Luigi Vassallo è stato Docente napoletano, Nolano per la precisione, per molti anni prima di completare la sua carriera di Docente e di Dirigente in Liguria. Finito il tempo del suo impegno lavorativo si è dedicato all’impegno civile, mai dismesso del resto, in modo particolare volto a tenere vivi i fili di una Memoria della Repubblica e della Democrazia. Lo ringraziamo per quanto ci ha inviato.
In memoria di Ernesto Che Guevara
(Commemorazione a Finale Ligure 9 ottobre 2017)
PREMESSA
La mia generazione ha conosciuto prima il mito del CHE e solo molto dopo la storia personale di Ernesto Guevara.
9 ottobre 1967: il governo boliviano conta che facendo sparire il cadavere del CHE ne liquidi anche il mito. Invece il mito crebbe senza controllo:
In milioni piansero la morte del CHE;
Omaggio di poeti, filosofi, musicisti, pittori;
Icona del CHE nelle manifestazioni studentesche e ancora oggi sulle magliette;
Il nome del CHE come vessillo dei guerriglieri marxisti in Africa, Asia, America Latina;
La sua immagine da morto assimilata a quella del Cristo.
Ma Che Guevara è stato, nel panorama della sinistra mondiale, anche un segno di contraddizione. Nel 1977, nel decennale della sua uccisione, Gianni Corbi scriveva su L’Espresso: ”Se da vivo un muro d’incomprensione e di diffidenza separava Ernesto Guevara dai capi storici del comunismo europeo, a Roma come a Parigi, a Belgrado come a Mosca, anche da morto il Che continuò ad essere il motivo di una sorda e sotterranea polemica tra comunisti cubani e comunisti europei”.
Nella stessa occasione Roger Debray scriveva, a proposito del carisma del Che, “Quattro membri del Comitato Centrale del Partito comunista cubano, due viceministri e alcuni alti burocrati cubani hanno pur lasciato famiglia, automobili, ville e privilegi per andare con il Che in una giungla sconosciuta a morirci, senza che nessuno ve li avesse costretti e senza che ci fosse lì la televisione a raccogliere le loro ultime impressioni”, “
Ma chi era storicamente Ernesto Guevara, colui che divenne il CHE?
NASCITA
Il certificato ufficiale dice che era nato il 14 giugno 1928. in realtà era nato il 14 maggio, perché la madre era già incinta quando si sposò contro il volere della famiglia.
GENITORI
La madre, Celia de la Serna, argentina di sangue blu, di nobile lignaggio spagnolo, studiò presso l’esclusiva scuola cattolica femminile di Buenos Aires. Istruita, curiosa, aperta al mondo. Rapporto intenso col figlio Ernesto.
Il padre, Ernesto Guevara Lynch, discendente da ricche casate argentine che avevano perso gran parte delle loro fortune. Avventuroso, sempre alla ricerca di imprese economiche da fondare o rilevare, senza fortuna. Rapporto a tratti conflittuale col figlio.
Padre e madre erano personalità assai diverse, destinate a scontrarsi fino alla fine di fatto del loro matrimonio, nonostante cinque figli.
INFANZIA
Asma. Il padre l’attribuiva a un’imprudenza della moglie che aveva portato il piccolo Ernesto in piscina in una giornata fredda. Probabilmente la malattia era di origine genetica. L’asma diventa una sfida per Ernesto che si impegna a fronteggiarla a partire dal rugby in cui ritiene già un suo successo far parte di una squadra.
Anticonformismo. Ernesto veste sciatto e assume toni provocatori. Costretto spesso a letto dall’asma, si dedica alla lettura e impara gli scacchi dal padre. A scuola risulta capace di apprendere ma poco interessato ai voti. Si fa notare per alcune bravate: beve inchiostro dai calamai, mangia il gesso, si arrampica sugli alberi della scuola, con la fionda rompe i lampioni di Alta Gracia dove si è trasferito con la famiglia.
Genitori. La loro è una condotta di vita “bohemienne”: ad esempio arrivano in casa senza preavviso giovani e si mettono a pranzo; lasciano che i figli facciano amicizia con i figli di gente di basso livello; Celia è la prima donna a guidare un’auto e a portare i pantaloni e si fa notare per le sue sigarette. Politicamente sostengono la Repubblica spagnola nella guerra civile e accolgono in casa repubblicani esuli in Argentina. Dopo il 1939 si impegnano a vigilare contro possibili infiltrazioni naziste.
