Tre volte al giorno il suono profondo e lungo della sirena rompeva l’aria superando il fragore acuto degli altoforni e dei laminatoi . Alle 7 ,alle 15 e alle 21 : marcava il “ cambio turno “ . Un suono duro ma “amico “ per chi aveva già dato in termini di fatica e di sudore e filava a casa , quasi sempre a pochi passi dall’inferno di fusioni e scintille ; “ pesante “ , per chi “ apriva “ il tempo di lavoro . Otto ore in ferriera è il confine della quasi eternità.
La stessa sirena ha scandito per tre volte i tempi della “Festa per i 110 anni del Circolo ILVA “ : all’inizio ; dopo alcune proiezioni sulla storia della fabbrica che è anche la storia di una straordinaria comunità di uomini e donne cementati da ideali ,valori ,passione, lotte ,successi e sconfitte ; alla conclusione, quando la sera aveva soppiantato un tramonto controluce , da Capri sul golfo , che Montecarlo non potrà mai avere . Dopo centodieci anni il “ Circolo ILVA “ è ancora una salda realtà ,patrimonio culturale di Bagnoli e della Città .
Un corpo pulsante , con centinaia di iscritti ,donne e uomini ,ricco di idealità e di vita , che con slancio supera i tempi bui e tristi della chiusura della fabbrica e dei tanti intralci e spinte che ne vorrebbero la fine ,per proporsi ancora come straordinario riferimento territoriale , crogiuolo di vita culturale ,di attività ,di proposte .
Un prezioso patrimonio sociale da preservare .
La sirena come campana laica per ribadire le radici antiche di un Circolo e di un “ popolo “ che saldava fabbrica e quartiere con un simbolo , un colore e una netta identità : i “ CASCHI GIALLI “ . Era ed è ancora un “patrimonio sociale” di Bagnoli e di Napoli che ha nel “ Circolo “ un riferimento che supera i tempi della fabbrica e lo scempio della dismissione .
Scrive Gianni Fiorito ,straordinario fotoreporter testimone del tempo , nel suo “ Bagnoli ,cronaca di una trasformazione “ , “ la sirena dell’allarme,l’esplosione e il crollo della prima ciminiera un pomeriggio del gennaio 1998 ,furono il segnale che l’Italsider di Bagnoli non ci sarebbe più stata . Un pezzo della città di Napoli e della sua storia , stava per scomparire definitivamente “ . Una ferita lacerante che ha inciso in negativo sull’ieri ,l’oggi e il futuro non solo di Bagnoli ma della Città determinando , come ricorda Ermanno Rea nella “ La dismissione “ , una “ profonda mutazione identitaria , sociale e politica “ .
Se Maurizio Valenzi è stato il primo Sindaco comunista di Napoli è anche per le lotte e per il ruolo sociale e politico degli operai di Bagnoli e delle fabbriche napoletane .
Tanti e tanti per una festa sobria . Senza discorsi , senza reducismi e senza “ Bella Ciao “ o “ Bandiera Rossa”. Anche questo ,oltre le battaglie per affermare il diritto del Circolo ad esserci contro i tentativi di smobilitazione , è un merito di Guglielmo Santoro ,già storico presidente ,e di Vittorio Attanasio che con idee chiare e serena fermezza , guida il sodalizio .
E ieri come adesso , insieme ai giovani , volti segnati dal tempo ma fieri e consapevoli di essere stati protagonisti di una grande stagione di lotta e di successi per il lavoro ,per i diritti , per la democrazia ,per Napoli e per il Sud ; sconfitti poi dalla globalizzazione ma ancora di più, dalla ottusa miopia di governi, dal centro sinistra al centro destra , senza strategia di politiche industriali e di sviluppo, che hanno condannato il paese al nanismo industriale , produttivo,economico e occupazionale .
Eppure questo “ popolo “ è ancora in piedi ,determinato e in campo per conquistare un diverso futuro per Bagnoli ,per Napoli ,per lo stesso “ Circolo “ con un “ Progetto per rigenerare il territorio “, allo stato un “ non luogo “ sospeso tra “ non più “ e “ non ancora “.
Nel mondo e in Italia sono state riconvertite e rese produttive e opportunità di sviluppo e di lavoro tante aree ex industriali : dalla Germania alla Gran Bretagna ,da Marsiglia a Berlino , dall’ex Mirafiori ad Arese ,a Sesto S.Giovanni e altre . Solo a Napoli impera eterno il “ nonpuotismo” , identificato e criticato al tempo lontano dal Genovesi . Da Bagnoli a Poggioreale-S.Giovanni –Barra ,da Est a Ovest , la deindustrializzazione si traduce in “ desolazione improduttiva “ anche della sola eccezionale della risorsa territorio .Ha essenzialmente questa chiave di lettura lo sconvolgimento politico che ha cancellato le “ case matte rosse “ della città : Bagnoli,S.Giovanni,Barra , Ponticelli, Casoria .
Il Circolo ILVA non perde la speranza e va nella direzione giusta.
