Il 24 luglio ho partecipato come relatore ad una iniziativa sulla salute mentale ai tempi del Covid tenuta presso Sudd. Ho cercato di dare uno spaccato su tale tema in questo periodo tremendo di incertezza e sofferenza sociale.
Partecipando ad altre iniziative, su vari temi o presentazione di libri, anche ascoltando a chiacchierate tra persone il tema che fa da sfondo a tutto, oltre all’aspetto economico, è soprattutto la sofferenza personale e di chi ti sta più vicino negli affetti. Nel dettaglio: genitori che sono preoccupati dei propri bambini fino all’adolescenza, figli che si preoccupano dei genitori ormai anziani, per non parlare dell’enorme quantità di famiglie che hanno in seno una persona disabile non autonoma.
Come sempre oltre alla lamentela generica si cerca sempre di nascondere una fragilità di tipo psichico. Che forse nella fase più critica non impatta subito ma esplode paradossalmente nei momenti di calma dopo un po’ di tempo. È impressionante il linguaggio usato dai nostri ministri, amministratori e gli stessi leader di partito in cui si parla in maniera del tutto superficiale di “distanziamento sociale” “povertà economica” “anziani” e trascurando del tutto l’aspetto relazionale e sociale relegandolo al Terzo Settore ancora non pronto a diventare protagonista della nostra economia.
Viviamo ancora in termini fordisti e novecenteschi sia nell’industria, nel lavoro e nella cittadinanza con conseguente arretratezza generale italiana ed europea rispetto al resto del mondo. L’Europa tutta si deve fare promotrice di una nuova economia civile che ha in sé i propri valori di uguaglianza, libertà e fraternità. Solo se si muove in questa direzione riuscirà ad essere protagonista del nuovo millennio anzi diventare culturalmente egemone in tutto il mondo cioè che abbia uno sguardo prioritario alla cultura e ai più deboli.
Nel contesto attuale stanno nascendo nuove povertà: relazionali, digitali e etiche che saranno molto più devastanti di quelle finanziarie anche perché siamo in un’epoca in cui la povertà mondiale è diminuita moltissimo ma a causa della finanziarizzazione dell’economia e di una globalizzazione senza democrazia rappresentativa sono aumentate a dismisura le disuguaglianze tra le persone.
Inoltre come scrive Zygmunt Bauman in un suo libro dal titolo “Le nuove povertà” vi è profondo cambiamento cui la storia contemporanea ha assistito e le sue conseguenze, e si deve far fronte alle nuove sfide sociali (welfare, occupazione, marginalità, ecc.) sulla base di un nuovo sguardo etico.
Adesso si sta parlando di questi grossi investimenti a seguito degli accordi in seno all’Unione Europea e se ne parla senza prestare nessuna attenzione a nuovi investimenti sulla socialità e sulla fraternità. Si parla solo di come rimettere a posto le cose, senza considerare che è anche quello che c’era prima che ha comportato molte delle situazioni di difficoltà che abbiamo dovuto affrontare.
Tenete presente che durante il lockdown è successo quello che succede sempre davanti a delle situazioni di criticità, cioè che gli esseri umani manifestino la tendenza a rinchiudere le persone. Come familiare e operatore nel campo della salute mentale, ho visto qui una prassi che già conosco. Quando si ha paura, si tende a rinchiudere le persone e questa cosa non può essere una soluzione ma è anzi la causa di ben altri e gravi problemi. Bisogna quindi trovare soluzioni che mettano in ogni caso al centro del problema il tema dell’inclusione. È questo un aspetto che è completamente escluso dal dibattito pubblico. Ma mi auguro che il governo si possa attivare in modo tale da cercare di arrivare con il proprio intervento anche alle persone più deboli.
L’ultima cosa che mi ha colpito molto è che durante il lockdown si è cominciato a ragionare nei termini secondo cui le persone anziane potevano morire. Sembrava quasi che dopo una certa età la morte a causa del coronavirus fosse ammissibile: se dobbiamo salvarci, possiamo sopportare la morte delle persone più anziane e in generale dei più vulnerabili. Questa è una forma di ragionamento che per me è tremenda e che a un certo punto era stata adottata e giustificata dalla situazione da molte persone che conoscevo da cui non mi aspettavo tale ragionamento.
Questo per me è assurdo: tutte le persone si devono salvare ed è per questo che mi batto quotidianamente ed è in questo senso che ho sempre inteso lavorare come operatore nel campo della salute mentale.
Se non poniamo rimedio costruendo nuove infrastrutture etiche, una civiltà dell’economia e lo dico in maniera laica di amare il prossimo tutto senza lasciare nessuno indietro, difficilmente potremo lasciare alle nuove generazioni un mondo migliore.
Carlo Falcone
#celafaremoinsieme