di Gianfranco Nappi

E anche questa è fatta verrebbe da dire: pericolo sfangato.
Questa sembra essere la sensazione prevalente tra le forze che sostengono il Governo, chiuse tutte in una navigazione molto a vista.
I 5S temevano per il Referendum, avendo già introiettato un risultato non positivo sulle liste per le Regionali e si aggrappano al 70% del SI al Referendum.
Il PD temeva di perdere Puglia e Toscana, preludio ad un nuovo terremoto nel gruppo dirigente, ed invece le conserva e Zingaretti può tirare un respiro di sollievo.
Italia Viva poteva temere l’inessenzialità elettorale e invece qui e là, in diverse zone e in più Regioni, raccoglie un consenso sempre contenuto ma non insignificante.
Nel centrodestra continua il logoramento di Salvini con la preoccupante continua ascesa della Meloni e la crisi verticale di Forza Italia, in Campania una vera e propria rotta.
In Campania c’è da sorprendersi per chi si sorprende per il risultato di De Luca, in parallelo con quello di Zaia in Veneto.
La crisi economica e l’esposizione di larghi settori di società precarizzati e frantumati aveva spinto il voto nel 2018 sia per una motivazione di protesta che per un bisogno di protezione sociale verso Lega, soprattutto al Nord, e 5S, soprattutto al Sud, con un quasi plebiscito in Campania.
In questo 2020, dopo la Pandemia e con l’accentramento della gestione della crisi sanitaria , con l’apparato comunicativo collegato, in poche mani, è rivenuto avanti prepotentemente un bisogno di protezione che ha premiato le figure che più sono apparse capaci di misurarsi con la crisi sanitaria: Conte e, non a caso, Zaia e De Luca.
In Campania poi De Luca è stato premiato dal disfacimento dell’intero sistema politico, da lui stesso alimentato, con una Coalizione Presidenziale che ha coperto l’intero schieramento, dalla destra alla sinistra: e il PD in Campania si ritrova certo con qualche miglioramento elettorale ma ancor più laterale di prima del voto rispetto al suo Presidente.
Il vero dato che fa riflettere è a livello nazionale, e ancor di più in Campania, l’assoluta incapacità di tutto ciò che si ritrova a sinistra del PD di esprimere una qualche capacità prospettica, aggregante, di radicamento sociale da parte di Art.1,Sinistra Italiana, Possibile, Potere al Popolo, PRC,PCI….: tutte queste forze messe insieme rappresentano tra il 2 e il 4 per cento dell’elettorato.
Ora, sia chiaro, è evidente che in esse si muovono tante cose buone, generose, esperienze giovanili importanti.
Ne parlo con grande rispetto dunque.
Ma è altrettanto certo che esse, singolarmente prese e insieme guardate, sono del tutto incapaci di connettersi a quanto di profondo si muove nella società proprio
nel tempo in cui, sul terreno della crisi ambientale e su quello economico-sociale si disvelano tutte le contraddizioni e i limiti di un modello capitalistico divoratore e dissipatore di energie vitali, umane e naturali.
Proprio quando il capitalismo finanziario mostra i sui più grandi limiti; proprio quando si manifestano in mille modi nelle nuove generazioni e nel mondo delle donne, nei percorsi di associazionismo e in quelli di volontariato, persino in esperienze di economia solidale ed esterna alle logiche mercantili nuove istanze critiche; proprio quando nuove espressioni della cultura, dell’arte nelle sue più varie forme testimoniano nuove prese di coscienza, sembra che non ci siano forze che sul piano politico sappiano intorno alle contraddizioni aperte dischiudere nuove prospettive.
E ad un sindacato che si tiene gelosamente al di qua del problema dico: vi illudete se pensate di fare bene il ‘vostro mestiere’ se non vi ponete il tema anche voi di costruire nuovi ponti con un mondo sociale in fermento e se non vi ponete l’obiettivo di una nuova capacità di pesare sullo scenario politico.
Per non parlare poi del risultato del Referendum e della forza potenziale, se ci si lavora con intelligenza e continuità, di quel 30% di NO, che possono crescere e diventare il vero argine contro avventure e irresponsabilità istituzionali possibili.
Tra contraddizioni e opportunità uniche ( vogliamo parlare del Recovery Plan? ) , vi è un campo non agito che si allarga.
Quanto tempo ancora può rimanere sgombro prima che una rivoluzione passiva lo inglobi entro altre logiche e altre prospettive?


Mi chiedo, allora, e chiedo: perché il Manifesto, un quotidiano soggetto politico, una felice anomalia in questo nostro paese, che si chiama ancora ‘quotidiano comunista’, e che rappresenta indubbiamente un riferimento primario per tanta parte di questo mondo di cui siamo venuti parlando ( e senza dire poi di tutto quel partito silenzioso fatto di milioni di militanti della sinistra senza partito…), perché non assume esso il compito di chiamare tutti ad un confronto serrato, ad una grande , partecipata e quanto mai urgente discussione?
Forse, in queste ore, proprio ricordando Rossana Rossanda, sarebbe non solo una cosa giusta ma anche bella da fare.


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4 commenti

  1. Grazie Direttore: da stamane aspettavo le tue riflessioni analitiche e propositive
    sui risultati elettorali. Anche a te,InfinitiMondi, ti aspetta tanto lavoro …

  2. Perchè no, in tempo di lacerazoni a sinistra e imbarbarimento dilagante, non sarebbe così assurdo!V.Crosio

  3. A proposito di associazionismo, abbiamo inaugurato ( A ruota libera onlus e Aps Vita attiva) venerdì scorso una bella innovativa esperienza di cohousing di ragazzi con disabilità. E il presidente Conte ci ha mandato un messaggio di incoraggiamento con riflessioni articolate e molto puntuali. Sembra che non ‘ci azzecchi’ con le riflessioni di Nappi? … secondo me un po’ sì

  4. Incomincerei a fondare Il Sindacato dei disoccupati e dei Disagiati.
    Il Sindacato, di oggi, da quando si interessa dei Centri di Assistenza Fiscale (CAF) ha perso la spinta a rivendicare .
    Il tema proposto è per iniziare un confronto, una discussione. Buon lavoro Direttore!

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