di Paolo Persico
Qualche giorno fa su questo utilissimo strumento di memoria e di riflessione è stata pubblicata la pagina de l’Unità che ricorda l’assemblea nazionale degli studenti che si svolse a Napoli il 14 e il 15 Dicembre del 1979 all’Aula magna del Politecnico il Venerdì e al cinema Metropolitan il Sabato.
Ho ritrovato una pagina de l’ Unità che richiama il percorso che ci portò a quell’appuntamento.
E’ del 10 Novembre 1979 contiene il resoconto di una riunione studentesca a Roma che indice per il 18 Novembre un corteo nazionale nella Capitale per la riforma dei decreti delegati . annuncia la manifestazione nazionale degli studenti per la riforma dei decreti delegati .L’articolo cita, tra gli altri, l’intervento di uno studente di Napoli “Andrea”. Era Andrea Cozzolino – studente del liceo scientifico di Torre del Greco-città dove il movimento aveva una forza consistente.
E’ utile ricordare che nelle elezioni politiche del 1979 il PCI aveva subito una seria battuta d’arresto perdendo 4%in percentuale scendendo dal 43%al 30%. Più sensibile fu il calo nel mezzogiorno e a Napoli. Si aprì una discussione ampia che coinvolse migliaia di persone sui risultati della politica di solidarietà nazionale e sugli effetti del terrorismo sul voto. A Napoli – dove perdemmo in città il 10% era grande la preoccupazione per l’esito delle elezioni comunali della primavera del 1980.
Fu un dibattito profondo che coinvolse pienamente il gruppo dirigente della FGCI non solo nel confronto con la direzione nazionale della,ma attraverso un confronto con il gruppo dirigente della federazione napoletana del PCI.
In quel periodo ero responsabile organizzativo degli studenti e quindi invitato alla segreteria provinciale.
Il segretario era Antonio Napoli
e componenti del gruppo dirigente Alessandro Pulcrano, Michele Caiazzo, Sirio Conte, Gianfranco Nappi, Caterina Paino, Mimmo Pennone,Maurizio Vinci, Guglielmo Allodi. Segretario regionale era Gigi Izzi.
Altri come Pippo Schiano, Claudio D’Aquino, Gianni Nughes, Daniela Lepore, Maddalena Tulanti
erano passati – come si diceva allora -ad altri incarichi o di carattere nazionale o al Partito.
Le due correzioni politiche più significative che ricordo furono proprio sul terreno della scuola e dell’atteggiamento nei confronti della nostra esperienza di Governo al Comune e in Provincia.
Si scelse di essere meno timidi e meno schiacciati sulla formula della solidarietà nazionale che si era esaurita e quindi si elaborò una piattaforma di lotta che tenesse insieme l’orizzonte delle riforme e l’attenzione alle condizioni materiali di studio.
A Napoli scegliemmo una posizione di carattere “vertenziale” con le Amministrazioni locali sul terreno del diritto allo studio ed anche sul terreno della condizione giovanile da cui nacque l’esperienza dell’ occupazione della “Casina dei Fiori”, ma quella fu un ‘altra pagina che richiede testimonianze e approfondimenti.
All’inizio dell’anno scolastico del 1979 – malgrado la crescita dell’estremismo con il movimento del 77, la presenza aggressiva di “Autonomia Operaia”,la forza dei Troskisti che avevano nella città di Napoli con il “collettivo punto rosso” la loro maggiore consistenza eravamo capaci di orientare e organizzare granparte degli istituti.
La FGCI di Napoli aveva tra gli studenti medi una struttura consistente con oltre 2000 iscritti e un radicamento consistente nel centro storico in particolare al “Genovesi”, a Fuorigrotta al Labriola, al Vomero, a Miano-Piscinola, nella zona di Vicaria –San Lorenzo e in provincia a Pomigliano, a Castellammare di Stabia, a Torre del greco. Eravamo assenti o quasi nei grandi Istituti tecnici come il Righi o il Fermi e in crisi di riferimenti a Pozzuoli e a Torre Annunziata.
Nei due anni precedenti avevamo svolto battaglie per la difesa della democrazia contro il terrorismo e l’estremismo: la FGCI di Napoli aveva dato un contributo importante per le manifestazioni contro l’uccisione di Benedetto Petrone a Bari e di Claudio Miccoli a Napoli per mano dei Fascisti o in occasione del rapimento di Aldo Moro e l’uccisione di Guido Rossa.
Si lavorò ad una piattaforma che aveva nella riforma dei decreti delegati il suo cuore.
Una richiesta di maggiore potere agli studenti , ma anche di più autonomia per costruire dal basso riforme della didattica e dell’organizzazione scolastica.
Questo a Napoli si intreccio con una forte attenzione alla condizione materiale e quindi alla costruzione di vertenze anche dei singoli istituti per l’edilizia scolastica, i servizi, i laboratori.
Sul piano politico si consolidò un rapporto a Sinistra con i giovani del PDUP e di altre forze come l’MLS(formazione fieramente marxista-leninista ma ferma nella lotta al terrorismo)non presenti significativamente a Napoli ,ma radicati a Milano e qualche altra sigla che ci aiutava a costruire un movimento non solo della FGCI. I riferimenti allora erano Vincenzo Gaudiano, Enzo Lipardi e Carlo Sarno.