ADOLESCENZA
Ernesto si trasferisce per gli studi a Cordova e comincia a mettere in discussione i valori dei genitori. Al Collegio Nazionale fa amicizia con Alberto Granado, allenatore della squadra di rugby, fratello maggiore di un suo compagno di studi.
Colpo di stato militare in Argentina. Alberto partecipa alle proteste studentesche e viene arrestato. Ernesto rifiuta di partecipare ritenendo che le manifestazioni degli studenti non servano a niente e che i militari li avrebbero fatto cacare sangue a colpi di manganello.
Ascesa di Peron. Ernesto appare senza ideali politici, ma si fa notare in una zuffa contro bulli di un’Alleanza filonazista. Al momento la curiosità di Ernesto è rivolta a divorare libri e a fare esperienze sessuali con serve di famiglia.
1945: inizia un corso di filosofia e inaugura un suo personale dizionario filosofico (che continuerà ad arricchire per tutta la vita) utilizzando fonti disparate.
UNIVERSITA’
Ci si aspettava che si iscrivesse a Ingegneria ma sceglie Medicina, forse perché impressionato dalla morte della nonna e dalla necessità di lenire il dolore dei malati.
Studia e fa lavori part-time. Il più importante è la ricerca allergologica nella Clinica Pisani.
Scartato dal servizio militare a causa dell’asma, risparmia un anno di interruzione degli studi. Intanto matura simpatia per le lotte anticapitaliste.
Si fa notare per la trasandatezza nel vestire: pantaloni sudici e stazzonati, scarpe fuori moda.
Disinibito nel sedurre le donne, si gloria del soprannome di “Maiale”.
Tratta informalmente i genitori chiamandoli “vecchio” e “vecchia”: è battagliero col padre, sollecito con la madre.
IL VIAGGIO CON ALBERTO GRANADO
Dopo aver viaggiato da solo in autostop per l’Argentina, nel 1952 parte con Alberto sulla motocicletta di questo per attraversare l’America Latina.
Il viaggio segna la fine dell’innamoramento con la giovanissima Chichina.
Affronta crisi di asma e esaurimento delle risorse finanziarie. Ernesto ed Alberto diventano scrocconi di professione, facendosi ospitare come medici (ma solo Alberto lo è) o come esploratori avventurosi argentini. A volte sperimentano anche inseguimenti di mariti furiosi, perché non rinunciano alle avventure sessuali.
In Cile. Le miniere di rame controllate dagli USA accentuano l’antipatia di Ernesto verso gli USA. Incontrano una coppia di disperati: lui, uscito dal carcere dove era stato rinchiuso per aver partecipato a uno sciopero e allontanato da qualsiasi lavoro perché comunista, sta andando a cercare lavoro in una sperduta miniera di zolfo.
In Perù. Dopo la rottura della motocicletta ci arrivano su un camion. Ernesto vede vallate di sogno, picchi innevati delle Ande, ma anche per strada una razza vinta che contrasta con i meravigliosi resti archeologici. Come ricercatore medico Ernesto cerca per ogni sintomo una causa e così si convince che, se dietro i regimi locali, ci sono gli USA col loro strapotere economico, l’antidoto è liberarsi del peso dell’amico americano. Visitano il lebbrosario di Huambo, fondato dal medico Hugo Pesce, comunista, che si ripromettono di visitare a Lima. A Lima arrivano il 1° maggio 1952 senza un centesimo ma contenti. Sono ospitati dal dott. Pesce.
Colombia. Viaggiano su un vecchio idrovolante in mezzo a carichi di gomme, uniformi militari, sacchi postali. A Bogotà, grazie a una lettera del dott. Pesce, sono ospitati in un Ospedale, ma l’atmosfera non è amichevole. Ernesto annota nel suo diario che in Colombia sono soppresse le garanzie individuali. Vengono arrestati per strada perché Ernesto ha un coltello d’argento, regalo di suo fratello Roberto.
Venezuela. In pullman da Bogotà. Discutono del futuro: Alberto pensa di restare in Venezuela a lavorare in un lebbrosario, Ernesto pensa di tornare a Buenos Aires. Si separano. Ernesto ottiene un passaggio su un aereo che trasportava per conto di un suo zio cavalli da Buenos Aires a Miami. Nella sosta a Miami compra la sciarpa per cui Chichina gli aveva affidato 15 dollari (che lui non aveva mai toccato) e assiste a episodi di razzismo sui neri.
