di Gianfranco Nappi

E così da domattina siamo in zona rossa.
Ve ne erano tutte le condizioni già da un po’ di tempo probabilmente.
Di fronte all’incedere nuovo della Pandemia che ha investito in modo forte tutta l’area metropolitana di Napoli, e non solo, tutte le nostre strutture sanitarie sono entrate in grande e grave sofferenza.
Di fronte a questo, la reazione dei principali livelli istituzionali napoletani e campani è stata quanto meno sconcertante: non ci è stato risparmiato, neanche ora, lo spettacolo di uno scontro a perdere tra il Presidente della Regione e il Sindaco, che la dice più di tante cose sulla statura effettiva dei due personaggi.
Il Presidente della Regione sembra poi ormai essere fuori misura e del tutto fuori sintonia con il sentimento pubblico della popolazione campana: impressionante la rapidità con cui, di fronte a fatti nuovi, la mutevolezza di orientamenti diffusi si affermi. E’ il segno di tempi in cui puoi essere premiato a settembre ed essere punito poco più di un mese dopo.
Bisogna dire che a questo ‘mutamento’ ha concorso lo stesso Presidente che denuncia una campagna contro la Campania, lo sciacallaggio…Che nei nostri confronti appena si apre uno spiraglio si addensino luoghi comuni, malcelate visioni un po’ razziste etcetera ,etcetera…è ben vero.
Però è altrettanto vero che se per mesi si sente la litania dei primati, tale per cui la Campania, a dire del suo cantore, era entrata in un’epoca magnifica, e tutto era a posto, e tutto funzionava al meglio e ogni problema lo si faceva risalire alla sola indisciplina di cittadini incoscienti da trattare con durezza per riportarli all’ordine, e tutto questo è continuato ancora in queste ultime settimane con un livello di protervia in più nei confronti di ogni distinguo, di ogni critica, di ogni benché minima osservazione, poi è evidente che entri in un cortocircuito negativo.


E quello che manca ancora è un discorso di verità sul sistema socio-sanitario, sulle sue deficienze strutturali, sui punti di necessaria radicale riforma da introdurre; l’idea di un programma di interventi proiettati nel tempo, dotati delle risorse necessarie, capace di coinvolgere tutti i soggetti interessati.
E’ impressionante: è passata la prima ondata, siamo immersi nel pieno della seconda, si affacciano i pericoli di una terza e ancora l’avvio di questo discorso di fondo manca.
Manca in Italia: non si vede, non si sente.
Manca assolutamente in Campania.
Ancora oggi.


E poi emerge un’altra verità: il Governo di uno solo è un imbroglio. E in Campania lo stiamo vivendo in massimo grado: sia il primo che il secondo. Non risolve alcun problema, anzi li accentua tutti. L’idea che se c’è uno solo a decidere si fa prima e meglio è tanto vecchia quanto perniciosa e foriera di conseguenze devastanti.
Anche su questo occorrerebbe riflettere.
E questa riflessione sarebbe utilissima proprio oggi, in piena emergenza: è con la partecipazione diffusa e con il coinvolgimento largo che si rafforzano consapevolezza e senso di responsabilità.
E anche su questo non si capisce chi lavora in Campania e in Italia: i partiti sono impegnati in uno stillicidio quotidiano di mezze, sterili battute. I Sindacati sono del tutto corporativizzati e annichiliti: li sentite voi dire qualcosa, organizzare consapevolezza e responsabilità? Solo per parlare delle due categorie di soggetti fondamentali per ogni democrazia.
Riflettiamo su tutto questo in queste settimane di raccoglimento forzato e necessario.
E, se possibile,
vediamo di fare qualcosa.

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5 commenti

  1. Paradosso dei paradossi. Noi stavamo a discutere dei populismi, del passato remoto e recente, e i nostri due alfieri, uno incendiario, l’altro mellifluo, si sfidavano in ‘popular tenzone’. Ahi, schiava Campania, regione senza nocchieri in grande Covid!!

  2. Per dirla usando un proverbio popolare…@ si è unita la mala notte e la figlia femmina @
    Del resto, è nei momenti critici che vien fuori lo spessore dei politici. E noi, se avessimo voluto avere riprova dell’infimo spessore di chi ci governa, non avremmo potuto trovare contesto migliore. Purtroppo per noi.

  3. Perfettamente d’accordo su tutto, ma caro Gianfranco quando manca una visione politica e strategica o se vuoi sul ‘Cosa fare’ per uscire dalla crisi pandemicaeconomica e addirittura etico-politica, gli effetti sono questi e sono devastanti ancorchè inutili gli interventi che sembrano gettare nel vuoto, risorse intelligenze e non capire che se ne esce solo se le masse popolri vengono guidate ed indirizzate verso un unico obiettivo.Che il personale politico, mi dispiace dirlo tutto, ripeto tutto, non sia in grado di far fronte ad una situazione drammatica è più che evidente.Avendo abbandonato da tempo lo stato sociale e l’etica sociale , era abbastanza ovvio trovarsi con un paese allo stato di collasso.Non credo che oggi con un forte partito comunista, la situazione sarebbe questa.Oggi come adesso i tempi sono maturi per creare un ampio fronte di forze per un govenro di emergenza politica che affronti:a)il problema della sanità, vero disastro procurato;b)il problema della lavoro e della laboriosità sociale;c) il problema ,che è alla base della catastrofe attuale, della direzione economica e finanziaria dell’Italia.
    Se questi passaggi non trovano forze e sponde politiche omogenee e una soggettività politica adeguata, credo che entreremo in un lungo periodo di destabilizzazione del paese.Allora davvero sarà il caso di pensare ai possibili rimedi. Vincenzo Crosio

  4. Penso che De Luca stia perdendo il controllo della situazione e che non ammetta nessuna interferenza o critica sul suo operato. Chiedere poi la caduta del.governo di cs ed un allargamento a questa dx è fuori luogo e dannoso.
    De Magistris poi è arrivato al capolinea della sua esperienza politica. Lascerà poca storia del suo passaggio a Palazzk San Giacomo. Dopo questa triste esperienza della Pandemia bisognerà rivedere tante cose nella vita politica del nostro Paese.

  5. Non credo che si debba fare di tutta un’erba un fascio: tra il governo della Regione e quello di Napoli (area metropolitana compresa) vi sono differenze sostanziali. Differenze dovute ai diversi risultati elettorali, dalle diverse politiche di intervento sociale e istituzionali.
    Differenze che tendono a confondersi quando si registra un alto tasso di trasformismo politico che dominano entrambi.
    Spetta alle diverse forze di sinistra superare questa involuzione, cominciando a individuare una rappresentanza sociale nella segmentazione individualistica prodotta dal neoliberismo, proporre obiettivi di riconversione produttiva dei territori e del sistema industriale, sviluppare un sistema di alleanze tra produttori di ricchezza nelle nuove determinazioni prodotte dal neoliberismo.
    La lotta alle diseguaglianze è il terreno su cui ricomporre un tessuto democratico, uscire dalle narrazioni e sperimentare pratiche sociali e istituzionali innovative non escludendo nessuno, insomma accorciare le diseguaglianze significa produrre ricchezza e non estrarla.
    Su questi processi sarebbe utile aprire una discussione nella sinistra e sulla sinistra evitando scorciatoie populiste o nostalgiche e soprattutto considerare “tutta la sinistra”, in Campania da De Luca a Potere al popolo, nel Paese da Italia viva al Pd ai sindacati. Un Lavoro di lungo periodo ma è l’unico che il pessimismo della ragione mi suggerisce

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