La “ celebrazione “ è nella immediatezza dei filmati e nella galleria di foto d’epoca ,rigorosamente in bianco e nero : è la storia di Bagnoli ,fabbrica e quartiere ,lavoro e società , sacrifici e libertà .Lotte e cultura .
Un robusto filo rosso ,appena sottotraccia nel ventennio fascista , connette la posa della prima pietra derivata dalla “ Legge Nitti per la industrializzazione di Napoli “ del 1904, alle prime colate con l ‘avvio del primo altoforno nel 1909 ,alle “carboniere “ attraccate al pontile ,allo sviluppo dell’impianto nella parentesi bellica e poi , alle fasi alterne di crisi e di ripresa , dall’ampliamento del 192 ,fino alla chiusura dell’ “ area a caldo “ dell’89 , allo scempio dello smantellamento e alla desolazione dell’attuale “deserto dei tartari” .
Un’area sterminata , come scrive Erri De Luca , “ a fronte di una baia smagliante , pensata vuota da un creatore paesaggista “ dove , “ come sul fiume Neretva sono tornati i gabbiani e pure tra i rottami dell’Italsider nidificano i loro fratelli uguali contro il cielo e sento insieme al poeta Josif Brodskij , che la vita senza di noi è pensabile “.
Ed è pensabile , certo anche la “ vita senza Bagnoli “ , attuale ,plastica e dolorosa testimonianza del vuoto progettuale , della incapacità programmatica nel governo di processi complessi di riconversione e sviluppo e del nullismo operativo delle classi dirigenti dell’ultimo trentennio ,dal governo ,alla Regione , al Comune di Napoli . Ma anche le forze produttive e sociali non possono chiamarsi fuori .
E connette anche la storia delle lotte dei “ caschi gialli “ , dense di idealità e valori che hanno sempre superato i confini localistici , corporativi o di settore per assumere identità e contenuti politici e sociali ,territoriali e nazionali : dalle “ gabbie salariali “ ai diritti , dalla unità sindacale ,alla difesa del posto di lavoro all’impegno nelle grandi lotte per Napoli , per il Mezzogiorno , per la democrazia contro il fascismo vecchio e nuovo . C’era un punto cardinale : lo striscione ITALSIDER era sempre alla testa dei cortei .E con i caschi gialli in piazza ,per tutti era “ palla corta “ : incidenti e provocazioni out , senza spazio .E ,se c’erano , finivano presto….
Dal primo sciopero degli operai di Bagnoli del giugno 1914 è stato sempre così .
Scrive Floriana Mazzucco ( Il mare e la fornace,ed ediesse ): “ Lo sciopero nazionale indetto dalle Leghe Operaie per l’eccidio di Ancona , si traduce a Napoli in incontenibile rivolta che dalla fabbrica , nell’arco di quella che è passata alla storia come “ settimana rossa napoletana “,si allarga alla città….”
Il filo rosso attraversa il secolo ed è sempre più forte . Sono stato testimone diretto . Decisivo l’impegno dei “ caschi gialli “ in prima linea a Reggio Calabria contro il “ boia chi molla “ di Ciccio Franco come nella “ rivolta di Eboli “ alla metà degli anni ’70 , contro lo scippo di realizzare l’IVECO a Grottaminarda azzerando gli impegni del governo per la Piana del SELE .
Si profilava una nuova Reggio . L’ Italia è spaccata in due . Da quattro giorni l’autostrada è bloccata a Eboli . Lo “ stato maggiore “ del PCI campano , alla testa Abdon Alinovi ,di radici ebolitane , e della CGIL si era trasferito a Eboli.
I fascisti strumentalizzano e alimentano la legittima rabbia dei giovani disoccupati ,delle popolazioni ,degli studenti .La tensione è a mille .
Sotto il cavalcavia , tra una folla immensa , un autorevole dirigente del PCI salernitano ,l’onorevole Gaetano Di Marino , impeccabile nel suo impermeabile bianco e cappello nero a falde larghe ,è impaziente e sollecita: “ ci muoviamo o non ci muoviamo ? “ . Nessuno fa finta di ascoltarlo . Si era in attesa dei bus con gli operai dell’Italsider e delle altre fabbriche napoletane .
La CGIL della Campania aveva proclamato lo sciopero della industria con manifestazione a Eboli. Ricorda Matteo Cosenza in “ Il Riscatto .Storia della Camera del Lavoro di Napoli ,ed AT “ : “..a metà mattinata il responsabile delle Forze dell’Ordine avverte i dirigenti sindacali che c’è solo ancora un’ora : o si libera l’autostrada o si carica .
Sul ponte di Eboli ,i “caschi gialli “ erano ormai pronti in posizione strategica .Il segretario della CGIL sale sul camion che funge da palco e inizia un comizio difficilissimo . …Tocca tante corde e poi con intensa passione , “ per questo scippo non po’ esserci scontro ne vittime tra operai ,disoccupati e poliziotti,tutti figli poveri della stessa terra povera…. e di un Sud ancora più povero “… . Dalla folla sale un applauso sempre più forte : il ghiaccio è rotto .
Un urlo , il comando prestabilito : dai , Silvano !! Ridi , apprezzato responsabile della Fiom Napoli ,alla testa dei caschi gialli di Bagnoli , inizia la liberazione dell’autostrada….” .Dopo due ore nord e Sud sono ricollegati .