RIENTRO IN ARGENTINA
Evita Peron è morta. Juan Peron è ancora al potere, ma, senza Evita, sembra alla deriva.
Ernesto è in arretrato con gli esami di Medicina. Studia furiosamente. L’11 aprile 1953 telefona al padre che è diventato dottore.
NUOVO VIAGGIO
Luglio 1953. Parte con l’amico Càlica per la Bolivia in treno. Alla stazione la madre ha il presentimento che non lo rivedrà più: in realtà lo rivedrà a Cuba, quando Ernesto sarà diventato il CHE.
Bolivia. È in corso una rivoluzione di sinistra. L’anno prima ha preso il potere il Movimento Nazionalista Rivoluzionario che ha sciolto l’esercito e nazionalizzato le miniere. La situazione è molto inquieta: la maggioranza, trattata da schiavi per secoli da parte di poche famiglie dominanti, ora rialza la testa coi contadini che vogliono forzare la mano alla riforma agraria e i minatori che premono per nuove concessioni., mentre gruppi paramilitari pattugliano La Paz per prevenire colpi di stato da parte dell’esercito disciolto. Ernesto si rende conto dell’assoluta dipendenza del Paese dagli Usa che comprano i suoi minerali, cosa che costringe il governo talvolta ad aumentare la produzione.
Perù. Incidente al confine: la polizia confisca a Ernesto due libri ritenuti comunisti. A Lima Ernesto e Càlica fanno visita al dott. Pesce. Subito dopo vengono trattenuti e interrogati dalla polizia. Ernesto sospetta che sia per la sua frequentazione del comunista dott. Pesce. In Perù c’è un clima pesante perché il dittatore al potere teme il contagio rivoluzionario dalla Bolivia.
Equador. La madre di Ernesto ottiene per lui e Càlica ospitalità dal presidente dell’Equador. Intanto Ernesto è combattuto se accettare un posto nel lebbrosario di Alberto Granado o andare in Guatemala dove è in corso una rivoluzione di sinistra. C’è un problema finanziario. Non hanno soldi per imbarcarsi , non hanno soldi per pagare la pensione. Càlica va a Quito, poi trova un lavoro a Caracas e vi resta per una decina d’anni. L’amico Andro resta a garantire il debito della pensione e per mesi si arrangia con lavoretti disparati. Ernesto riesce ad imbarcarsi.
Panama. Ernesto raggranella qualche soldo scrivendo un articolo sulla sua avventura con la zattera insieme con Alberto Granado. Viene rifiutato un suo articolo su Machu Picchu perché ritenuto troppo anti USA.
Costarica. Ci arriva viaggiando a scrocco su camion o treni merci o a piedi. Con l’amico Gualdo pratica l’arte della sopravvivenza e conosce esuli politici di paesi latino-americani.
Guatemala. Viaggiando in autostop attraverso Nicaragua, Honduras, Salvador arriva a Città del Guatemala il 24 dicembre 1953 con tre dollari in tasca.
Al potere c’è il colonnello Arbenz che dal 1952 ha varato una riforma agraria contro il latifondo e nazionalizzato le proprietà della multinazionale americana United Fruit. Da qua l’ostilità del governo USA e della CIA e pressioni da parte dei dittatori degli altri paesi latino-americani per un intervento armato contro i comunisti in Guatemala. Il Guatemala attrae militanti di sinistra esuli dai loro Paesi e curiosi come Ernesto, che vuole conoscere l’esperimento in corso.
Ernesto conosce Hilda, più anziana di 5 anni, esule dal Perù. Il legame politico diventa a poco a poco legame anche sentimentale. Ernesto comincia a identificarsi per la prima volta con una causa politica e cerca qualcosa di utile da fare. Conosce anche esuli cubani, che spiccano tra gli altri esuli per aver partecipato all’insurrezione armata contro la caserma della Moncada, guidata dal giovane Fidel Castro. Uno di questi, Nico, gli affibbia il soprannome di CHE, che in guaranì vuol dire “ehi, tu”. Era un intercalare tipico di Ernesto.
