Oggi: la pandemia
La pandemia che stiamo vivendo e contrastando ha in comune con tutte le altre succedutesi nella storia contemporanea, dalla spagnola alla sars passando per l’ebola, il diffondersi “naturale” nel mondo; ma molto diverse sono le condizioni sociali che le hanno affrontate.
Il coronavirus ha impattato nella società contemporanea globale e liquida offrendo al virus capacità di espansione rapida; da dicembre a oggi ha invaso il mondo, ed è stato contrastato in due modalità diverse.
Un contrasto centralista teso a difendere la salute dei cittadini, e un contrasto neoliberista che affida alla forza dei singoli ceti sociali la possibilità di difesa; entrambi lavorano per riprendere il modello di sviluppo globale competitivo e individualista, in cui la domanda di benessere viene formata dai bisogni del mercato relegando la domanda sociale a mero oggetto passivo che deve adeguarsi ad essi.
Questo tema pone domande alle forze sociali democratiche e di sinistra sul suo operato passato e sulle prospettive da promuovere e praticare.
Le misure destra e sinistra
In Italia si sta sperimentando un contrasto al virus con alcune analogie con entrambe le tendenze ma con un indirizzo di coesione sociale che l’attuale coalizione governativa ha posto come centrale nella sua azione.
Ma il dibattito sulla prassi e lo sviluppo successivo al contrasto all’epidemia, deve affrontare nodi strutturali dello sviluppo del Paese e dell’Unione Europea come unico insieme.
Le zone rosse introdotte nel Paese sono state assunte nell’Unione come giusta terapia, quindi il dibattitto sulla chiusura dei confini mi pare inutile; se la mobilità è limitata tra comuni confinanti lo è anche tra Paesi dell’Unione, e quindi il tema è che non sono confini di Stato da difendere ma la comunità sociale dell’Unione, viverlo in chiave sovranista è un errore che si pagherà caro.
Oggi si può assumere il tema della coesione sociale come leva di sviluppo a partire da una politica di investimenti a ricaduta sociale e produttiva su sanità, istruzione, riordino del territorio e integrazione sociale. Un inciso: le comunità dei migranti presenti nel territorio costituite da provenienze mediorientali e cinesi, non appaiono aggredite dal virus, e ciò può dipendere dalla paura dell’irregolare che si nasconde o dall’autogoverno delle comunità cinesi ma in entrambe i casi si approfondisce un solco sociale a cui bisogna dare una risposta.
Domani bisognerà far fronte all’indebitamento del bilancio dello Stato: o si riprodurrà una politica neoliberista oppure una politica di sviluppo riequilibrativo nord-sud del Paese e di programmazione dello sviluppo Europeo basata sulla coesione sociale e non sulla produzione di concorrenzialità tra Stati cioè una fiscalità progressiva Europea. Su questi temi bisogna sviluppare un dibattito organico nell’area democratica e di sinistra che superi incrostazioni regressive come la decrescita felice e ponga a tutte le forze sociali, dall’imprenditoria alle forze sindacali, il tema della formazione della domanda come soddisfazione dei livelli individuali e collettiva di certezza del lavoro di sicurezza sociale come base su cui produrre ricchezza.
Strumenti
Oggi utilizziamo tutti i social o le piattaforme di discussione internet per superare il disagio della quarantena complessiva, le utilizziamo a pieno perché gratuite e efficaci dimenticando che paghiamo un prezzo alto: forniamo ai gestori dei social e delle piattaforme i nostri dati complessivi gratuitamente su cui tracciano i profili per orientare i consumi e traggono profitto dai nostri dati. Qui occorre aprire un dibattito che porti all’uso sociale e pubblico garantito degli strumenti, regolamentarli per averne il massimo utilizzo utile alla coesione sociale.
Nel corso dell’epidemia registro anche un’ulteriore affievolimento dei corpi intermedi: i partiti si schiacciano sempre più in un ruolo di risonanza dei leader o delle decisioni Istituzionali, i sindacati cercano di formare una rete di difesa dei diritti minimi nell’emergenza.
Anche qui il tema della coesione e dello sviluppo economico è tenuto come affare del dopo.
Oggi possiamo predisporre uscite innovative per il Paese costruendo idee coerenti di partecipazione politica e sociale allo sviluppo economico a partire si dai diritti ma ampliando il diritto del produttore, in ogni forma esso è configurato, a essere partecipe della ricchezza che produce.
La diseguaglianza nord sud si possa individuare come questione centrale per il Paese e per l’Unione Europea, il Piano per il mezzogiorno del ministro Provenzano è una piattaforma utile per rilanciare idee e costruire, nella prassi politica, corpi intermedi; insomma al dibattitto si no Tav sostituiamo un dibattito quale Tav per quale fine e con quali certezze di realizzazione. Uso questo esempio per dire che nella società liquida si può solidificare la coesione sociale se questa è tesa allo sviluppo inclusivo e non alla separazione tra ricchi e poveri.
Coesione e sinistra cambiar pelle
Si tratta di cambiare pelle a sinistra in tutta la sinistra, superare particolarismi, aprirsi a una visione nuova della società odierna cogliendo le trasformazioni in atto per costruire una società libera e partecipativa.
Oggi Giannini in un editoriale su Repubblica espone bene il paradosso Europa nella crisi attuale oggi si può cambiare la deriva se si apre una stagione di idee che guardano al futuro cambiando il presente.
Massimo Anselmo

Militante e dirigente della Sinistra. Impegnato in diverse esperienze associative e di movimento. Già dirigente del Consiglio Regionale della Campania.

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1 commento

  1. Sono abbastanza d’accordo con quanto esposto in generale, non mi convincono due espressioni da te usate e, a mio parere, in relazione tra esse. Definisci “incrostastazioni regressive…” che è l’unica novità del secolo dotata di una qualche consistenza ideale: una filosofia, cioè qualcosa a cui tendere, un orizzonte di senso radicalmente altro dal consumismo. Quel senso “altro” che mi farebbe preferire il concetto di riqualificazione della domanda, in luogo del tuo “formazione”.

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