponibili da musei e luoghi della cultura sono poco adatti alla fruizione di un pubblico scolare. Limite, questo, continuamente evidenziato da più parti ma mai risolto, e tutto sommato in linea con la “scomparsa” dei bambini e dei ragazzi dalla complessa tematica della pandemia.
Tuttavia la didattica a distanza consente altre opportunità all’arte, per esempio l’applicazione più sistematica di programmi di grafica, editing e manipolazione delle immagini. Durante la pandemia ho realizzato la “guida” di due musei del territorio, un racconto scritto e illustrato da bambini e ragazzi, prodotto editoriale arricchito da un dvd con stop animation degli stessi disegni, che stiamo ultimando. E poi è utile suggerire e scoprire come la creatività non ha necessariamente bisogno di stimoli esterni, e le poetiche di moltissimi artisti che hanno dipinto la quiete e il silenzio delle nature morte o il racconto straordinario di un’apparente banalità quotidiana e domestica possono diventare tracce per comprendere questo strano tempo assente e sospeso.
L’essenzialità del confronto con Luigi Filadoro mi sollecita a riaprire il cammino tra le pagine del libro, ma poi prende il volo una riflessione: il Progetto Bambini e musei è tuttora in corso e sta producendo rinnovate riprogrammazioni idonee alla nostra complessa attualità ma già proiettata in futuri e più ambiziosi progetti, dove il dialogo tra le giovani generazioni e la difesa dell’ambiente nel senso più ampio dovrà acquisire una rigorosa centralità. La conoscenza e la protezione del patrimonio artistico e culturale dovrà conquistare un posto privilegiato in una rinnovata didattica della tanto declamata Educazione Civica: Una cittadinanza a regola d’arte, appunto.
Impegniamoci, lavoriamo affinché questo percorso progettuale partito dalla nostra Napoli superi i confini regionali e raggiunga, operi e crei in altri e variegati spazi nazionali. Cooperando e valorizzando, naturalmente, tutte le risorse del territorio motivate dall’arte, con l’arte, per l’arte in tutte le sue espressioni comunicative.
Bambini e musei è l‘originale narrazione ben documentata che cattura sguardi e pensieri sui bimbi e giovanissimi artefici principali del progetto, in gran parte realizzato e tuttora in itinere con necessarie modalità rinnovate che già seminano riflessioni, rielaborazioni e diverse progettualità. In questo spazio comunicativo diventa importante ed utile dare rilievo all’indice che riporta l’elenco dei variegati contributi scritti – di esperti, dirigenti scolastici, docenti, rappresentanti di enti ed istituzioni – che rendono ancora più preziosa ed incisiva la narrazione.
I loro stessi titoli sono sintesi di verifiche, elaborazioni concettuali e proiezioni già verso il futuro, ampliando orizzonti ed impegno culturale, artistico, didattico. Politico.
È bello anche dedicare alcuni minuti al video https://youtu.be/kYY9Qt1Tlc
Oggi più che mai necessario, consapevole e responsabile un ad maiora.
Rosanna Bonsignore