Di fronte al pericolo di un’invasione USA Ernesto è convinto della necessità di una milizia armata popolare e teorizza una medicina sociale, in cui, unendo i suoi due interessi (medicina e politica), prospetta per il medico il compito di affrontare in modo adeguato le malattie dell’America Latina, causate dal sottosviluppo, lavorando a una forma di governo socialista. Mentre le provocazioni USA e dei governi dittatoriali si accentuano e molti esuli lasciano il Guatemala, Ernesto legge con Hilda Marx, Engels, Lenin e scopre Mao.
Giugno 1954. Viene varata dagli USA l’Operazione Successo: mercenari americani bombardano il Guatemala; un sedicente Esercito di Liberazione entra in Guatemala dall’Honduras. Ernesto e Hilda partecipano alla resistenza, ma il 3 luglio la rivoluzione è sconfitta. Già il 27 giugno Arbenz è stato costretto alle dimissioni. Hilda viene arrestata, Ernesto si rifugia con altri nell’ambasciata argentina. In agosto si ricongiunge con Hilda, alla quale il Perù nega il passaporto.
Messico. Caratterizzato da una forte politicizzazione negli anni ’30-’40, con intrighi di USA e URSS (vedi assassinio di Trotskij nel 1940 per conto di Stalin), nel 1954 attrae ancora nazionalisti e esuli politici latino-americani. Ernesto si arrangia con lavoretti vari (guardiano notturno, fotoreporter, allergologo, aspirante attore ecc.), riflette sulla tragedia del Guatemala, incontra esuli politici, ritrova Hilda.
Comincia a interessarsi a Cuba ma coltiva anche altri interessi: allergologia, visitare la Cina maoista, fare una scalata a un vulcano di 5000 metri.
Il 24 giugno 1955 arriva a Città del Messico Raul Castro col quale Ernesto subito fraternizza sulla base dei comuni interessi marxisti, non condivisi da Fidel.
Il 7 luglio 1955 incontra Fidel Castro che gli chiede di unirsi al suo movimento come medico. Ernesto, affascinato da Fidel, gli resterà fedele anche quando ne avrà delusioni. Sono due figure opposte. Castro è un animale politico consumato, sicuro di sé, antimperialista ma non marxista, con la vocazione del capo in ogni situazione, capace di affascinare con discorsi di ore, forte fisicamente, con l’obiettivo del potere. Ernesto in compagnia tende a defilarsi, ha scelto lo sport non per il successo ma per resistere all’asma, la politica per lui è un mezzo di cambiamento sociale, non gli interessa il potere ma il cambiamento. In comune i due hanno il machismo, l’appetito sessuale, la convinzione dell’innata debolezza della donna, il disprezzo per gli omosessuali.
18 agosto 1955. Matrimonio tra Ernesto e Hilda incinta. Le famiglie vengono informate a cose fatte.
Castro prepara l’invasione di Cuba con uno sbarco di guerriglieri. Rende nota al popolo cubano la costituzione del Movimento 26 luglio, per la restaurazione della democrazia a Cuba. Avvia la preparazione dei guerriglieri che via via arrivano in Messico: esercizi fisici, tecniche di combattimento, esercitazioni con le armi. Ernesto si impegna a fondo nella preparazione, anche se i cubani non lo accettano volentieri (perché è straniero, per la sua trasandatezza nel vestire e nel lavarsi, per la sua intransigenza). Castro acquista un vecchio yacht (GRANMA) da restaurare. Affitta un ranch per continuare l’addestramento dei guerriglieri in segreto. Raccomanda la massima attenzione a eventuali spie.
15 febbraio 1956. Nasce Hildita. Ernesto conduce una doppia vita, tra addestramento alla guerriglia e momenti con Hildita.
20 giugno 1956. Arresto per strada di Fidel Castro e di due compagni, poi di quasi tutti i componenti il Movimento 26 luglio in Messico. Per ora le accuse sono solo di violazione delle leggi messicane sull’immigrazione, ma. mentre Fidel insiste nel dichiararsi anticomunista, Ernesto dichiara il suo comunismo, con una sincerità che Fidel gli riconoscerà in seguito come sua caratteristica ma che al momento lo fa arrabbiare.
25 novembre 1956. Il GRANMA coi guerriglieri di Fidel parte per Cuba.
INIZIO DELL’AVVENTURA
Lo sbarco va male. In uno scontro con l’esercito Ernesto viene ferito. Particolare significativo: mentre il gruppo di guerriglieri si nasconde nella Sierra madre, Ernesto deve scegliere se portare con sé il kit di medico o la cassetta delle armi. Sceglie la seconda.
