“Io parlo, io parlo … ma chi mi ascolta ritiene solo le parole che aspetta …
Chi comanda al racconto non è la voce: è l’orecchio”
diceva il Marco Polo di Calvino
(tratto da I mondi possibili, Antologia di Maria Luisa Altieri Biagi, Le Monnier , Firenze 1994).
Nell’attuale passaggio storico così particolare, da più giorni volano le espressioni linguistiche “c’è un prima e un dopo” “niente sarà più come prima” anche nelle conversazioni telefoniche e nei dialoghi familiari: accogliamo con un sospiro e, generalmente, condividiamo con un sentimento di sospensione intrecciato a quello della precarietà, non facile da decifrare. Nel nostro mondo dove c’è velocità dei cambiamenti sociali, economici e politici – condivisa all’interno di una potente rete tecnologica inimmaginabile per moltissime persone fino a qualche decennio fa – acquista una nuova centralità la comunicazione verbale specifica di servizi televisivi trasmessi ormai in tutte le ore del giorno che raggiunge innumerevoli persone. Telegiornali, talkshow , trasmissioni di intrattenimento , “direttive” e messaggi pubblicitari – creati intorno al Covid 19 , alle sue problematiche teoriche, alla complessità sociale e all’impatto emotivo che esso continua ad incrementare, – invadono la vita domestica legata a # io sto casa#. Non possiamo ancora una volta sottovalutare le funzioni delle parole e del lessico.
• Noam Chomsky ci ha insegnato tanto sulla linguistica contemporanea e sui rapporti inconfutabili tra linguaggi ed ideologia, ma qui voglio riportare frammento di “La manomissione delle parole “ di G. Carofiglio (Rizzoli 2010, pag.24 e pag.25) che, nella sua semplicità espositiva, è incisivo per incrementare multiformi riflessioni.” Le parole sono anche atti, dei quali è necessario fronteggiare le conseguenze. Esse sembrano non avere peso e consistenza, sembrano entità volatili, ma sono in realtà meccanismi complessi e potenti, il cui uso genera effetti e implica (dovrebbe implicare) responsabilità. Le parole fanno “le cose”……Oltre la sciatteria, la banalizzazione, l’uso meccanico della lingua, esiste però un fenomeno più grave, inquietante e pericoloso: un processo patologico di vera e propria conversione del linguaggio dell’ideologia dominante. Un processo che si realizza attraverso l’occupazione della lingua, la manipolazione e l’abusivo impossessamento di parole chiave del lessico politico e civile”.
Lessico: Insieme dei vocaboli e delle locuzioni che costituiscono la lingua di una comunità, di un’attività umana, di un parlante. (Zingarelli 2008, vocabolario della Lingua Italiana).
Sin dai primi giorni di marzo si trasforma il modo e il lessico del comunicare dei politici, assenti dagli schermi come non mai (anche prima dell’obbligatoria distanza fisica) e nella comunicazione di massa riemergono con enfasi parole come COMPETENZE, SCIENZA, RICERCATORI (in costante lavoro in rete intercontinentale), RESPONSABILITA’ (individuale e sociale, proteggi te stesso per salvare gli altri), COMUNITA’ (espressione linguistica abbandonata da anni anche dal sistema scolastico italiano). Termini di rinnovata retorica, ormai quotidiani, accompagnano la drammaticità persistente nelle strutture sanitarie di eccellenza del Nord Italia, di quelle già carenti del nostro Sud e dei servizi territoriali disseminati in tutta la penisola; punti luce sono i NUOVI EROI, ovvero MEDICI, INFERMIERI, OPERATORI SANITARI E VOLONTARI, in trincea e in retrovia. Esaltante fiducia è alimentata anche verso i DOCENTI (di ogni grado della nostra scuola) perché ora sono necessarie competenze di alto livello per mettere in pratica insegnamenti online – disciplinari ed interdisciplinari. Belle scoperte: ci sono Scuole di eccellenza anche nelle periferie e nei paesini poco conosciuti. nonostante la persistente mortificazione del rinnovamento didattico e formativo da anni implorato. Acquistano rinnovato potere culturale e organizzativo, con forte impegno professionale, i docenti possessori di competenze e di metodologie di lavoro su piattaforme, indipendentemente dalla propria materia di insegnamento. In questi giorni, silenziosamente ma con un carico di responsabilità notevoli e di tantissimo lavoro nella propria casa, questi docenti – sostenuti da dirigenti scolastici di alto livello non sempre riconosciuto – sono traino per attivare sperimentazioni didattiche aggreganti e produttive, di lunga durata.