Le prime settimane dell’anno scolastico furono dedicate a quest’attività di diffusione della piattaforma per le riforme e di nuovo radicamento partendo dalle esigenze di base delle scuole.
Dal confronto quotidiano con i nostri riferimenti negli istituti avvertivamo che crescevano segnali di novità e volontà d’impegno. Insomma che questa battaglia era in grado di mobilitare molti studenti.
Così decidemmo di promuovere n’assemblea studentesca al Cinema Roxi – vicino Piazza Dante – che vide una partecipazione oltre le aspettative tanto da sospenderla e spostarla, dopo un breve corteo nel cortile dell’allora Provveditorato, realizzando anche un ‘occupazione simbolica.
L’Assemblea ci diede la spinta e la legittimazione a promuovere iniziative di carattere locale e ad indire una manifestazione provinciale a fine Ottobre .
C’era molta trepidazione tra noi sulla partecipazione e quindi vi erano i soliti scongiuri per la pioggia, le misure di cautela per eventuali provocazioni di autonomia operaia.
Tutto si sciolse quando da sotto la statua di Garibaldi vedemmo la prima delegazione di un centinaio di persone senza che riconoscessimo qualcuno e infatti aprirono lo striscione contro Valitutti con la firma Liceo scientifico “Sarno”. Era il segno che vi era una partecipazione spontanea oltre le organizzazioni politiche ed infatti il corteo su enorme. Quando la coda era ancora a Piazza Garibaldi la testa aveva superato piazza della Borsa. Era la misura della grande partecipazione rispetto agli anni precedenti dove era un successo quando accadeva con i quattro palazzi.
L’entusiasmo era forte e iniziò subito la preparazione della manifestazione a Roma.
Era la prima volta che ci misuravamo con una simile dimensione e malgrado tentativi di approfondimento con alcune memorie storiche degli anni passati (Antonio Oria,Rosario Messina), nessuno ci diede indicazioni precise anche perché la partecipazione studentesca a Roma era stata sempre legata a iniziative del sindacato in particolare dei metalmeccanici.
Ci inventammo il sistema delle prenotazioni, dei biglietti con una sottoscrizione minima con un duplice scopo: non sprecare risorse per i bus e controllare che portavamo a Roma evitando la presenza di autonomia operaia.
Ogni realtà ci forni un quadro con numeri alti sulla partecipazione. In media tagliammo un 20% con riduzioni più significative rispetto ai numeri che davano Massimo Brancato a Fuorigrotta, Franco Celeste e Antonio Coppola a San Lorenzo-Vicaria e Andrea Cozzolino e Salvatore Cuomo a Torre del Greco.
Ci inventammo la formula dei bus “Jolly”cioè disponibili e vuoti a Piazza Matteotti e a piazza Mancini con cui riuscimmo a prelevare le persone in più a fuorigrotta e a torre del greco, ma non tutte a Piazza Garibaldi. Recuperammo un altro bus, qualcuno andò con il treno, un centinaio rimasero a Napoli ,comunque fu una partecipazione di quasi 1500 persone con 27/28 bus.
Ci eravamo preoccupati di dare colore e visibilità al pezzo di Napoli e quindi demmo appuntamento davanti alla Chiesa di Santa Maria degli Angeli e alla testa organizzammo un gruppo di musica popolare con la FGCI di Pomigliano D’Arco con alla testa Crescenzo Aliberti vestito da pazzariello mentre i secondo striscione era del Genovesi con una frase famosa di cicerone riadattata per l’occasione e come colonna sonora la canzoncina in napoletano inventata da Gaetano Oliva, studente dell’ipsia di Miano.
La manifestazione fu significativa e si svolse senza incidenti e anche il rientro a Napoli, a parte qualche fuga d’amore di un giorno, non provocò problemi particolari.
Naturalmente eravamo il pezzo più grande, colorato e combattivo del corteo.
All’epoca non c’era neanche il fax ,quindi la soddisfazione era qualche foto sui giornali, qualche citazione negli articoli, la simpatia che ti manifestavano le altre regioni.
Si era affermato un movimento per le riforme alternativo all’estremismo di autonomia operaia e di ciò che rimaneva di lotta continua e iniziò, in diverse città ,una fase di contrapposizioni e anche di scontri in assemblee o cortei.
La scelta di tenere i due giorni di assemblea nazionale a Napoli era molto rischiosa per questo motivo.
Una parte del gruppo dirigente della FGCI si dedicò esclusivamente alle questioni logistiche e di difesa delle assemblee.
La scelta delle sedi era quasi obbligata per due ragioni :controllare gli accessi, impedire ad autonomia operaia di prevaricare l’assemblea.
Ricordo che furono giorni di tensione incredibile, del resto avevamo avuto momenti di violenza con autonomia a Napoli, ma niente di paragonabile a quanto accadeva a Bologna, Milano e Roma.