Scontri con l’esercito. La stampa di Batista enfatizza la sconfitta dei guerriglieri e parla di morte di Fidel e di Ernesto, lasciando nello sconforto Hilda e la famiglia di Ernesto finché non ricevono una sicura smentita.
NELLA SIERRA
La guerriglia si organizza, mentre arrivano nuovi simpatizzanti. Si formano due raggruppamenti ribelli: uno con a capo Fidel, l’altro con a capo il comandante Guevara (titolo conferitogli da Fidel). Ernesto viene progressivamente conosciuto come il CHE.
Il Che si pone il problema di organizzare la guerriglia nel territorio: formazione dei nuovi arrivati, entusiasti ma inesperti; lotta ai disertori e alle spie, che affronta con intransigenza ma talvolta con misericordia; istruzione per liberare i guerriglieri dall’analfabetismo; attività sociali nel territorio (rapporti coi contadini, una fabbrica d’armi, una macelleria, una bottega di pellami, una fabbrica di sigari, un giornale ciclostilato, un ospedale di base).
Ernesto lotta contro l’asma alla quale non fa bene il clima di Cuba.
Diffida degli avversari di Batista che sono anticomunisti e di cui alcuni fanno parte del Movimento 26 luglio. Castro cerca con loro il dialogo purché gli riconoscano il monopolio della lotta armata.
LA GUERRIGLIA SI INTENSIFICA
Rinomanza internazionale di Castro anche per articoli sulla stampa USA.
Dubbi USA sulla capacità di Batista di resistere.
Il CHE cura l’orientamento ideologico delle reclute, che sviluppano una devozione verso di lui.
La stampa internazionale presenta il CHE come un leader. Orgoglio della famiglia Guevara che si trova così al fianco della rivoluzione cubana.
Hilda vorrebbe raggiungere Ernesto, ma questi la dissuade perché la lotta è in una fase pericolosa. C’è anche un altro motivo: da qualche mese Ernesto ha una giovane amante.
Marzo 1958. La Chiesa Cattolica costituisce una commissione per la conciliazione ma Castro la boicotta perché troppo favorevole a Batista.
9 aprile 1958. Castro lancia uno sciopero generale che però fallisce, anche perché i leader anticomunisti del Movimento 26 luglio insistono nel volere il Partito Comunista Cubano fuori dalla lotta. Maggio 1958. Batista scatena una dura offensiva sulla Sierra per terra e per cielo, ma la topografia della Sierra favorisce i guerriglieri che così possono contrattaccare.
COLPO FINALE
La guerriglia contrattacca fuori dalla Sierra. I guerriglieri di Guevara lo seguono devotamente nonostante la sua intransigenza, perché, condividendo con loro ogni pericolo e rifiutando ogni comodità, diventa un maestro e un modello. Chi riesce a resistere alla durezza del suo comando, ne è orgoglioso e gli resta legato per sempre.
Dicembre 1958 il CHE e Aleida (una staffetta del Movimento 26 luglio che inizialmente non era stata per niente colpita da Guevara) diventano amanti. Batista sente avvicinarsi la fine e prepara la sua fuga. 1° gennaio 1959 Batista è in volo con alcuni fedeli verso la Repubblica Dominicana.
Gennaio 1959. Fidel entra in Santiago e la proclama capitale provvisoria di Cuba; affida la presidenza dello stato a un moderato e costituisce un governo da cui si tiene fuori, dando largo spazio agli anticomunisti contrari a Batista, ma riservando i ruoli importanti ai suoi fedelissimi. Il CHE e Camilo Cienfuegos entrano all’Avana, ma mentre Camilo viene destinato da Fidel a Camp Columbia, il CHE viene dirottato sul presidio secondario di La Cabana , come Raul Castro è tenuto nelle province orientali: Fidel non vuole i comunisti in primo piano.
L’Avana è una città dissoluta, con casinò, night club, bordelli, droga, un cinema porno. Tentazione pericolosa per guerriglieri che sono in astinenza da un paio d’anni. Il CHE tiene a freno il suo gruppo scelto ma fatica con gli altri. Inventa un matrimonio di massa per regolarizzare le unioni dei guerriglieri che hanno un’amante.
PROCURATORE GENERALE
Il CHE riceve il grave compito di sovrintendere ai processi ai collaborazionisti e ai complici di Batista. I processi, sulla base di crimini provati, si concludono con sentenze di carcere o di morte. Il CHE ritiene indispensabile quest’epurazione per non finire come in Guatemala.