Non si può non ricordare come nei primi giorni di marzo l’equivocità di comunicazioni sembravano creare contrapposizioni: GIOVANI- ANZIANI (over 65 ), BAMBINI- NONNI, GENITORI – INSEGNANTI, ma è bene evidenziare che proprio in quei giorni ha avuto efficace diffusione l’antitesi : SENSO CRITICO/IGNORANZA, LA SCIENZA DEI VACCINI e LA SUPERFICIALITA’ dei NO VAX, ESPERTI e CIARLATANI. In tanti si prodigavano a differenziare , con intenti chiarificatori e probabilmente terapeutici, la PAURA dall’ ANGOSCIA.
Sempre nei primi giorni del mese si delineava , soprattutto con messaggi televisivi, la quotidiana cooperazione tra I rappresentanti tecnici del sistema sanitario nazionale, la protezione civile e i ministri del governo.
E poi arriva il 9 marzo 2020.
E il 10 marzo irrompe la poesia Nove marzo 2020 di Mariangela Gualtieri ( nella foto di apertura ) poetessa della Romagna già nota:
Questo ti voglio dire
ci dovevamo fermare.
Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti
ch’era troppo furioso
il nostro fare. Stare dentro le cose.
Tutti fuori di noi.
Agitare ogni ora – farla fruttare.
Ci dovevamo fermare
e non ci riuscivamo.
Andava fatto insieme.
Rallentare la corsa.
Ma non ci riuscivamo.
Non c’era sforzo umano
che ci potesse bloccare.
E poiché questo
era desiderio tacito comune
come un inconscio volere –
forse la specie nostra ha ubbidito
slacciato le catene che tengono blindato
il nostro seme. Aperto
le fessure più segrete
e fatto entrare.
Forse per questo dopo c’è stato un salto
di specie – dal pipistrello a noi.
Qualcosa in noi ha voluto spalancare.
Forse, non so.
Adesso siamo a casa.
È portentoso quello che succede.
E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano.
Forse ci sono doni.
Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo.
C’è un molto forte richiamo
della specie ora e come specie adesso
deve pensarsi ognuno. Un comune destino
ci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene.
O tutti quanti o nessuno.
È potente la terra. Viva per davvero.
Io la sento pensante d’un pensiero
che noi non conosciamo.
E quello che succede? Consideriamo
se non sia lei che muove.
Se la legge che tiene ben guidato
l’universo intero, se quanto accade mi chiedo
non sia piena espressione di quella legge
che governa anche noi – proprio come
ogni stella – ogni particella di cosmo.
Se la materia oscura fosse questo
tenersi insieme di tutto in un ardore
di vita, con la spazzina morte che viene
a equilibrare ogni specie.
Tenerla dentro la misura sua, al posto suo,
guidata. Non siamo noi
che abbiamo fatto il cielo.
Una voce imponente, senza parola
ci dice ora di stare a casa, come bambini
che l’hanno fatta grossa, senza sapere cosa,
e non avranno baci, non saranno abbracciati.
Ognuno dentro una frenata
che ci riporta indietro, forse nelle lentezze
delle antiche antenate, delle madri.
Guardare di più il cielo,
tingere d’ocra un morto. Fare per la prima volta
il pane. Guardare bene una faccia. Cantare
piano piano perché un bambino dorma. Per la prima volta
stringere con la mano un’altra mano
sentire forte l’intesa. Che siamo insieme.
Un organismo solo. Tutta la specie
la portiamo in noi. Dentro noi la salviamo.
A quella stretta
di un palmo col palmo di qualcuno
a quel semplice atto che ci è interdetto ora –
noi torneremo con una comprensione dilatata.
Saremo qui, più attenti credo. Più delicata
la nostra mano starà dentro il fare della vita.
Adesso lo sappiamo quanto è triste
stare lontani un metro.
(pubblicata in DOPPIOZERO, Rivista culturale in rete, dal 14 febbraio 2011)
Nello stesso giorno LA REPUBBLICA pubblica “Alfabeto emotivo del contagio “ e Michela Murgia lancia la pagina fb “Decameron, una storia ci salverà”. Nelle trasmissioni televisive il Signor LIBRO ritrova il suo trono salvifico. Rinnovato vigore ai grandi romanzi, alle narrazioni lunghe in controtendenza alle “pagine conteggiate” negoziate anche in esami universitari, da anni. Nel ripetitivo (direi ossessivo) messaggio pedagogico di Amadeus il libro c’è, ma agli ultimi posti.
Ulteriori trasformazioni nel lessico per renderlo coinvolgente : Andrà tutto bene, potenziato dagli arcobaleni composti con colori che richiamano quelli della pace, Balconi della solidarietà, Appuntamenti collettivi da Nord a Sud con idiomi e linguaggi musicali interregionali…..Aumenta il proliferare di messaggi – in video ripresa – di personaggi dello spettacolo e dello sport. Convincenti? Chissà! Ecco, anche il moltiplicarsi di Pronto soccorso psicologico (con ampi e diversificati spazi online) non sempre con linee teoriche e terapeutiche convergenti ma soprattutto con la parola d’ordine “Disseminare i sensi di colpa “.
