Andrea Ranieri “Il prezzo della pandemia”, Castelvecchi.2020
In questa fase di ripresa dall’emergenza sanitaria sono stati pubblicati alcuni interessanti saggi, che ci aiutano a riflettere sugli effetti dell’epoca del contagio, ma anche sul nostro futuro. Personalmente di recente ho avuto modo di leggere i due volumi curati da due grandi opininisti: quello di Ezio Mauro “Liberi dal male”, edito da Feltrinelli e quello di Corrado Augias “Breviario per un confuso presente”, edito da Einaudi.
In particolare mi soffermerò su un altro agile ma molto stimolante saggio che in questi giorni il mio amico Andrea Ranieri ha edito con Castelvecchi, dal titolo evocativo: “l prezzo della pandemia”. Questi scritti ci aiutano a riconsiderare i paradigmi ed i valori su cui finora si erano basati i sostenitori del neocapitalismo e della “finanziarizzazione dell’economia”. Per poter fermare i guasti prodotti da una politica di sfruttamento sfrenato – che vede alcune aree della Lombardia e del Nord a più alto tasso di inquinamento atmosferico – per il futuro occorre ripensare il rapporto tra scienza ed economia. Come sottolinea Ranieri, bisogna “trovare il modo di muoversi, di produrre,di consumare senza alterare in maniera irreversibile gli equilibri naturali“.
Nello stesso tempo viene evidenziata una contraddizione che da sempre ha riguardato il mondo della produzione: “Quella tra le esigenze del profitto e della competitività e la salute e la vita dei lavoratori”. A tal fine ridiventa decisivo il ruolo dei sindacati per una contrattazione che deve tendere a superare le grandi diseguaglianze che la globalizzazione ha introdotto nel mercato del lavoro, acuendo condizioni di sfruttamento selvaggio e di precarietà (in tanti comparti come quelli della logistica, del commercio ed altri settori dei servizi).
In questi saggi viene prestata una attenzione particolare al ruolo che il sapere e la formazione possono svolgere per cambiare le condizioni di uno sviluppo che sia ecosostenibile, anche con il ritorno ad una “agricoltura di prossimità”), ad una crescita che ponga al centro il benessere della persona, del territorio e dell’ambiente in cui viviamo. Per quanto riguarda il nostro Paese va superato il gap di investimenti (pubblici e privati) che ci vedono ancora relegati agli ultimi posti in istruzione e ricerca – in primo luogo nel campo della sanità e delle salute pubblica. In merito Ranieri (ma anche gli altri autori) ribadisce la necessità di rafforzare – in quantità e qiualità – l’uso delle tecnologie didattiche innovative, come strumento oggi fondamentale per la formazione critica dei giovani. Ben sapendo che tali tecnologie (insegnamento a distanza) “in nessun modo possono sostituire la comunità educante”, che deve rimanere come caposaldo per una “scuola inclusiva”, fondata sull’autonomia e sulla formazione permanente (anche per le persone adulte). Sulla scuola si possono fondare i progetti per un “nuovo umanesimo”, come sostiene con efficacia anche C. Augias nel suo ricco saggio, in cui ci ricorda che “viviamo in un presente confuso”, nel quale abbiamo bisogno di bussole per orientarci, grazie anche alla lettura dei classici come Spinoza e Montaigne).
Con tutta sincerità devo dire che questi scritti ci hanno incoraggiato e ci spingono a continuare un lavoro che da anni abbiamo avviato in terre difficili – spesse etichettate come Gomrra o dei veleni. Ad un certo punto Ranieri afferma in modo perentorio: “Prima dei musei e delle grandi mostre dobbiamo riaprire la possibilità di vivere l’arte e la cultura nei luoghi pieni di storia ma dimenticati”. Mi sembrano tagliate proprio sulla realtà di Terra di Lavoro e della Campania (o di tante altre del Mezzogiorno), dove esiste un patrimonio diffuso di bellezze naturali e tesori artistici, storici, che spesso sono in condizioni di degrado e di abbandono. Senza contare una agricoltura ricca di eccellenze e prodotti tipici, unici al mondo (come la mozzarella DOP di bufala).
