Siamo nel luglio del 2020, in un periodo di sospensione determinata ancora una volta dal COVID 19 ma anche in un’estate che preclude l’avvicinarsi di una grave e complessa crisi economica che aumenterà le disuguaglianze sociali ed inedite povertà: come fa lo Stato, dopo tanti proclami, a continuare a sottovalutare i problemi derivanti dal gioco d’azzardo e la conseguente epidemia da Disturbo d’azzardo patologico?
Premessa:
• la chiusura per lokdown degli oltre 250mila punti vendita dell’azzardo aveva prodotto due effetti positivi:
1. il crollo della spesa dell’attività d’azzardo
2. la remissione, purtroppo per molti temporanea ma per qualcuno/a definitiva, dei disturbi del comportamento correlati alla dipendenza dal gioco di azzardo, sia nei casi di gamblers che in quelli di giocatori problematici.
• l’annullamento del lokdown ha fatto sì che Lo Stato, con insolita determinazione, ha disposto la riapertura di tutti i punti vendita di azzardo a partire dal 15 giugno, affidando il rispetto delle norme sui distanziamenti sociali e sull’uso degli altri dispositivi di sicurezza al gestori delle sale gioco, minacciando sanzioni pecuniarie ridicole per i trasgressori, senza predisporre una adeguata prevenzione e controllo per garantire la sanificazione dei locali, il mantenimento delle distanze minime e il numero di persone consentito all’interno dei luoghi di gioco in rapporto alla loro dimensione.
• Lo Stato ha “deciso” di affrontare qualche rischio rispetto ad assembramenti di giocatori catalizzatori di contagio e all’emergere di qualche focolaio infettivo, ma è doveroso porsi la domanda anche se siamo nel mese di luglio “Non sarebbe stato meglio affrontare qualche rischio per alcune scuole, per le Università e per incontri culturali di vario tipo?
• Il divieto di pubblicità, dopo il lokdown, è ripetutamente violato: infatti in molti negozi sono “rinate” insegne con richiamo ai marchi internazionali di vendita di azzardo. Di fatto è aumentata la pubblicità indiretta senza alcun rispetto ai divieti decisi con norme legislativi.
Da tempo si organizzano convegni, si pubblicano indagini con rigorose analisi socio-economiche e ormai, accanto a denunce accorate di rappresentanti della Magistratura e delle Forze dell’Ordine, sono sempre più numerosi gli interventi di sociologi, psichiatri e operatori socio-sanitari che denunciano i notevoli malesseri causati dalla dipendenza dal gioco di azzardo e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha sancito il Disturbo da Azzardo Patologico (DAP) come malattia da equiparare a quelle create da droghe ed alcool.
E’importante ricordare i dati (e fatti conseguenziali) sulla diffusione in Italia della malattia:
• L’Osservatorio Nazionale istituito presso l’Istituto Superiore di Sanità del Ministero della Salute ha evidenziato che, nell’ultimo anno, il livello epidemiologico è cresciuto in maniera molto preoccupante avendo colpito circa 1.500.000 cittadini (così detti gamblers) ed altri circa 3.700.000 di cosi detti giocatori problematici (giocatori abituali con lunghi tempi di gioco e scommesse molto elevati e quindi prossimi a diventare gamblers).
• Il DAP determina gravi conseguenze sia in termini di perdita di vite umane che sulle difficoltà terapeutiche e sanitarie anche per la scarsità di strutture adeguate alla cura dei giocatori.
• La diffusione del DAP ha assunto la dimensione di un’epidemia con correlati problemi economici che coinvolgono oltre al giocatore, la sua famiglia, i suoi amici, il suo lavoro, spingendo verso indebitamenti fuori controllo e, in alcuni casi, anche al suicidio. Di questi fatti di disperazione sono piene le pagine delle cronache cittadine.
• I dati relativi al gioco d’azzardo nel 2019 mostrano un ulteriore incremento delle giocate raggiungendo la cifra record di 110,5 miliardi di euro con un incremento del 3,5 % rispetto all’anno precedente, (fonte “Avviso Pubblico”). La tendenza porta ad una continua crescita, nonostante siano entrati in vigore, nel periodo,il divieto di pubblicità e l’utilizzo della tessera sanitaria per molti giochi.
• Purtroppo lo Stato è percepito come “biscazziere” perché pur di incassare attraverso l’erario una cifra di circa 10,5 miliardi, non si preoccupa nè della salute dei cittadini, né dei costi sanitari e sociali conseguenti.
Non è superfluo ricordare che questi costi ricadono, di fatto, sulle Regioni e sugli Enti Locali senza essere evidenziati nel bilancio dello Stato; si perdono nelle pieghe della sanità Regionale e dell’assistenza Comunale che sono costretti a ridurre i servizi essenziali ai cittadini, impoverendo ulteriormente l’intero sistema. Se lo Stato facesse una contabilità del fenomeno con costi e ricavi legati alla epidemia, questa avrebbe, nonostante la cifra indicata dalle entrate erariali, un saldo negativo.
Da non dimenticare mai che i veri beneficiari del gioco d’azzardo così detto “legale” sono le lobbies finanziarie e, nella stragrande maggioranza dei casi, i clan della malavita organizzato: hanno incassato nel corso del 2019 ben 20 miliardi di euro! Diventa opportuno qui comunicare una triste ed amara considerazione: come si intende condurre concretamente la lotta al malaffare se poi viene alimentato annualmente con una cifra così cospicua di danaro “pulito”?Questa amara considerazione dovrebbe incrementare l’impegno politico e civile di tutte le istituzioni e associazioni per ottenere una Legge orgasnica Nazionale che regoli la materia e definire concretamente maggiori e più incisivi interventi di prevenzione e cura per contrastare il DAP.
Pasquale Riccio