I giorni diventano più cupi, il dramma sanitario sempre più imperioso. Altre locuzioni linguistiche prendono il sopravvento nell’accompagnare immagini crude: malattia della solitudine, morte della solitudine, azzeramento dell’elaborazione del lutto, contagi e untori .
Sempre più insistenti Siamo in guerra, C’è chi sta in trincea e chi nelle retrovie,Tutti insieme ce la possiamo fare, Usciremo migliori, Primo obiettivo la salute dei cittadini, anche qualche timido Più empatia e meno economia, Democrazia della cura, Impegno titanico, Prudenza doverosa per gestire la complessità, Stress emotivo degli italiani, Trasformiamo questi giorni in opportunità di cambiamento, Orgogliosa reazione degli italiani, Egoismo nazionalistico, Attenzione alla comunicazione per non alimentare tensioni sociali.
Espressioni retoriche? Non è importante farne oggi una sentenza, forse è opportuno immaginarli come semi che aiutano a dissolvere qualche frammento di inedite solitudini, per incoraggiare un positivo rinnovamento culturale, umano e politico.
Da due giorni un’ ulteriore accelerazione di cambiamento comunicativo: nel tragico susseguirsi dei numeri dei morti, dei pazienti in terapia intensiva, dei contagiati dichiarati anche con sofisticate tabelle, riprendono necessariamente quota ( anche nella comunicazione di massa televisiva) la centralità di: Economia nazionale ed internazionale, Questione Europa ulteriormente complicata, Scenari della politica italiana.
Si succederanno nuovi o vecchi termini lessicali ?
L’importante è che, anche nelle trasmissioni televisive, emerga accuratezza comunicativa, etica e politica nell’uso delle parole e nei toni di voce, con rispettosa attenzione delle i solitudini vissute e consumate nelle pareti domestiche, non sempre comode ed accoglienti e non sempre in armonia affettiva.
Perché è vero: nel marzo 2020 tutto è avvolto da un prima e un dopo.
• NB: seguo le reti RAI, soprattutto RAI3 e LA7. Avrei voluto fare un lavoro più sistematico, ma anche le forti emozioni vogliono esercitare potere in questi giorni.
• Ho adottato come docente di lettere, sin dai primi anni 80, questa metodologia di lettura dei mass media per acquisire adeguati ed innovativi strumenti di lavoro didattico per comporre con i miei alunni ( anche con i più fragili ) empatia non solo verbale, interesse a conoscere e a sviluppare autonomia di pensiero , sempre accolta anche nelle divergenze di idee e riflessioni. Credo di aver raggiunto buoni risultati : i loro lavori scritti mi trasmettevano gioiosa soddisfazione. Purtroppo ne conservo qualcuno (clandestinamente) perché dovevano essere consegnati come documenti ufficiali.
Ieri sera, per la prima volta, ho ascoltato la parola Ossigeno, in tutte le sue declinazioni, come metafora dell’oggi. Proposta da un Monsignore, di cui ho dimenticato il nome perché sopraffatta dalla energia evocativa – anche fisica – dell’ossigeno.
Rosanna Bonsignore. Docente. Tra le più attive promotrici e collaboratrici di Infinitimondi
NB: In foto: la poetessa Mariangela Gualtieri.
Cara Rosanna, grazie per questa preziosa riflessione sulla dolorosa fase che stiamo attraversando, in cui mantieni sempre vive due delle tue doti maggiori: la profonda sensibilità e lo spirito analitico. Ti ringrazio anche per le parole che dedichi ai docenti impegnati come animatori digitali, il cui operato è davvero determinante per la buona riuscita della didattica a distanza. Non potevo rendere un omaggio migliore a mio marito, Vincenzo Palmisciano, animatore digitale del suo istituto, se non attraverso le considerazioni finali del tuo articolo, che ho condiviso con entusiasmo sui social. Un abbraccio affettuoso! Sonia Benedetto
GRAZIE!
Ma volentieri aggiungerei un altro GRAZIE ancora più grande se tuo marito, professore ( di quale istituto ?) può inviarci un suo articolo come attenta testimonianza dell’esperienza di “didattica a distanza, online, su piattaforma sperimentata nella sua scuola.
Certamente, Rosanna! Ne è ben felice e provvede subito… Grazie e un saluto molto affettuoso da parte di entrambi!
GRAZIE Rosanna! Sempre interessante e stimolante, doni una piacevolezza nel leggerti tutta particolare.
Clara