Intanto si dedica a: innalzare il livello culturale e la consapevolezza politica dell’esercito in cui sono stati inquadrati i guerriglieri; riformare i costumi, dalla proibizione dei combattimenti tra galli alle lezioni di scacchi, all’organizzazione di mostre, teatro, cinema, alla fondazione di un giornale per le forze armate rivoluzionarie.
La famiglia Guevara, all’insaputa del CHE, viene invitata a Cuba su un aereo che riporta in patria esuli dall’Argentina. Il CHE rivede i genitori, una sorella col marito e l’ultimo fratello: ne è felice ma il momento è poco adatto essendo lui impegnato nelle esecuzioni. Ci tiene ad evitare che la sua famiglia abbia privilegi: ad esempio, pretende che paghino la benzina quando un’auto di stato li porta in giro. Al padre che gli chiede della sua professione di medico il CHE risponde: Posso confessarti di averla disertata molto tempo fa. Ora sono un combattente che lavora al consolidamento di un governo. Che cosa ne sarà di me? Non so nemmeno in quale terra lascerò le mie ossa”.
VERSO UNA RIVOLUZIONE INTERNAZIONALE
27 gennaio 1959. In un comizio il CHE progetta una rivoluzione continentale anti USA. Attira aspiranti guerriglieri di altri Paesi americani e fornisce consigli e assistenza.
Gli USA guardano con preoccupazione all’influenza del comunista CHE su Fidel, il quale si sforza di dare un’immagine nazionalista ma non comunista alla sua rivoluzione, mentre – su suggerimento del CHE – avvia un dialogo col Partito Comunista Cubano nella prospettiva di una fusione col suo Movimento 26 luglio.
La situazione politica a Cuba è ancora incerta con Castro che deve fronteggiare spinte controrivoluzionarie, mentre promette un cambiamento al popolo.
Il CHE traduce questo cambiamento nel diritto dell’esercito ribelle a determinare il futuro della nuova Cuba, a partire dalla riforma agraria, perché il guerrigliero è l’avanguardia combattente del popolo nella lotta di liberazione e perché il guerrigliero è prima di tutto un rivoluzionario rurale.
A fine gennaio 1959 arriva dal Perù Hilda. Ernesto le confessa di avere un’altra donna. Si accordano per il divorzio con la promessa di restare amici.
Anche l’URSS, che riconosce la nuova Cuba dopo che l’hanno già fatto gli USA, osserva con diffidenza il CHE per le sue simpatie maoiste e perché la rivoluzione cubana è stata estranea alla strategia del Partito Comunista.
22 maggio. Ernesto divorzia da Hilda. 2 giugno: sposa Aleida.
12 giugno. Castro invia il CHE in una missione internazionale presso Giappone e Paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’Europa. Ufficialmente l’incarico mira a stringere legami e trovare nuovi sbocchi allo zucchero cubano. Ufficiosamente l’intento di Castro è di dare l’impressione agli USA e ai dirigenti non comunisti del Movimento 26 luglio che si sbarazza del comunista CHE. Proprio così viene vissuto l’incarico dai fedelissimi del CHE, anche perché Castro ha sospeso le esecuzioni dei complici di Batista.
Il CHE rifiuta l’offerta di Castro di approfittare dell’incarico per un viaggio di nozze con Aleida, perché non vuole che i capi rivoluzionari abbiano privilegi.
3 mesi di viaggio all’estero. Il CHE è accolto ovunque con interesse e ammirazione, ma sul piano economico non ottiene grandi risultati.
Rientrato a Cuba, non riprende il comando dell’Accademia militare (altra delusione per i suoi fedelissimi), ma viene messo da Castro a capo del dipartimento per l’industrializzazione dell’Istituto Nazionale Riforma Agraria e, successivamente, della Banca Nazionale Cubana.
Il CHE si impegna a studiare economia e lavora durissimamente. Si aspettava di essere nominato ministro delle forze armate rivoluzionarie, incarico assegnato da Fidel al fratello Raul, ma, nonostante la delusione, obbedisce lealmente a Fidel e si porta dietro nel nuovo lavoro un gruppo di fedelissimi.
Nel palazzo dell’INRA, in cui lavorano Hilda e Aleida, non mancano scontri tra le due.
Il CHE auspica un’alleanza internazionale anticapitalista di cui potrebbe mettersi a capo Fidel.