Svolgemmo due o tre riunioni anche a tarda sera con la segreteria del Partito che era rappresentata da Vittorio De Cesare e da Geppino D’Alò e dal compianto Luigi Castaldi –responsabile del servizio d’ordine e della sicurezza del Partito.
Vi furono riunioni notturne anche con i responsabili nazionali di questi aspetti della FGCI, del Pdup e del MLS. In questi momenti di tensione vi furono anche episodi divertenti per la nostra inesperienza “militare”. I tondini che procurammo a scopo difensivo eventuale erano tagliati così lunghi che ci spiegarono avrebbero spezzato il braccio a chi cercava di utilizzarli o la vestizione del servizio d’ordine del MLS e dei milanesi della FGCI a Via dei Fiorentini con strumenti di protezione delle ginocchia e delle parti basse e una dotazione di sbarre di ferro nascoste nei giubbotti che facevano paura solo a vederle. E poi il viaggio a piedi con loro in fila indiana a piccoli gruppi per raggiungere il Metropolitan.
Con grande sollievo, a fine manifestazione, furono depositate in un sotterraneo di Via dei Fiorentini e lì sono rimaste per oltre 20 anni. Per la verità li consideravamo un po’ fanatici della tattica militare anche se ci rendevamo conto che avevano affrontato prove durissime.
Comunque eravamo più rassicurati dal buon coordinamento e dalla serietà della Questura di Napoli che confinò Autonomia operaia all’Orientale e dalla presenza tra via Chiaia e via dei Mille di più di un centinaio di persone che sembravano passanti impegnati a guardare le vetrine dell’imminente Natale mentre in realtà erano i compagni dell’Alfasud, dell’Italsider, del Porto oltre al mitico servizio d’ordine con i fratelli Di Roberto e i puteolani,Franco Moxedano e Mariano Bianco con Piscinola organizzati da Luigi Castaldi e Osvaldo Cammarota che ci proteggevano da ogni lato.
La manifestazione si concluse alle 13 circa e ritornammo in Federazione con il servizio d’ordine nazionale per deporre gli strumenti di difesa . Dopo credo che mangiammo alla Pigna Secca una pizza che ci sembrò squisita dopo notti insonni e una tensione mai vissuta prima. Poi si andò a dormire ognuno a casa sua del resto non avevo chiuso occhio anche perché avevo intestato a me il contratto del Metropolitan :una responsabilità enorme a 19 anni.
L’ Assemblea politicamente andò bene e la vertenza per la riforma dei decreti delegati proseguì e mantenemmo la guida di quel movimento nel periodo successivo anche se non erano finiti gli anni di piombo.
Il movimento scelse di non presentare liste e la non partecipazione alle elezioni ebbe un seguito altissimo e anche la partecipazione degli studenti napoletani fu enorme.
Il Metropolitan all’epoca aveva 3500 posti e li riempimmo quasi tutti.
Oltre a quelli che ho ricordato in quell’esperienza si avvicinarono alla FGCI e furono protagonisti in quella battaglie e negli anni successivi tante compagne e compagni ricordo Leandro Limoccia all’Itis di San Giorgio a Cremano, Peppe Napolitano ad Afragola,Paola Festa al Serra, i fratelli Gallo al Genovese con tanti altri (era la nostra Stalingrado con più di 60 iscritti su 500 alunni), Francesca Cammarota e Carla Visca al VI scientifico, Cristina Florio al Vico; Salvatore Barbato al Caracciolo, Marianna Pirozzi al Garibaldi e altri di cui non ricordo tutti i nomi al Galiani,al Mercalli, al Mario Pagano
Negli anni successivi la mancanza di sbocchi concreti indebolì questa battaglia e iniziarono gli anni del riflusso.
A Napoli come FGCI fummo protagonisti con il movimento studentesco per il diritto allo studio dopo il terremoto con una nuova manifestazione nazionale a Roma nell’anno successivo, delle grandi manifestazioni per la pace e poi del movimento degli studenti contro la camorra.
La manifestazione nazionale a Napoli contro mafia e camorra nel 1983 con il corteo fino alla Villa Comunale credo sia stata la più grande, in assoluto, del movimento democratico degli studenti in particolar modo per l’enorme partecipazione degli studenti di Napoli e della sua provincia.
La misura del corteo era data dal fatto che quando la coda era ancora a piazza mancini con qualche delegazione del Lazio in ritardo la testa era a Piazza dei Martiri. Anche in quel caso si seminò molto per raccogliere quel risultato.
Paolo Persico
BRAVO Paolo un ricordo sempre attuale e non da meno non hai dimenticato nessuno, tempi che ci hanno formato e un indimenticabile ricordo sempre vivo
Un bellissimo ricordo, c’ero anch’io in quegli anni, iscritta alla Sezione Che Guevara – Vomero insieme a tanti dei compagni citati nell’articolo. Tra le scuole manca la mia, il Liceo Scientifico Statale Galileo Galilei, frequentato da Maurizio Vinci, Rosario Mastrocola, Aldo Granillo e Mauro Fermariello dove eravamo molto attivi. Sono stati anni indimenticabili che hanno formato le donne egli uomini che oggi, orgogliosamente, siamo. Una grande scuola di vita.
Sono commosso