Per poter valorizzare queste risorse ed opportunità, farle conoscere, spesso anche ai locali, da un decennio abbiamo dato vita ad una rete di Piazze dei Saperi, che cercano di diffondere la cultura come fattore di coesione sociale, di sviluppo locale, di innovazione ed apprendimento permanete. Da un primo bilancio viene fuori una mole di iniziative veramente sorprendente per quantità e qualità. Infatti, se calcoliamo solo gli eventi realizzati nella città di Caserta ne contiamo oltre 700: non solo per presentazione di libri ma anche di progetti e percorsi educativi di un certo spessore, come quelli legati a “Letture di gusto” e quelli del ciclo di seminari EDA sui grandi maestri dell’apprendimento permanente, dell’economia civile e della finanza etica, della legalità e della cittadinanza democratica (avviati e promossi con il compianto Bruno Schettino, un padagogo sociale di grande spessore). Come ha sottolineato in un recente incontro la prof.sa Stella Eisenberg, intorno all’attività delle Piazze del Sapere si è manifestata negli ultimi anni una “vera e propria epifania della cultura”, di cui sono stati partecipi e protagonisti diverse personalità del mondo dei saperi, dell’università e del lavoro, della letteratura e della poesia, del teatro e del cinema, del giornalismo e del terzo settore, alcuni di livello mondiale. Tutto questo è stato realizzato grazie alla proficua collaborazione tra la rete di associazioni del terzo settore con lo staff delle librerie (Feltrinelli, Giunti e Pacifico), sempre disponibile con un grado elevato di accoglienza e professionalità. I principali filoni di attività sono stati: a) – Incontri brevi con la presenza degli autori, per presentare libri e progetti culturali, svolti con continuità lungo tutto l’arco dell’anno (alcuni con autori e scrittori prestigiosi, altri con giovani autori locali, a volte esordienti nei generi: tra letteratura e poesia, tra saggistica e varie) b) – Eventi di tipo seminariale su storia e memoria – su legalità e stato sociale – su beni culturali ed ambientali – su tematiche di genere e di integrazione – su ricerca e innovazione, che spesso hanno fatto registrare una grande ed attenta partecipazione. Il filone su “Letture di gusto. Libri, cibo, territorio e ambiente” si è articolato con tanti di eventi dedicati ai temi del benessere e della qualità della vita per uno sviluppo ecosostenibile, con il patrocinio della Provincia ed il sostegno della Camera di Commercio di Caserta. A partire dal 2018 le attività si sono concentrate nella nuova Enoteca Provinciale “Vigna Felix” della Camera di Commercio, luogo di eccellenza dei prodotti tipici di Terra di Lavoro. Negli ultimi anni particolarmente significativa è risultata l’attività svolta sul mare durante l’ estate a Castel Volturno con una intensa programmazione di iniziative promosse dalla “Piazza dei saperi e dei colori, in collaborazione di una rete di associazioni già attive sul territorio ed alcuni imprenditori (come il Lido Luise). Qui in particolare sono stati trattati i temi legati ai prodotti tipici, a quelli dell’accoglienza e della solidarietà, della multiculturalità (Un ponte tra le culture, in omaggio a Miriama makeba e JE Masslo) e della legalità democratica. Oggi in particolare questa esperienza ci dice che si può ripartire con la cultura per avviare nuove condizioni di riscatto civico e di coesione sociale (anche per una ripresa in una fase di emergenza sanitaria ed in territori difficili come quelli tristemente noti come Gomorra), come dimostrano i progetti finanziati dalla Fondazione con il Sud per la lotta alla dispersione scolastica, per la costruzione di una rete di economia sociale (La RES) e quello più recente per la Bibliotecabenecomune nella città capoluogo.
A Cura di Pasquale Iorio Coordinatore Le Piazze del Sapere – Caserta