1961, invasione dei fuoriusciti, appoggiati dagli USA, della Baia dei Porci. Il CHE combatte nella provincia occidentale dove è stato mandato a fronteggiare un attacco, rivelatosi poi diversivo.
24 febbraio 1965. Algeri (Secondo Seminario economico sulla solidarietà afro-asiatica), il CHE dichiara che la vittoria di qualsiasi nazione contro l’imperialismo è una nostra vittoria, come la sconfitta è una nostra sconfitta. Inoltre invita i paesi socialisti a liquidare la loro tacita complicità con i paesi sfruttatori dell’occidente.
1965. Azione militare di Cuba in Congo, concordata da Castro col CHE a sostegno della rivoluzione. L’intervento fallisce per il settarismo e le lotte intestine delle diverse fazioni congolesi. Castro rende pubblica una lettera con cui CHE scinde i suoi legami con Cuba per consacrarsi alla rivoluzione in altre parti del mondo.
1967. Bolivia. Il CHE pensa di sviluppare la guerriglia secondo il modello cubano ma commette errori: crede di affrontare l’esercito boliviano ma si trova di fronte anche la CIA e forse forze speciali USA; si aspetta aiuti dal Partito Comunista Boliviano ma questo è filosovietico e non filo- cubano; conta di restare in contatto con Cuba via radio ma le due trasmittenti che ha avuto non funzionano.
In Bolivia il CHE prepara la rivoluzione o intende limitarsi ad addestrare la guerriglia?
Qual è il ruolo di Fidel Castro? Ha fatto comprare un terreno in Bolivia come base per il gruppo del CHE. Il guerrigliero “Benigno”, compagno del CHE, affermò che il CHE era stato tradito da Castro su ordine di Mosca, ma l’ultimo fratello del CHE, Juan Martin, ancora recentemente ha smentito quest’accusa attribuendola al desiderio di “Benigno” di accreditarsi come esule politico dal castrismo.
La caccia al CHE in Bolivia è guidata da Rodriguez, agente CIA già infiltrato a Cuba per operazioni controrivoluzionarie. Alcuni ritengono che alla CIA il CHE convenisse vivo per processarlo e, attraverso di lui, processare Cuba.
8 ottobre 1967. Il CHE ferito e catturato. Arriva dal governo l’ordine di ucciderlo
9 ottobre 1967, il CHE viene ucciso, un medico militare gli amputa le mani per identificarne le impronte. Il corpo viene fatto sparire; il governo rifiuta di rivelare che fine abbia fatto.
15 ottobre. Castro riconosce pubblicamente la morte del CHE e proclama tre giorni di lutto nazionale.
28 giugno 1997. Vengono ritrovati i resti del CHE in una fossa comune presso un aeroporto. Pochi giorni dopo sono accolti a Cuba da Fidel, Raul, dirigenti politici e militari, Aleida con i figli Aleida, Celia, Camilo e Ernesto.
Così si conclude la storia dell’uomo Ernesto Guevara de la Serna. Ma non si conclude il mito del Che. Perché i miti non hanno età, possono esserci periodi in cui si appannano, ma non muoiono mai, a meno che non si estingua la sorgente che ha dato vita al mito.
Nel caso del mito del Che la sorgente è la consapevolezza che ovunque nel mondo ci sia un sopruso, una violenza, un’ingiustizia tutto questo capita a me, perché io non sono confinato nel mio essere italiano o argentino ma sono uomo di tutte le latitudini, di tutti i Paesi, di tutti i tempi.
Certo, come dice Guccini nella sua canzone sul Che, oggi “i compagni di un tempo o partiti o venduti, sembra si giri attorno a pochi sopravvissuti”. Ma è ancora Guccini a dire “Proprio per questo ora io vorrei ascoltare una voce che ancora incominci a cantare: in un giorno d’ottobre, in terra boliviana, con 100 colpi è morto Ernesto Che Guevara (…) Ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni, e voi, a decine, che usate parole diverse , le stesse prigioni, da qualche parte un giorno,dove non si saprà, dove non l’aspettate, il Che ritornerà”.
Perché, finché saremo divisi fra ricchi e poveri, fra padroni e servi, fra chi conta e chi non vale niente ci sarà sempre qualcuno che troverà la dignità di dire NO e il suo NO, prima o poi, sveglierà le coscienze.
Luigi Vassallo