Un importante Appello sottoscritto da Urbanisti,Architetti,Ambientalisti,Docenti Universitari.

Un invito alla riflessione sul disegno di legge regionale sul governo del territorio.Il documento, sottoscritto fino a ora da un gruppo di urbanisti e territorialisti e dalle principali associazioni ambientaliste campane, individua i temi da approfondire per un’efficace strategia di contenimento del consumo di suolo volta al risanamento ambientale e alla riduzione delle diseguaglianze sociali.

Il governo del territorio ha bisogno di processi di pianificazione compiuti e di piani che sappiano tutelare i valori presenti e orientare le dinamiche della trasformazione territoriale. Il problema, già presente in Campania nell’applicazione della legge regionale 16/2004, è che i piani non si fanno. E se si fanno i processi durano troppo, tanto da lasciare perennemente la pianificazione territoriale e urbanistica nel limbo dell’incompiutezza.
Il nuovo disegno di legge non migliora nulla. Anzi rende più sbilenca e incoerente la ‘cascata’ degli strumenti di pianificazione. I piani non saranno né più rapidi, né più efficaci, né più coerenti. Le stesse (giuste) verifiche di coerenza con la pianificazione sovraordinata giocheranno in favore dell’allungamento dei tempi.
Alla lentezza dei processi di pianificazione il disegno di legge regionale risponde con il ricorso alla deroga, in attesa del piano a venire e in difformità da quello esistente. Il che significa che di fatto la pianificazione è vanificata per i prossimi decenni. La scelta adottata ricorda l’approccio alla questione giudiziaria ai tempi della legge Cirielli: i processi erano troppo lunghi, ma invece di organizzare e semplificare le procedure si tagliavano i tempi di prescrizione, con un ben orientato strabismo.
Anche qui, invece di rendere efficace il processo di pianificazione e di tagliare qualche anello della catena (ma quante scale vaste esistono?), di cercare le forme, anche sostitutive, con cui obbligare davvero gli enti locali a dotarsi di strumentazione urbanistica, si è trovato il modo di rendere il piano meno indispensabile. Tanto d’ora in avanti si potrà derogare ampiamente al piano preesistente (anche al programma di fabbricazione), soddisfatti delle ampie trasformazioni possibili nella ‘città consolidata’ e nella ‘città di margine’ in nome della ‘rigenerazione urbana’ e della riedificazione ‘premiata’ degli edifici realizzati negli ultimi 60 anni nelle stesse aree storiche e agricole.
In quanto al contenimento del consumo di suolo per il contrasto ai cambiamenti climatici, alle generiche (e non prescrittive) declaratorie dell’articolo 8 si contrappongono norme ambigue, come l’ammissibilità dei nuovi insediamenti quando sia dimostrata l’impossibilità di riutilizzo e riorganizzazione degli insediamenti esistenti, la limitazione delle nuove costruzioni imposta nelle sole parti del territorio rurale di alto e medio valore e il loro divieto nelle sole parti di particolare valore.
È questa l’innovazione normativa che occorre, nel dopo-pandemia, per affrontare le sfide globali del risanamento ambientale e della riduzione delle diseguaglianze sociali?


Immacolata Apreda, Massimiliano Bencardino, Emma Buondonno, Stefania Caiazzo, Elena Camerlingo, Giuseppe Carpentieri, Giancarlo Cosenza, Alessandro Dal Piaz, Alessio De Dominicis, Vezio De Lucia, Alfonso De Nardo, Raffaella Di Leo, Giovanni Dispoto, Riccardo Festa, Roberto Giannì, Guido Grosso, Carlo Iannello, Eugenio Ienco, Mariateresa Imparato (Legambiente Campania) Gianpaolo Lambiase, Massimo Maresca (Italia Nostra Campania), Giulio Pane, Massimiliano Rendina, Anna Savarese.

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