Una bella mostra di foto e giornali ripercorre il cammino lungo delle storia dell’Italsider e del Circolo.
Nelle foto si ritrovano in tanti , dai vertici del PCI al Sindacato : Berlinguer ,Napolitano,Lama ,Bassolino ,Valenzi , Chiaromonte ai compagni del Consiglio di Fabbrica ,Marano, Mangiapia, Sastro,Velo ,Scherillo , Bennato, Agrillo ,Sellitto,Gargiulo ,Iorio e tanti altri . Si coglie una punta di antico settarismo : non c ‘ è una immagine di dirigenti Cisl ,UIL ,della DC o altri partiti .Il film continua per anche per il “ sociale “ .
Ecco il quartiere ai primi del ‘900 ; il vecchio tram che scaricava d’estate nugoli di famiglie da Napoli sulla spiaggia del “ Tricarico “per bagni a costo popolare per poi girare al Dazio ,confine con Pozzuoli ; le signore al mare anni ’30 ;i mille e mille ragazzi e ragazze alle Colonie ; gli spettacoli nel teatrino con Eduardo e un giovane Vittorio Gasmann ; le Befane del Dopolavoro Fascista e poi “ democratiche “ dove a parlare non era solo il DG ma anche il Consiglio di Fabbrica .
Ma il “ Circolo ILVA “ è anche e soprattutto un centro di cultura e di tante storie di tanti sport . Ieri come oggi che c’è anche il tennis , in tempi lontani all’indice come sport alto borghese, alla Finzi-Contini , e ora praticato da tutti ,donne e uomini . Sfilano i plurimedagliati Canottieri Ilva disciplina in grande rilancio ; la squadra di rugby , e quella di calcio che per Bagnoli è stato sempre un punto fermo .Lo stadio era a Cavalleggeri. Tante foto ingiallite ma vive : squadre in campo ,arbitri in giacca nera e, per tutti, saluto fascista d’ordinanza….Poi , negli anni della Ricostruzione , la grande “ Bagnolese “ :pantaloncini bianchi ,maglia nera con stella bianca , la stessa divisa dello scudettato Casale : Nord e Sud uniti… dalla stella.
Sorprendo il compagno Iorio ,passato anche come tanti allora dalle “ Frattocchie “ o dalla Scuola CGIL di Ariccia , e ora impegnato nel Circolo , riconoscendo volti e nomi di tanti calciatori , quasi tutti operai in fabbrica .
Ecco Iaquaniello,segalino e tosto ,puteolano DOC ,terzino sinistro ( si diceva così ) e capitano ; e poi Fumo ,ala sinistra alla Gento ,fortissimo nel dribbling e nella botta a rete , un quasi sosia di Novelli, ex SPAL , poi ala del Napoli anni ‘60 e di Beppe Signori della Lazio ; Aldo Balsamo ,portiere –saracinesca , alla Casari , dalla carriera stroncata ( era approdato alla Lazio ) per rottura della spalla ; e Accetta ,un centravanti di alta caratura, ariete di testa e di piede,forte come Sosa del Napoli ,idolo delle ragazze bagnolesi , un tipo alla Llorente per capirci. E poi gli altri….
Ricordi nitidi . Ero un giovanissimo cronista sportivo alla scuola di Enzo Striano ,capo dello Sport all’Unità di Napoli e la Bagnolese , IV Serie ,con Bagnoli e l’ Ilva , doveva essere seguita e raccontata , pena la diffusione…del giornale dentro e fuori la fabbrica…Era comunque ,una forte ,bella squadra .
Le note degli Illimani , unica concessione retrò ,diffondono coriandoli di nostalgia che non hanno tempo di attecchire .
La festa va avanti, la cena si annuncia con i profumi del mare mentre , appartato ,il
“ Comitato Scientifico “ discute e lavora per la valutazione del Concorso riservato a giovani architetti ,studiosi ,tecnici e ricercatori per delineare una proposta per la rinascita ecologica e produttiva di Bagnoli . E’ la riprova che la “ storica classe operaia “ anche nei travagliati tempi attuali , ha sempre vivo e in testa l’obiettivo di fondo : il futuro. Il futuro sempre al plurale : per il territorio , per la città , per lo sviluppo , per i giovani .
Viene ancora dall’Ilva e da Bagnoli , città colta nella città perduta ,come ha sottolineato Patrizio Rispo , un importante contributo che tramanda impegni , valori e idealità . Si possono dismettere gli altoforni ma non la passione e la forza della cultura e della proposta per costruire il domani migliore: è la lezione che viene dalla Festa .
Vale per le Istituzioni ,per la politica ,per il Sindacato .
Nando Morra. Storico dirigente sindacale
Sono orgoglioso di essere un socio fondatore del Circolo ILVA di Bagnoli
Un’ analisi storicamente ampia, appassionata , ben scritta. Pochi cenni sul ruolo della Cgil nazionale e la chiusura di Bagnoli. Qualche sprazzo retorico.
Non dimenticate fra i nomi ricordati Mario Colaianni